Analisi maratone

27-11-2005: 22a Florence Marathon

Maschile

RECORD DEL PERCORSO: 2h10'38" TEMPO VINCITORE 2005: 2h11'27" + 49"
TEMPO VINCITORE 2004: 2h11'32" TEMPO VINCITORE 2005: 2h11'27" - 5"
MEDIA DEL RENDIMENTO DEI PRIMI 5 CLASSIFICATI RISPETTO AL RECORD PERSONALE + 3'21"

FEMMINILE

RECORD DEL PERCORSO: 2h28'15" TEMPO VINCITRICE 2005: 2h30'46" + 2'31"
TEMPO VINCITRICE 2004: 2h29'11" TEMPO VINCITRICE 2005: 2h30'46" + 1'35"
MEDIA DEL RENDIMENTO DELLE PRIME 3 CLASSIFICATE RISPETTO AL RECORD PERSONALE + 5'32"

Temperature                                                            Umidità

alla partenza : 5°C                                                                          alla partenza : 81% 

all’arrivo del vincitore : 8°C                                                           all’arrivo: 72%

alle 3 ore : 9°C

alle 4 ore : 7°C

massima : 9°C

 

Dislivello                               - 52 metri

Indice di scorrevolezza     1

 

PASSAGGI

  21,097 21,097 DIFFERENZA
uomini 1h05'00" 1h06'27" + 1'27"
donne 1h14'49" 1h15'57" + 1'06"

TEMPO DI TRASPOSIZIONE
(clicca per maggiori informazioni)

  tempo vincitore % di rendimento con RM tempo di trasposizione
uomini 2h11'27" 94,8% 2h22'29"
donne 2h30'46" 89,7% 2h19'03"

DISTRIBUZIONE DEGLI ARRIVI

  arrivati 2h15' 2h30' 2h45' 3h00' 3h15' 3h30' 4h00' 4h30' 5h00'
2005 4872 1 17 67 287 696 1417 3164 4195 4700
2004 4006 4 18 73 337 686 1322 2684 3502 3878
2003 3983 0 19 95 322 619 1108 2432 3325 3894
2002 3225 3 20 54 255 547 1045 2145 2908 3207

DISTRIBUZIONE PERCENTUALE DEGLI ARRIVI

  arrivati 2h15' 2h30' 2h45' 3h00' 3h15' 3h30' 4h00' 4h30' 5h00'
2005 4872 0,02 0,34 1,37 5,89 14,28 29,08 64,94 86,10 96,46
2004 4006 0,09 0,44 1,82 8,41 17,10 33,00 66,99 87,41 96,80
2003 3983 0,00 0,47 2,38 8,26 15,54 27,81 61,05 83,47 97,76
2002 3225 0,09 0,62 1,67 7,90 16,96 32,40 66,51 90,17 99,44

Categorie

Sigle utilizzate:

RP = record personale    SAN = Soglia Anaerobica (presunta = ricavata dal RP dei 10.000 metri)

  1
2h27’30”
2h36’30”
2
2h36’30”
2h47’00”
3
2h47’00”
3h00’00”
4
3h00’00”
3h12’30”
5
3h12’30”
3h30’30"
6
3h30’30”
3h44’00”
7
3h44’00”
4h08’00”
8
4h08’00”
4h32’30”
9
4h32’30”
5h11’00”
10
5h11’00”
5h35’00”
differenza rispetto al RP +2'37" +3'41" +3'54" +4'13" +4'27" +4'41" +5'11" +4'56" +5'49" +7'07"
% rendimento rispetto SAN presunta 88,1 87,4 87,1 86,7 86,5 85,8 85,0 84,1 82,8 80,8
tot.questionari analizzati 0/2 1/4 7/19 17/31 19/39 23/37 14/28 5/14 3/11 1/8

* il primo numero indica quanti, rispetto ai questionari ricevuti, si sono migliorati. Per es 19/39 indica che su 39 maratoneti che mi hanno inviato il questionario, 19 hanno migliorato il proprio primato.

Commenti:

Poteva andare anche peggio: in effetti, dopo un paio di giornate di pioggia ed anche con la neve ad imbiancare le alture limitrofe Firenze, la domenica mattina il cielo non era più plumbeo. Molti maratoneti hanno quindi tirato un sospiro di sollievo perché molte preoccupazioni svanivano. All’Expo, il giorno precedente la maratona, la domanda che mi è stata più frequentemente fatta, riguardava il tipo di abbigliamento da indossare il giorno della gara in caso di pioggia. Quindi, quando a poche decine di minuti dalla partenza nel cielo di Firenze si vedevano sprazzi di azzurro, tante preoccupazioni sono state messe da parte. Se durante la maratona fosse piovuto come alla vigilia, sarebbe stato praticamente impossibile impegnarsi a ricercare il proprio primato. Quindi, niente pioggia, temperatura alla partenza di 5-6° ed umidità tutto sommato contenuta (81%). Cos’altro sperare di positivo per correre al meglio del proprio potenziale? Nonostante queste favorevoli premesse e condizioni ambientali, nella 22a edizione della Firenze Marathon le cose non sono andate per il meglio per tanti maratoneti. Molti non sono riusciti, infatti, a migliorare il primato, e tra questi in tanti veramente hanno finito la maratona privi energie. E’ logico attendersi  che dopo aver percorso l’intera distanza di gara si tagli il traguardo con le scorte di glicogeno svuotate, con i muscoli indolenziti e le articolazioni doloranti. Ho visto però veramente tanti corridori superare la linea d’arrivo in condizioni davvero provate, ad evidenziare che lo sforzo è stato molto alto, anche di più di quello che ci si può attendere in una maratona. Tra i tanti questionari che ho ricevuto (193), molti podisti hanno riportato di avere sofferto molto sul piano muscolare, ed avere riportato evidenti segni di crampi. Tantissimi hanno anche percorso la 2a parte di gara più lentamente della 1a; tale situazione è da considerare fisiologica, visto che nei primi 21,097 chilometri c’è il dislivello di 52 metri che porta da Piazzale Michelangelo alle rive dell’Arno. Ma il differenziale tra la 1a e la 2a metà di gara è stato veramente alto, ad evidenziare un netto calo di rendimento. Se ciò può essere considerato con una certa normalità per i corridori amatori a causa di una non ottimale efficienza muscolare, così non può essere invece per i top runner, ben più allenati dei dilettanti. Indistintamente, tutti i professionisti hanno corso più piano la 2a metà di gara. I vincitori, che ovviamente sono stati i più forti della giornata, hanno avuto un differenziale minimo (Kosgei 1’27”, Chelangat 1’06”); per tutti gli altri c’è stato un crollo. Quale può essere il motivo? Come ho riportato prima, la discesa tra il 2° ed il 4° chilometro ha contribuito a rendere più veloce la 1a metà di gara, ma la 2a parte sarebbe dovuta essere più scorrevole, non per effetto della discesa, ma perché c’erano molte meno curve. Nonostante ciò si è andato generalmente più piano perché, secondo il mio parere, il percorso della Firenze Marathon non è affatto scorrevole. A rendere “insidioso” questo tracciato sono le tante curve (81) e il fondo stradale irregolare. Le curve, molte delle quali ad angolo di 90°, fanno perdere velocità (ma questo aspetto è marginale per un podista che procede a 12 chilometri l’ora): il problema maggiore è dato dall’elevata sollecitazione muscolare ed articolare. E’ vero che come ho riportato poco sopra, ad una velocità di 12km/h si perde poca velocità nel cambiare direzione, ma ad ogni modo l’azione di frenata, per entrare in curva, e la conseguente accelerazione per riprendere il ritmo, incidono sui muscoli. E quando tale sequenza viene ripetuta per decine e decine di volte, la sollecitazione e l’usura muscolare sono molto elevate. Se nei primi chilometri non si avvertono particolari segni, quando la fatica  aumenta per effetto dell’impatto dei piedi con il terreno ed il progressivo esaurimento del glicogeno, si arriva ad un punto in cui la stanchezza è veramente tanta. Molti maratoneti sono stati sorpresi in anticipo, rispetto ad altre maratone, da questa sensazione di disagio. E’ risaputo che verso il 32-35° chilometro ci si può aspettare la crisi, ma alla Firenze Marathon la fatica per tanti maratoneti è arrivata un po’ prima. Numerosi podisti mi hanno riportato nel questionario maratona di aver pensato che quanto avvertivano fosse una crisi indotta dal freddo, tanto da pensare che sarebbe anche passata presto, e convinti di ciò hanno continuato sul proprio passo, verificando qualche chilometro dopo che così non era. Le speranze di fare il primato morivano quindi con il traguardo ancora lontano. E’ poi evidente che il mancato raggiungimento del proprio obiettivo determina uno scoramento mentale. Quando un top runner si rende conto di non poter conseguire l’obiettivo prefissato si ritira per risparmiare le energie per un successivo impegno agonistico. Tale atteggiamento non rientra invece nella mentalità dell’amatore; pertanto, si vuol finire la maratona ad ogni costo, e quello che hanno speso quanti hanno tagliato il traguardo in Piazza Santa Croce, è stato veramente tanto. Forse anche troppo.

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