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05/05/2012

Il racconto di Annelisa - L'altra New York

RUNNERS&WRITERS
Anno 1 - numero 15
Sabato 5 maggio 2012

L'altra New York

Non voglio raccontarvi la città, per quella ci sono le foto ed i video, anche se vale il viaggio.
Non posso raccontarvi la maratona, non avendola corsa, per percorsi, altimetrie e risultati c’è internet…
Voglio e posso raccontarvi le emozioni e le sensazioni di chi sta dall’altra parte delle transenne.
La sveglia per me è stata clemente, con due piccole pause: alle 5 per salutare chi parte per il Ponte di Verrazzano e pochi minuti dopo dal portiere di notte al quale rispondo un veloce “NO NO NO I’M NOT A RUNNER”… cercano un ritardatario!!!
Sveglia, doccia, colazione, TV… guardo la partenza delle hand-bike… spinte da uomini e donne disabili con una forza d’animo di cui mi accorgerò solo più tardi… il servizio su Armstrong… la partenza delle donne… la presentazione degli uomini… l’inno… “ARE YOU READY?!”… via…
Via per loro ed anche per me… Se voglio avere un posticino in prima fila mi devo sbrigare… Fa freddo, molto freddo, ma mi rendo conto velocemente che non ne soffrirò… non c’è tempo!Cammino cammino e sono a Central Park, mi piazzo all’interno della curva a gomito che fa rientrare i maratoneti nel parco, a circa mezzo miglio dall’arrivo.
Sono arrivata da pochissimo quando passa il primo uomo in hand-bike, un boato…
Bambini che agitano cartelli con scritto GO!!!
Ragazzi con i rooters (sono dei “bastoni” gonfiabili che sostituiscono il battito delle mani).
Alla mia sinistra urlano, scalpitano, si agitano, li sento da lontano e il “rumore” si avvicina, come una gigantesca ola, ma non si fa alzandosi… è la voce che conta… Non capisco, in Italia ti guardano quasi male o con un mezzo sorriso che dice “è pazza” se solo batti le mani e qui, invece, quasi è d’obbligo!
Dopo poco mi trovo coinvolta, continuano a passare questi enormi “tricicli”, con uomini e donne il più delle volte senza arti inferiori, un paio persino senza un braccio!
I primi vanno via veloci, si guardano dietro per i distacchi! Gli altri diventano più cordiali: sorridono, salutano chi li incita nella loro lingua… mi ritrovo a pensare: “proprio come quelli normali”… mi vergogno all’istante del pensiero… perché loro sono normali e, se normalità vuol dire dare il meglio di sé, allora sono più normali di molti…
Mentre sono “impegnata” a sfasciarmi le mani per chiunque passi, mi guardo intorno, ogni 20 metri ci sono gruppi di 3 poliziotti da una parte e dall’altra della strada, la gente da un minuto all’altro si moltiplica, dietro alle transenne non c’è più posto, si formano file e file di mani, voci, ma soprattutto di cuori che sostengono i maratoneti…
Sento un elicottero, sirene e luci in lontananza, un sms dall’Italia mi ha avvertito che Stefano Baldini non è primo, ma la speranza c’è… passa il primo… quello che non ti aspetti… ma non sento delusione, come si fa ad essere delusi se intorno senti tutto il calore per lui? … Certo quando poi passa Stefano, lo spirito patriottico si accende: prendo la mia bandiera tricolore, mi arrampico sulla transenna e inizio ad agitarla gridando VAI STEFANO più volte…
Lui passa , ma intorno a me si sono accorti che sono italiana ed in capo a qualche minuto alcuni mi accompagnano nel coro con vari “vai Italia”, “alè alè Italia”, “Italy Italy”, “viva Italia” al passaggio dei miei connazionali…
Ed ecco gli atleti dell’Esercito: spiego al signore vicino a me che sono militari, il che lo fa gridare ancora più forte…
Passano donne… uomini… visibilmente provati, i primi di solito non danno soddisfazione, ma sono sicuro che anche a loro faccia piacere essere accolti così…
Mi accorgo dall’orologio che “l’italiano” che sto aspettando io non farà il personale, ma quando lo vedo so che batterà il tempo di NY 2005… Sventolo la bandiera, sento ITALIA ITALIA intorno… lui fa un gesto come di rassegnazione, poi, però, mi manda un bacio e va verso l’arrivo… ciao ciao bye bye… lo devo raggiungere.
Il sottopassaggio della metro mi salva, è tutto chiuso, l’intera centralissima strada, mi passano per la mente le tante scene delle gare italiane e mi viene da sorridere…
Mi muovo all’esterno di Central Park, tutto transennato per non far attraversare i pedoni da ogni parte, il giro da fare è lungo, ma incredibilmente scorrevole, ogni pochi metri trovo qualcuno a cui, volendo, potrei chiedere informazioni…
Vado… vado… incontro i primi, chi mangia una mela, chi zoppica, chi si siede per terra sfinito subito sorretto dai volontari… uomini e donne nella loro mantellina argentata, distrutti, ma fieri della medaglia che portano al collo…
Una strada intera dedicata alla “riunione dei familiari”, tramite lettere giganti, sotto le quali vedo persone in attesa!
Almeno il loro di stato d’animo lo conosco…
Ho vissuto ogni singolo allenamento, mi sono alzata presto, ho aspettato per ore, per vederlo passare? Per “raccogliere” il suo bacio?
Sì anche… ma la soddisfazione maggiore è il suo sguardo: mi cerca, mi vede, si illumina e mi abbraccia… Nonostante il risultato “mancato”… nonostante la stanchezza… nonostante lui abbia corso 42 km, quella importante adesso sono io… anche se sono stata dall’altra parte della transenna.

Annelisa Margiotta

Nella foto in alto sono ritratta con Fabio



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Commenti

maratona

Mi sono commosso!

Public12/05/2012 17:57:24


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