
Anno 22 - Numero 574
Correre piano e faticare tanto
Aperte le iscrizioni per tutti gli stages estivi:
- 12-15 giugno - Dolomiti di Brenta (test VO2max/Conconi + test di controllo del lattato)
- 02-06 luglio – Altopiano di Asiago (a scelta test del lattato o Test VO2max/Conconi + test di controllo del lattato)
- 27 luglio – 2 agosto – Livigno
- 17-23 agosto - Livigno
- 24-30 agosto – Altopiano di Asiago
- 25-28 settembre – San Quirico d'Orcia
Il programma di ogni stage è modulabile, flessibile e con sedute/test facoltativi. Nulla è obbligatorio.
Per informazioni scrivi a Ilaria.
Sezione viaggi:
Esaurite tutte le Majors 2025 e la mezza di Valencia. Teniamo liste interessati in caso di annulli, e sono aperte le priorità per Londra 2026.
Se vuoi correre nel 2025 restano disponibili i seguenti eventi:
Amsterdam - Atene – Valencia - Honolulu.
Sei una società sportiva? Perché non fare una convenzione con il nostro gruppo per viaggiare e correre all'estero? Leggi QUI.
Per informazioni scrivi a Anna
Buona lettura
Orlando
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Correre piano e faticare tanto
Grazie ai progressi che permettono di controllare con sempre maggiore frequenza e facilità i livelli di lattato durante gli allenamenti, ho avuto modo di osservare una particolare situazione fisiologica che desidero condividere con voi, certo che vi sia capitata in qualche sessione di allenamento.Qualche giorno fa ho seguito la seduta di ripetute lunghe su strada di un atleta di alto livello prestazionale. Già durante il riscaldamento, l’atleta mi aveva confidato di non “essere in giornata” a causa della stanchezza generale accumulata dopo un periodo di elevato carico chilometrico. Durante l’esecuzione delle ripetute lunghe manifestava una certa difficoltà a mantenere il ritmo prestabilito, principalmente a causa del “mal di gambe”. Seguendolo in bicicletta, percepivo anche un’alterazione della respirazione, particolarmente evidente dopo circa 10 minuti dall’inizio della prima ripetuta di 5 km. Al termine di questa, la concentrazione di lattato risultava significativamente superiore rispetto ai livelli presunti.
Durante il recupero di 1 km tra le due ripetute, l’atleta ha mantenuto un’andatura sostenuta, evitando di correre a ritmo lento. La seconda prova doveva essere svolta a un ritmo leggermente più veloce della precedente, ma dopo circa 4 minuti ho notato che la respirazione diventava molto più intensa rispetto a quella attesa per un ritmo gara da mezza maratona. Infatti, poco dopo ha deciso di interrompere la prova per eccesso di fatica, simile allo sforzo sostenuto in una gara di 10 km.
Dopo alcuni minuti di corsa blanda, ha deciso di riprendere la corsa veloce per completare la distanza prefissata. Una volta terminata la prova, il controllo del lattato ha evidenziato una concentrazione doppia rispetto a quella prevista.
L'aspetto peculiare di questa seduta è stato il rilevamento di concentrazioni di lattato molto elevate rispetto al ritmo sostenuto.
Va considerato che la produzione di lattato è direttamente proporzionale al consumo di glicogeno, e che l’intensità e la frequenza della respirazione sono correlate sia al consumo di glicogeno sia alla concentrazione di lattato. Pertanto, già la percezione di un’elevata intensità e frequenza respiratoria suggeriva che lo sforzo fisico fosse eccessivo, nonostante il ritmo fosse più lento rispetto a quello programmato a causa della stanchezza accumulata.
Si tende a pensare che correre più piano (riferendosi a andature sostenute, non alla corsa lenta) comporti un minore sforzo con effetti fisiologici ridotti, per esempio basse concentrazioni di lattato. Tuttavia, correre da stanchi provoca una risposta fisiologica alterata che genera un elevato livello di fatica. Le cause di questa paradossale situazione sono diverse:
Minore reclutamento muscolare, con conseguente sovraccarico delle fibre disponibili
Maggiore dispendio energetico dovuto ad un’azione meccanica poco efficiente, evidenziata dall’aumento della cadenza dei passi e dalla riduzione dell’oscillazione verticale
Alterazione del processo di smaltimento del lattato
Frequenza respiratoria elevata, indice di un ridotto apporto di ossigeno
In una precedente NL avevo sottolineato l’importanza di allenarsi anche quando non si è nella “giornata giusta”, proponendo di lavorare sull’aspetto mentale per affrontare e gestire situazioni psicologiche avverse. In questa NL invece evidenzio che, in condizioni fisiche non ottimali, sarebbe meglio evitare di insistere nell’eseguire la seduta, poiché il corpo non è predisposto a tollerare sollecitazioni elevate quando è presente una stanchezza di fondo.
Quindi, che fare?
orlando
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Questione di testa
Non avendo strumenti per misurare la condizione fisica (misurazione del lattato) proverei a partire per le prima ripetuta e valutare "strada facendo" lo sforzo. Se lo sforzo percepito è elevato interromperei la seduta di ripetute e magari farei qualche km a ritmo lento ; se invece lo sforzo è minore rallenterei il ritmo.
Alle volte dovremmo essere in grado di non focalizzarci troppo sull'orologio e non preoccuparsi del fatto che un a seduta non è stata portata a termine dato che il nostro fisico ci ha manifestato un bisogno di recupero.
crespino26/04/2025 11:59:49
Correre piano e faticare tanto
Io sono dell'idea che sia meglio modificare l'allenamento e in questo caso, visto che si tratta di ripetute lunghe,provare con l'intermittente con molte prove brevi, es. 3x(10×30" rec.30"
. A livello mentale si gestisce molto meglio e il risultato a livello di allenamento della potenza aerobica non è compromesso, anzi!
Vincenzo26/04/2025 13:21:48
Adattarsi alla giornata
Concordo con Crespino e Vincenzo. Bisogna adeguarsi alla situazione ed alle sensazioni.
Evitare però di saltare l'allenamento, perché l'aspetto dell'addestramento è lo stimolo più importante.
Va da se che ci sono situazioni limite in cui forse è meglio saltare l'allenamento, tipo febbre, 2 ore di sonno, etc.
Nicola Di Nisio27/04/2025 10:18:12
Correre piano e faticare tanto, risposta
L'idea di passare a una seduta con frazioni più corte può essere utile per ridurre lo stress fisico. Tuttavia, l'allenamento intermittente che proponi potrebbe comportare uno sforzo più elevato.
Considerando che la situazione descritta riguarda il ritmo gara della mezza maratona, che corrisponde a un'intensità pari al 95% della velocità della SAN, lo sforzo della seduta intermittente si attesta invece intorno al 105%, con un conseguente alto consumo di glicogeno. In questo caso, la produzione di lattato risulta significativamente più elevata, aumentando di conseguenza l'intensità dello sforzo.
È vero che in 15 secondi se ne produce una quantità limitata, ma la pausa di altrettanti 15 secondi non è sufficiente per smaltirlo. Di conseguenza, nel giro di qualche ripetizione—solitamente dopo la quinta o sesta prova e soprattutto durante la seconda e terza serie—la concentrazione di lattato sale a livelli simili a quelli registrati in una gara di 3000 metri.
orlando27/04/2025 12:08:07
dipende?
si potrebbe dire che la scelta su cosa fare dipende da cosa vogliamo ottenere: se lo scopo della seduta è tecnico e quindi vogliamo ottenere di correre ad un ritmo prefissato in base al ritmo gara obiettivo allora l'allenamento sarà da spostare, mentre se l'allenamento coinvolge principalmente aspetti fisiologici e/o mentali si potrebbe pensare di correre comunque un allenamento a ritmi meno impegnativi o un allenamento diverso per abituarsi a correre da stanchi, la valutazione probabilmente dipenderà dall'atleta, dal periodo della preparazione in cui siamo e dalla gara che stiamo preparando, direi in questo ordine di importanza
Davide D28/04/2025 11:27:57
Dipende_risposta
Infatti, le considerazioni da valutare sono molteplici e dipendono da aspetti specifici. Nel caso in questione, trattandosi di un atleta di alto livello con una gara importante in programma a breve, non era semplice modificare la programmazione già definita, poiché ciò avrebbe potuto alterare la sequenza tecnica. Tuttavia, non è neppure corretto sottoporsi a stimoli di elevato stress fisico in quel frangente. Considerando quindi la necessità di mantenere la programmazione stabilita senza modificare la struttura della seduta, la soluzione più adeguata sarebbe mantenere lo stimolo specifico (ritmo gara) senza che la risposta fisica risulti eccessiva. A tal fine, si conserva il ritmo, si riduce la durata della prova fino alla comparsa dei primi segni di affaticamento (alterazione fisiologica) e si allunga il tempo di recupero per favorire il ritorno a un livello in cui il corpo sia in grado di ripetere lo stimolo allenante (ulteriore prova ripetuta).
orlando28/04/2025 13:10:13