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Commenti:Era risaputo
che entrambe le competizioni sarebbero state condizionate dalle
difficoltà climatiche (visto l’orario di partenza) e dall’andamento
del percorso; in effetti le prestazioni cronometriche di tutti gli
arrivati ne hanno risentito considerevolmente, e il rendimento medio dei
primi 10 classificati è stato peggiore di 4’45” per gli uomini, e
di 7’09” per le donne. Il maratoneta che più si è avvicinato al
proprio primato è stato l’americano Keflezighi (2h11’29”), che ha
fatto peggio del proprio record di soli 1’26”. Evidentemente il
potenziale di questo atleta è nettamente migliore del suo attuale
primato. Per quanto riguarda i vincitori, Baldini è andato più piano
rispetto al primato personale di 3’26”, mentre Noguchi di 5’22”. Entrambe le
gare sono state appunto condizionate dal clima e dalle difficoltà del
percorso, ma anche dallo sviluppo tattico, molto più evidente nella
gara maschile rispetto a quella femminile. Gli uomini sono partiti molto
più controllati rispetto alle donne, che hanno invece impostato un
ritmo un po’ più sostenuto già dall’inizio: le giapponesi infatti
non volevano rendere vita troppo agevole a Radcliffe, anche se il team
manager nipponico aveva dichiarato che sarebbe stato il caldo a
determinare la débacle dell’inglese. Gli uomini
hanno reso in generale più delle donne, come evidenziato dal rendimento
medio dei primi 10 classificati, dal rendimento percentuale in
riferimento al record del mondo (95,4 per Baldini e 92,5 per Noguchi), e
dal tempo di trasposizione, con il quale si evidenzia che Baldini
avrebbe conseguito una prestazione di poco inferiore alle 2h22’, che
in ambito femminile rappresenta senza dubbio un riscontro cronometrico
di primo piano. Il tempo di trasposizione di Noguchi rileva invece una
prestazione maschile di livello mediocre. L’andamento
di entrambe le competizioni può essere suddiviso in due parti distinte:
quella prima del 32° e quella dei 10km finali. Nella prima parte il
caldo ed il percorso hanno condizionato fortemente l’andatura,
contribuendo a scremare in maniera considerevole i pretendenti la
vittoria. Nella seconda parte della competizione, grazie al leggero
abbassamento della temperatura e al tracciato prevalentemente in
discesa, il rendimento è migliorato nettamente. Impressiona il tempo
della seconda metà gara di Baldini: 1h03’33” (3’00”7 al km)
evidenzia un potenziale maggiore rispetto a quello del suo primato
(2h07’29”). E’ vero che questo parziale è stato favorito dagli
ultimi 10km di discesa, ma c’è da considerare che dalla metà gara
(28 metri sul livello del mare) si doveva salire ancora per 10km, con un
dislivello di 197 metri. Infine, una
considerazione riguardo l’evento che ha condizionato la prestazione di
De Lima. Senza alcun dubbio il placcaggio subito dal maratoneta
brasiliano non ha favorito la vittoria di Baldini; Stefano avrebbe
comunque vinto la gara. Nonostante ciò ancora oggi sono molte le
persone, tra le quali molti podisti, che mi chiedono se veramente
Baldini sarebbe stato il vincitore, perché convinti che quanto successo
a De Lima abbia alterato l’esito della gara, favorendo appunto
l’italiano. E’ evidente che nell’immaginario collettivo quanto
accaduto a De Lima non ha concesso di analizzare l’azione tecnica di
Baldini, lanciato senza discussione verso un meritato successo visto che
i tempi parziali per ogni frazione di mille metri erano ragguardevoli
(14’10” gli ultimi 5km e 6‘06” gli ultimi 2195 metri). Ma proviamo
a fare un passo indietro, a difesa di De Lima. Il danno subito dal
brasiliano non è affatto di poco conto e non può essere certo limitato
ai 10” persi nel frangente dello stop forzato. Ogni podista sa quanto
difficile sia riprendere a correre dopo una pausa, seppure breve. Basti
pensare a quando, in occasione di un rifornimento, si modifica
l’assetto di corsa semplicemente per afferrare la borraccia e bere.
Questo minimo gesto, combinato con l’interruzione - seppure molto
breve - della respirazione per deglutire la bevanda, comporta una
perdita di 2-3 di secondi al km. Oltre alla perdita di qualche secondo,
si verifica un’alterazione del ritmo che a volte può essere cruciale
per l’esito della competizione. Si può tornare con la mente a quanto
successo a Modica in occasione del campionato mondiale di maratona del
1999 a Siviglia, allorquando in occasione del rifornimento del 35° km,
Anton fece l’allungo decisivo nel momento in cui Modica si riforniva.
Le difficoltà del siciliano furono determinate non tanto dal tempo
perso per bere, quanto dal disagio indotto sia dall’improvviso aumento
della velocità, sia dal ritrovare la migliore cadenza dopo una fase
delicata come quella di un rifornimento. Per tornare
a De Lima: lo stop forzato, oltre a fargli perdere velocità, ha
determinato un aumento del costo energetico, situazione critica quando
le riserve sono molto ridotte. Si deve considerare che l’azione fatta
dal brasiliano tra il 21° ed il 30° km gli aveva fatto spendere
parecchie energie. Il vantaggio massimo di De Lima sul gruppo è stato
di 49” (frazione di 10km in salita, tra il 20° ed il 30°km percorsa
in 31’09”), vale a dire
che Vanderlei guadagnava 5” al km sul gruppo. La rimonta degli
inseguitori, stimolata da Baldini e anche da Keflezighi, che in italiano
si è rivolto a Stefano dicendogli “dai, andiamo a prenderlo”, è
iniziata verso il 31°km. In quattro chilometri Baldini, Keflezighi,
Gharib e Tergat avevano guadagnato solamente 9”, evidenziando che il
brasiliano era ancora efficiente. Lo stop di De Lima è avvenuto al 36°km,
quando disponeva ancora di un vantaggio consistente (35”) e,
nonostante la pausa forzata (con la conseguente perdita dell’economia
di corsa e senza dubbio di concentrazione), egli è stato ripreso da
Baldini solo 11’30” dopo, allo scoccare delle due ore. Considerando
quindi la perdita netta di 10”, ai quali possiamo aggiungerne altri
3” per la fase di riavvio e per il fatto di dover ripercorrere la
curva che piegava a sinistra mentre De Lima si trovava sul marciapiede
della parte destra della strada, Baldini e Keflezighi hanno recuperato i
restanti 23” correndo più velocemente del brasiliano di 7” al km.
Senza dubbio l’azione di corsa di De Lima, al 39°km circa, non era
uguale a quella dei momenti precedenti lo stop, mentre Baldini e
Keflezighi erano nettamente più in spinta. Chiunque nei
panni del brasiliano si sarebbe sentito demoralizzato: da una situazione
di potenziale vincitore (quindi mentalmente positiva) si è trovato
braccato dagli inseguitori, ed è naturale presumere che i pensieri di
De Lima fossero condizionati da quanto avvenuto pochi chilometri prima.
Io sono del parere che De Lima non avrebbe vinto e non sarebbe neppure
arrivato secondo, ma non sarebbe stato raggiunto da Baldini prima del
39,5°km e da Keflezighi prima del 40,5°km. I 35” di vantaggio di De
Lima sarebbero stati annullati in poco meno di 4km, ma ciò avrebbe
messo maggior pressione agli inseguitori, anche se Stefano negli ultimi
5km stava correndo veramente forte. Inoltre, De Lima sarebbe arrivato
allo stadio non con 1’16” di distacco da Baldini, ma con molto meno,
appena a ridosso di Keflezighi, che l’avrebbe superato per effetto
della maggior velocità di cui l’americano è dotato. Forse tra il 2°
ed il 3° non ci sarebbero stati più di 5” di distacco. De Lima ha
accumulato molto distacco solo dopo il 40°km, probabilmente perché si
è reso conto che la vittoria non era più conseguibile, e anche perché
dietro di lui non c’era nessun altro atleta in condizioni di
minacciare il terzo posto. Non si può
certo affermare che una rivincita fra Baldini e De Lima farà giustizia
a quanto avvenuto nella maratona olimpica. Il brasiliano ha avuto,
grazie al placcaggio di Horan, il momento di massima gloria e notorietà,
tanto che sarà ricordato nella storia delle Olimpiadi più per questo
fatto che per la conquista della medaglia di bronzo. Una sfida tra De
Lima e Baldini non avrebbe storia. La maratona olimpica di Atene ha
evidenziato il grande salto di qualità di Stefano, che sono certo verrà
presto evidenziato con un riscontro cronometrico considerevole. Per
approfondire l’argomento, e comprendere i motivi della débacle di
Tergat e Radcliffe, suggerisco la lettura dell’articolo che ho scritto
su Training News 48: “Atene, considerazioni sulla maratona”.
Consiglio anche, sempre su Training News 48, la lettura dell’articolo
“Atene: aneddoti, curiosità e aspetti tecnici al femminile”. |
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