Analisi
maratone
07-11-2004: 35a ING New York City Marathon
Maschile
RECORD DEL
PERCORSO: 2h07'43" |
TEMPO VINCITORE
2004: 2h09'28" |
+
1'45" |
TEMPO VINCITORE
2003: 2h10'30" |
TEMPO VINCITORE
2004: 2h09'28" |
-
56" |
MEDIA
DEL RENDIMENTO DEI PRIMI 10 CLASSIFICATI RISPETTO AL RECORD
PERSONALE |
+
2'12" |
FEMMINILE
RECORD DEL PERCORSO:
2h22'31" |
TEMPO VINCITRICE 2004: 2h23'10" |
+
39"
|
TEMPO VINCITRICE 2003: 2h22'31" |
TEMPO VINCITRICE 2004: 2h23'10" |
+
39" |
MEDIA DEL
RENDIMENTO DELLE PRIME 5 CLASSIFICATE RISPETTO AL RECORD PERSONALE |
+
3'43" |
Temperature
Umidità
alla partenza :
13°C
alla partenza : 69%
all’arrivo del vincitore : 18°C
all’arrivo: 57%
alle 3 ore : 19°C
alle 4 ore : 19°C
massima : 19°C
Dislivello
+ 253 metri
Indice di scorrevolezza
4
PASSAGGI
|
21,097 |
21,097 |
DIFFERENZA |
uomini |
1h04'17" |
1h05'11" |
+ 54" |
donne |
1h10'55" |
1h12'15" |
+ 1'20" |
|
tempo
vincitore |
%
di rendimento con RM |
tempo
di trasposizione |
uomini |
2h09'28" |
96,5% |
2h20'18" |
donne |
2h23'10" |
94,5% |
2h12'00" |
DISTRIBUZIONE
DEGLI ARRIVI
|
arrivati |
2h15' |
2h30' |
2h45' |
3h00' |
3h15' |
3h30' |
4h00' |
4h30' |
5h00' |
2004 |
37.257 |
10 |
52 |
141 |
480 |
1.143 |
2.516 |
7.753 |
15.517 |
23.695 |
2003 |
34.729 |
9 |
49 |
128 |
420 |
1.049 |
2.442 |
7.735 |
15.347 |
23.376 |
DISTRIBUZIONE
PERCENTUALE DEGLI ARRIVI
|
arrivati |
2h15' |
2h30' |
2h45' |
3h00' |
3h15' |
3h30' |
4h00' |
4h30' |
5h00' |
2004 |
37.257 |
0,02 |
0,13 |
0,37 |
1,28 |
3,06 |
6,75 |
20,80 |
41,64 |
63,59 |
2003 |
34.729 |
0,02 |
0,14 |
0,36 |
1,20 |
3,02 |
7,03 |
22,27 |
44,19 |
67,30 |
Categorie
Sigle utilizzate:
RP = record
personale SAN = Soglia Anaerobica (presunta = ricavata
dal RP dei 10.000 metri)
|
1
2h27’30”
2h36’30” |
2
2h36’30”
2h47’00” |
3
2h47’00”
3h00’00” |
4
3h00’00”
3h12’30” |
5
3h12’30”
3h30’30" |
6
3h30’30”
3h44’00” |
7
3h44’00”
4h08’00” |
8
4h08’00”
4h32’30” |
9
4h32’30”
5h11’00” |
10
5h11’00”
5h35’00” |
differenza
rispetto al RP |
- |
+ 3'17" |
+ 3'53" |
+ 4'13" |
+ 5'51" |
+ 5'45" |
+ 6'27" |
+ 8'33" |
+ 11'01" |
+ 12'32" |
% rendimento
rispetto SAN presunta |
- |
88,7 |
88,5 |
87,6 |
86,6 |
86,4 |
85,5 |
83,6 |
81,5 |
79,9 |
tot.questionari
analizzati |
- |
0/4 |
1/5 |
2/9 |
4/13 |
7/21 |
0/18 |
1/6 |
1/5 |
3/5 |
* il primo numero indica quanti, rispetto ai
questionari ricevuti, si sono migliorati. Per es 7/21 indica che su 21
maratoneti che mi hanno inviato il questionario, 7 hanno migliorato il proprio
primato.
Commenti:
Chi fa delle previsioni deve sempre considerare un
margine di errore nelle proprie valutazioni, anche se ci si affida a
strumenti di alta tecnologia che tendono a ridurlo al minimo. Chi non ha
centrato quanto previsto in questa 35a
edizione della maratona di NY, sono stati i meteorologi. Per il giorno
della gara avevano previsto una temperatura massima di 14°, con cielo
coperto, ma ad ogni giorno che passava la previsione della temperatura
massima era rivista al rialzo, tanto che la vigilia della maratona si era
arrivati a prevedere una temperatura massima di 16°. Domenica invece,
oltre ad essere stata una giornata con cielo limpido e molto soleggiata,
ha visto il termometro salire fino a ben 19°. Senza dubbio ciò ha
condizionato l’esito finale, sia dei top runner, sia degli amatori,
molti dei quali hanno accusato crampi, nausea e in qualche caso
un’evidente stato di disidratazione.
I tempi conseguiti dai top runner sono stati complessivamente peggiori
rispetto ai loro primati: la media del rendimento dei primi 10 maschi è
stata superiore di 2’12”, ed ancora maggiore quella delle donne,
3’43”. Bisogna senza
dubbio considerare anche le difficoltà del percorso (indice di
scorrevolezza 4): in condizioni climatiche ottimali, sul percorso che
attraversa i 5 quartieri della Grande Mela, si rende (con riferimento ai
top runner) di base 1’ circa peggio rispetto ad un percorso con indice
di scorrevolezza pari a 1’. Quindi, il minor rendimento dei vincitori
rispetto al primato della corsa evidenzia che il clima ha senza ombra di
dubbio inciso sulla prestazione cronometrica finale. Gli uomini hanno
fatto peggio di 1’45”, mentre le donne solamente di 39”, ma se si
considera che Radcliffe ha un primato migliore di oltre 7’ rispetto al
record del percorso, ciò fa maggiormente comprendere le difficoltà
determinate dal clima. A sottolineare con maggiore incisività l’aspetto
climatico, si può fare riferimento al tempo dei vincitori dello scorso
anno, piuttosto simili al 2004. Anche nell’edizione 2003 faceva caldo
(18°), ma rispetto al 2004, il disagio è stato maggiore per il più alto
tasso di umidità.
Se le difficoltà sono state abbastanza evidenti per i top runner, la
negativa influenza del clima è stata ancora più forte per gli amatori.
Tra i questionari che ho ricevuto pochi sono stati quelli nei quali ho
visto un miglioramento del primato, e la maggioranza di quelli che
l’hanno conseguito hanno avuto un livello di rendimento basso,
probabilmente perché il loro potenziale è in ogni caso maggiore rispetto
al tempo conseguito in questa maratona.
L’unanimità dei questionari ha evidenziato un calo di rendimento,
per la maggioranza molto marcato, nella 2a
parte di gara rispetto alla 1a.
Ciò vale anche per i top runner, situazione in pratica costante ad ogni
edizione, eccezione fatta per due sole occasioni nel corso della storia di
questa gara. La causa è da imputare al percorso meno scorrevole per i
numerosi saliscendi della 1st Avenue e del Central Park, nel quale le
salite incidono in maniera marcata sul rendimento perché la stanchezza si
fa sentire in modo più rilevante. A contribuire al rallentamento del
ritmo di corsa bisogna considerare anche il caldo, visto che il
differenziale tra la temperatura alla partenza (13°) e quella
dell’arrivo (19°), è stato di 6°.
Come rendimento generale, i numeri evidenziano che i maschi sono stati
più bravi delle donne, visto che i primi hanno corso al 96,5 del primato
mondiale, mentre le donne un 2% in meno (94,5). Sull’esito di questa
analisi incide sempre (come anche per tutte le altre maratone), e in
maniera molto marcata, il primato mondiale femminile. Il tempo di
2h15’25” condiziona pesantemente il calcolo del rendimento in tutte le
maratonete, ed in occasione di questa maratona la stessa Radcliffe ne è
stata vittima. Basti pensare che rispetto al suo primato ha reso solo il
94,5%, che significa ben 7’45” in più. La seconda classificata, Susan
Chepkemei, ha invece corso a soli 2” dal proprio primato, e la terza
classificata, la russa Denisova, si è addirittura migliorata di 40”.
Male Margaret Okayo (vincitrice nel 2003-04), che ha fatto peggio di
6’25”, e Lornah Kiplagat (seconda nel 2003), anche lei a 6’ dal
proprio primato.
Anche se la percentuale di rendimento rispetto al primato del mondo
maschile è migliore del 2% rispetto alle femmine, gli uomini hanno avuto
un rendimento simile a quello delle donne e questo è confermato dal fatto
che Raamala, il vincitore, ha corso 28” più lentamente del suo primato,
Keflezighi (secondo) ha invece fatto meglio di 11”, e Cherigat (terzo)
invece peggio di 22”. Negli atleti a seguire in classifica, com’è
stato per le donne, i tempi rispetto al proprio primato si alzano in
maniera considerevole. Per es. Kagwe a + 4’23”, Cherono a + 3’00”,
Cheboiboch a + 4’17”, Andriani a + 5’44”.
Al
di là di tutte queste considerazioni tecniche, tantissimi maratoneti con
i quali ho parlato nel dopo gara, mi hanno confermato che certamente è
stata dura a causa del percorso e del clima, ma è stata un’esperienza
che valeva la pena di fare: una fatica ripagata da un’atmosfera come
sempre elettrizzante e adrenalinica.
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