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21/10/2024

Anno 21 - Numero 562
Quello che non si sa di Chepngetich

lunedì 21 ottobre 2024

Correre all'estero:

Continuano le priorità per Berlino 2025.
Aperta la lista degli interessati a New York 2025 (le prenotazioni apriranno a gennaio). Se sei interessato scrivi ad Anna.
Continuano le iscrizioni per le gare primaverili (controlla nel sito).

Buona lettura
Orlando

Quello che non si sa di Chepngetich

Per il mondo dell'atletica, in modo specifico per le corse di resistenza, l'argomento della settimana è stato la prestazione della keniana Ruth Chepngetich.
Il tempo che ha conseguito alla maratona di Chicago è stato sorprendente, proprio nel senso del termine: inaspettato ma anche meraviglioso. Chi non è stato meravigliato del risultato della keniana?
Siamo stati per lungo tempo "preparati" alla potenziale prestazione di un maschio sotto le due ore in maratona, ma credo che nessuno scommettitore, anche lungimirante, avrebbe rischiato di puntare su una donna sotto le 2 ore e dieci minuti.
Eccoci quindi entrati in una nuova era delle competizioni femminili di resistenza. Non che i primati del mondo dei 1500, dei 5000 e dei 10 mila metri, come anche della mezza maratona, fossero prestazioni già immaginabili un decennio fa. Eppure ci sono arrivate.
Senza dubbio le cosiddette "super shoes" hanno contribuito tantissimo all'alto rendimento sia dei primatisti del mondo, sia dei tantissimi altri corridori presenti nelle graduatorie mondiali: si è alzato il livello assoluto, appunto, ed è incrementato moltissimo anche il numero di corridori che hanno prestazioni inferiori ai primati del mondo di 20 anni fa (2h04'55").

Le illazioni e le supposizioni hanno spinto tanta gente ad avere sospetti sulla legittimità del nuovo primato mondiale femminile, ma ad oggi non ci sono prove contro Chepngetich, e quindi non la si può accusare di nulla.

Chi è appassionato di fisiologia è però alla ricerca di informazioni che aiutino a comprendere questo risultato, che sembra appartenere ad atlete di un altro pianeta. Il solo effetto di scarpe speciali non è sufficiente a spiegare il miglioramento di quasi 2' rispetto al precedente primato, ottenuto anch'esso con scarpe di alta tecnologia; e dopo tutto, pur essendo prototipi di scarpe, possono essere usate anche da altre atlete di alto livello prestazionale.

Si è quindi alla ricerca di altre informazioni, che ad oggi purtroppo non ci sono. Si suppone che Chepngestic possa avere un alto valore di VO2max, un'alta velocità di soglia anaerobica, un'ottima efficienza meccanica, una grande capacità di soffrire. Insomma, tante ipotesi ma non dati. Neppure riguardo gli allenamenti svolti. E se si considera che non ha un allenatore, forse non ci sono neppure tabelle di allenamento. Prima o poi qualcuno parlerà (!), nel senso che sarà lei stessa o i suoi compagni (maschi) che si sono allenanti con lei (o loro con lei?) a raccontarci come si sono allenati.
Se leggeremo che percorre 120km la settimana, qualche reazione di meraviglia l'avremo. Oppure che si allena 7 volte per settimana. Aspettiamoci che ci racconti di qualche allenamento fatto a 2'50"/km; che abbia fatto test di mezza maratona in 1h03'. Insomma, "cose" da maschi. Sì, perché per correre a 3'05"/km per 42 km ci si deve aggregare a podisti in grado di correre i 10km in 28' o giù di lì.
Se invece non fosse tutto quel potenziale che io sto descrivendo? Non è la prima volta che corridori "poco dotati" sul piano tecnico sono in grado di conseguire alte prestazioni cronometriche. In letteratura si riporta l'emblematico caso dell'australiano Derek Clayton, che ha fatto il primato del mondo di 2h09'36" alla maratona di Fukuoka nel 1967 (ha corso anche in 2h08'33" ad Anversa ma la distanza era inferiore di 500m) disponendo di un valore di VO2max di 69,7 ml/kg/min, come quello di un podista amatore da 30' sui 10km.
Come è possibile avere un potenziale fisiologico modesto ma essere un primatista mondiale?
Ecco perché io attribuisco una relativa importanza al valore del VO2max. Nel rendimento, specialmente nelle corse di resistenza, è importante soprattutto la percentuale di utilizzo dell'ossigeno, e Clayton arrivava al 97% di utilizzo: una "macchina da corsa" non nel senso di potenza, bensì di efficienza. Vale a dire un buon lavoro (velocità di corsa) ma con ridotto consumo. E si sa che quel che si risparmia in termini di energie, può essere impiegato al meglio.
Si può ipotizzare inoltre che abbia un alto valore del cosiddetto "maximum lactate steady state", vale a dire che riesca a correre in uno stato di grande equilibrio metabolico, aspetto molto rilevante quando si deve fare il conto con limitate risorse energetiche com'è per il glicogeno presente nel corpo umano.
Ci sono altre situazioni che potrei discutere, ma attendo aggiornamenti per poter fare valutazioni più concrete.

E che dire se lei ci raccontasse che per tanto tempo è andata a scuola a piedi tutti i giorni, come è stato per tanti altri affermati corridori kenyani, ma per arrivarci... doveva fare un dislivello di 1000m?

orlando

Photo courtesy facebook.com/ChicagoMarathon

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Commenti

Sorprendente

Ecco un parere autorevole dopo averne sentiti tanti. Difficile abituarsi a questi tempi incredibili, però questa meravigliosa disciplina non finisce mai di sorprendere. Da amatore che si è cimentato più volte nei 42km gli elite mi sembrano tutti dei non umani. Questa volta ri
Asentiamo l' impossibile ma di sicuro una spiegazione scientifica esiste ...Orlando tienici aggiornati. Brava Chepngetich!

Stefano20/10/2024 10:52:00

Quello che non si sa….

Ci sono sicuramente atleti in grado di ottimizzare le situazioni di lattato a favore energetico? Ne avevamo già parlato in uno dei tuoi stage. Quel che balza all’occhio e il breve tempo che ha avuto a disposizione per cambiare questa dinamica viste le passate performance. Che sia resistente e adattabile a determinate situazioni lo ha dimostrato vincendo quel mondiale proibitivo a Doha, per il resto aspettiamo, l’ombra in questi casi sopravvale alle reali possibilità atletiche.

riky7220/10/2024 14:21:32


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