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DISTRIBUZIONE PERCENTUALE DEGLI ARRIVI
CategorieSigle utilizzate: RP = record personale SAN = Soglia Anaerobica (presunta = ricavata dal RP dei 10.000 metri)
* il primo numero indica quanti, rispetto ai questionari ricevuti, si sono migliorati. Per es 27/43 indica che su 43 maratoneti che mi hanno inviato il questionario, 27 hanno migliorato il proprio primato.Commenti:Molto alte erano le probabilità che il mio commento durante la telecronaca della maratona di Venezia si dovesse svolgere tramite telefono, anziché con la specifica apparecchiatura ricetrasmittente… Le previsioni atmosferiche della vigilia davano infatti un alto rischio di nebbia, e quindi gli elicotteri non avrebbero potuto decollare. Così è stato fino a poco prima delle 9 di domenica mattina, con la partenza della maratona fissata per le 9,22. Tutto ciò per evidenziare che l’atmosfera era intrisa d’acqua, ed infatti il tasso d’umidità relativa al momento della partenza era pari a 86%, mentre l’umidità assoluta era 100%. Nei polmoni dei maratoneti entrava, ad ogni respiro, tanto ossigeno ma anche molta acqua. Oltre a questo fattore, un altro problema poteva limitare il rendimento: la termoregolazione dell’organismo. Poiché nell’aria non poteva evaporare la parte liquida del sudore (proprio a causa dell’elevata presenza d’acqua nell’aria), il rischio era che ci potesse essere un eccessivo aumento della temperatura corporea, ma per fortuna la temperatura dell’aria non era affatto elevata. Così è stato per gran parte della corsa perché, all’incirca dopo le tre ore di gara, il cielo si era in parte ripulito dello strato di umidità che ristagnava, e i raggi del sole si erano fatti strada tra la coltre, rendendo maggiormente difficoltoso lo sforzo dei maratoneti che stavano concludendo la corsa con un tempo superiore alle 3h30’. Sono stati appunto i maratoneti di questo livello che nei loro questionari hanno riportato di aver accusato crampi, e tra loro anche coloro che non avevano mai riscontrato tale problema, situazione invece assente tra i maratoneti più veloci. Ciò evidenzia che l’umidità ha determinato una forte sudorazione e che l’affaticamento fisico è stato maggiore del solito, probabilmente accentuato anche dalle difficoltà determinate dal superamento dei ponti nei 2,5km finali di corsa. Che il clima abbia influenzato il rendimento dei maratoneti è chiaro anche dalla differenza con i tempi conseguiti lo scorso anno (ed ancora di più con il rendimento dell’edizione 2002), quando si è corso con una giornata nettamente più fredda (6-8°) e con umidità molto bassa. I dati della tabella della distribuzione percentuale degli arrivati per le differenti fasce di tempi evidenzia che lo scorso anno sono stati nettamente di più quelli che hanno corso con buon rendimento (sotto le 3h30’). E se anche quest’anno il rendimento è stato generalmente buono fino alle 3h10’/3h20’, la percentuale è ad ogni modo inferiore alle due precedenti edizioni, forse anche a causa di un calo del livello qualitativo di partecipazione, mentre invece è aumentata la presenza dei corridori meno competitivi, quelli che corrono la maratona con meno attenzione al cronometro. Se per i
maratoneti meno veloci il clima ha limitato in maniera evidente il
rendimento (vedi tabella di rendimento delle varie categorie), così non
è stato per i top runner e per i corridori di alto e medio livello
(2h30-3h15’), che hanno corso con buona resa e molti dei quali sono
riusciti a migliorare, in maniera più o meno consistente, il proprio
primato. Tra i primi 10
classificati in due hanno migliorato il proprio tempo (Chenweno e Cherui).
Il vincitore Raymond Kipkoech (giunto a Venezia solo il giorno prima della
gara dopo un viaggio molto lungo e disagevole), ha sì corso più piano
rispetto al primato (2h06’49” del 2002), ma ha finito 16” più
velocemente di quanto fatto a Vienna in primavera. Anche Goffi ha
terminato con il tempo più veloce degli ultimi anni, ed infine Rotich, 6°
classificato, ha corso su ritmi vicini al suo primato (+ 17”). Tra le donne
gran progresso della vincitrice Ekimat (migliorata di 4’33”) e della 3a
classificata, l’etiope Measso (- 5’31”). In linea con i suoi valori
Giovanna Volpato, mentre è stato un tracollo per Hellen Cherono (+
6’52), classificata solo al 5° posto dopo una gara d’attacco. Nella
distribuzione dello sforzo sono state più brave le donne rispetto agli
uomini: solo 3” il differenziale tra le due frazioni di 21,097km per le
prime, ed invece 1’16” per i maschi. Questi ultimi sono stati
certamente condizionati da un andamento tattico poco regolare,
probabilmente anche a causa di un confuso posizionamento dei cartelli
chilometrici. Nonostante ciò, i maschi hanno avuto un rendimento
maggiore, evidenziato dal tempo di trasposizione, con il quale si
evidenzia che il tempo del vincitore sarebbe valso 2h20’48” in una
gara femminile. Il tempo della vincitrice Ekimat vale invece un modesto
2h20’18”, che in campo maschile è veramente poca cosa.
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