Analisi
maratone
05-11-2006: 37a ING New York City Marathon
Maschile
RECORD DEL
PERCORSO: 2h07'43" |
TEMPO VINCITORE
2006: 2h09'58" |
+
2'15" |
TEMPO VINCITORE
2005: 2h09'30" |
TEMPO VINCITORE
2006: 2h09'58" |
+ 2'28" |
MEDIA
DEL RENDIMENTO DEI PRIMI 10 CLASSIFICATI RISPETTO AL RECORD
PERSONALE |
+
3'21" |
FEMMINILE
RECORD DEL PERCORSO:
2h22'31" |
TEMPO VINCITRICE 2006: 2h25'05" |
+
2'34"
|
TEMPO VINCITRICE 2005: 2h24'41" |
TEMPO VINCITRICE 2006: 2h25'05" |
+
24" |
MEDIA DEL
RENDIMENTO DELLE PRIME 5 CLASSIFICATE RISPETTO AL RECORD PERSONALE |
+
3'34" |
Temperature
Umidità
alla partenza :
6°C
alla partenza : 64%
all’arrivo del vincitore : 10°C
all’arrivo: 43%
alle 3 ore : 11°C
alle 4 ore : 12°C
massima : 12°C
Dislivello
+ 253 metri
Indice di scorrevolezza
4
PASSAGGI
|
21,097 |
21,097 |
DIFFERENZA |
uomini |
1h05'34" |
1h04'24" |
- 50" |
donne |
1h13'52" |
1h11'13" |
- 2'39" |
|
tempo
vincitore |
%
di rendimento con RM |
tempo
di trasposizione |
uomini |
2h09'58" |
95,95% |
2h20'54" |
donne |
2h25'05" |
92,86% |
2h13'48" |
DISTRIBUZIONE
DEGLI ARRIVI
|
arrivati |
2h15' |
2h30' |
2h45' |
3h00' |
3h15' |
3h30' |
4h00' |
4h30' |
5h00' |
2006 |
36.962 |
12 |
56 |
219 |
889 |
2025 |
4211 |
12198 |
21499 |
29625 |
2005 |
36.856 |
12 |
51 |
167 |
583 |
1379 |
2788 |
8285 |
16017 |
24436 |
2004 |
37.257 |
10 |
52 |
141 |
480 |
1.143 |
2.516 |
7.753 |
15.517 |
23.695 |
2003 |
34.729 |
9 |
49 |
128 |
420 |
1.049 |
2.442 |
7.735 |
15.347 |
23.376 |
DISTRIBUZIONE
PERCENTUALE DEGLI ARRIVI
|
arrivati |
2h15' |
2h30' |
2h45' |
3h00' |
3h15' |
3h30' |
4h00' |
4h30' |
5h00' |
2006 |
36.962 |
0,03 |
0,15 |
0,59 |
2,41 |
5,48 |
11,39 |
33,00 |
58,17 |
80,15 |
2005 |
36.856 |
0,03 |
0,14 |
0,45 |
1,58 |
3,74 |
7,56 |
22,48 |
43,46 |
66,30 |
2004 |
37.257 |
0,02 |
0,13 |
0,37 |
1,28 |
3,06 |
6,75 |
20,80 |
41,64 |
63,59 |
2003 |
34.729 |
0,02 |
0,14 |
0,36 |
1,20 |
3,02 |
7,03 |
22,27 |
44,19 |
67,30 |
PERCENTUALE
ISCRITTI/ARRIVATI
|
iscritti |
arrivati |
%
arrivati |
%
ritirati |
2006 |
37714 |
36962 |
98,0 |
2,0 |
2005 |
37597 |
36856 |
98,0 |
2,0 |
Categorie
Sigle utilizzate:
RP = record
personale SAN = Soglia Anaerobica (presunta = ricavata
dal RP dei 10.000 metri)
|
1
2h27’30”
2h36’30” |
2
2h36’30”
2h47’00” |
3
2h47’00”
3h00’00” |
4
3h00’00”
3h12’30” |
5
3h12’30”
3h30’30" |
6
3h30’30”
3h44’00” |
7
3h44’00”
4h08’00” |
8
4h08’00”
4h32’30” |
9
4h32’30”
5h11’00” |
10
5h11’00”
5h35’00” |
differenza
rispetto al RP |
+ 1'14" |
- 21" |
- 1'05" |
- 1'41" |
- 2'01" |
- 4'03" |
- 4'42" |
- 5'51" |
- 4'39" |
- 7'12" |
% rendimento
rispetto SAN presunta |
90,0 |
89,1 |
88,3 |
87,6 |
87,0 |
86,2 |
84,9 |
83,5 |
81,8 |
80,8 |
tot.questionari
analizzati |
1/3 |
2/5 |
9/13 |
11/19 |
13/18 |
19/26 |
18/23 |
13/19 |
9/12 |
6/8 |
* il primo numero indica quanti, rispetto ai
questionari ricevuti, si sono migliorati. Per es 18/23 indica che su 23
maratoneti che mi hanno inviato il questionario, 18 hanno migliorato il proprio
primato.
Commenti:
Appena conclusa la telecronaca della maratona avvertivo
una sorta di sensazione di delusione, derivante dal fatto che le
prestazioni dei top runners non erano state certo esaltanti. La mancata
buona prestazione di Baldini aveva di certo un peso sul mio stato
d’animo, ma un migliore rendimento me lo attendevo anche dagli altri
big, soprattutto da Raamala e Tergat. Anche le donne hanno fortemente
deluso sotto l’aspetto agonistico, nonostante le condizioni climatiche
fossero praticamente perfette per correre forte. Che durante la gara ci
fosse qualche aspetto particolare a condizionare il rendimento degli
atleti era evidente, perché né l’andamento della gara maschile né quello
della corsa femminile seguiva il copione stabilito a tavolino. Il ritmo
di corsa era considerevolmente più lento di quanto stabilito nella
riunione tecnica e i passaggi a metà gara lo avevano evidenziato. Con
tale impostazione tattica mi sarei poi a-spettato una seconda parte di
gara al fulmicotone, ed invece sono bastati due cambi di ritmo per
decidere i vincitori di entrambe le gare, e i loro i tempi non erano
quelli delle aspettative del pre gara.
Con la sensazione di aver assistito ad una gara condizionata da un
qualche aspetto non ben identificato, mi ero av-viato verso il Central
Park per assistere all’arrivo dei maratoneti amatori, convinto che avrei
ricevuto testimonianze di una gara particolarmente dura e difficile, e
di conseguenza caratterizzata da prestazioni cronometriche inferiori
alle attese. C’erano in gara numerosi podisti che avevo preparato
specificamente per questo appuntamento, e sic-come sapevo dei grandi
sacrifici e del particolare impegno messo per preparare la maratona,
sarei stato rammarica-to se non fossero stati gratificati da un buon
risultato.
I primi commenti che ho ricevuto erano invece positivi, ma si riferivano
ai maratoneti da meno di 3 ore, e man mano che i corridori rientravano
in hotel ricevevo comunque testimonianza di risultati positivi. Inoltre,
veramente numero-si sono stati i podisti che mi hanno riferito di aver
percorso la seconda parte di gara con lo stesso tempo della prima, se
non anche più velocemente, come è successo in qualche caso. Chi non ha
mai corso la maratona di NY non sa co-sa ciò significhi: la seconda
parte di maratona è nettamente più impegnativa della prima, e quindi
mantenere co-stante la velocità fino alla fine significa che nella
seconda parte si è corso ad un ritmo più veloce, aspetto tecnico certo
non semplice se si considera che con il passare dei chilometri
l’efficienza muscolare scade considerevolmente.
A fine giornata, dopo che avevo ricevuto le confortanti testimonianze
delle prestazioni degli atleti amatori, ho com-preso che non era stato
il clima a condizionare il rendimento dei top runners, ma semplicemente
la tensione agoni-stica, che inevitabilmente si manifesta quando i
pretendenti la vittoria sono tanti e molto qualificati. Tergat, così
co-me Drossin Kastor, hanno riportato che il ritmo iniziale un po’
troppo lento ha “imballato” le gambe, e ai primi cambi di ritmo
praticamente nessuno è riuscito a rispondere muscolarmente alle
sollecitazioni.
Sono stati quindi più bravi i maratoneti amatori i quali, dosando bene
lo sforzo, hanno saputo sfruttare al meglio le circostanze ambientali
come il clima, ed ovviamente il tifo che il tanto e caloroso pubblico
esterna al passaggio dei corridori.
Finalmente viene quindi sfatato il luogo comune che alla maratona di NY
non si riesce a fare il tempo. Nelle mie pri-me trasferte a questa
maratona si veniva con il dichiarato intento di correre per fare il
primato e tale convinzione derivava dalla consapevolezza che solo in
questa maratona si trovava il supporto del pubblico che aiuta lo sforzo
del maratoneta. Negli anni ’80 non c’erano maratone internazionali con
un’atmosfera elettrizzante come quella che si re-spira lungo le strade
della corsa della Grande Mela.
Il percorso è veramente più impegnativo di tante altre maratone, ma se
si sa dosare bene lo sforzo e correre mecca-nicamente in modo adeguato
per affrontare al meglio le variazioni di pendenza (come avrei voluto
spiegare in ma-niera più esauriente nella riunione tecnica del sabato
pomeriggio ma nella quale sono stato inopportunamente inter-rotto), si
può correre più velocemente del proprio primato.
Senza dubbio il clima è stato favorevole, perché se si confronta il
rendimento rispetto a quello dello scorso anno, è evidente come in
questa edizione i maratoneti amatori siano stati veramente in tanti ad
andare forte.
A questo punto si può affermare che la maratona di New York, se
tatticamente e tecnicamente ben interpretata, è anche una maratona da
tempo.

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