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04/06/2012

Il racconto di Chiara - Hari e il test del moribondo

RUNNERS&WRITERS
Anno 1 - numero 24
Lunedì 4 giugno 2012

Hari e il test del moribondo

Se non si completano dieci chilometri in meno di un’ora si è praticamente dei moribondi, decretava il celebre sito dedicato al podismo. E io, da un paio d’anni abbondantemente palestrata, mi consideravo molto in forma. Però non avevo mai corso più di mezz’ora a sensazione.
Ferita nell’orgoglio, smisi di pensare, infilai canotta e pantaloncini e uscii di casa. Era l’ora più sbagliata (l’una del pomeriggio) del giorno e del mese più sbagliati (14 agosto e ci saranno stati 35 gradi all’ombra), e avevo anche le scarpe meno adatte (delle rigidissime e pesantissime per quanto molto trendy nike da passeggio, le gel kayano sarebbero venute molto dopo) però non mi importava nulla, dovevo dimostrare a me stessa, e al mondo, che non ero una moribonda!
Il cielo era una volta rovente, di un blu profondo e l’aria era immobile e vibrante del verso delle cicale. Nuvole di zanzare tigre vagavano minacciose nel verde intenso, quasi cupo, che gli alberi assumono al culmine dell’estate.
Io iniziai pianissimo, poi un po’ più forte, poi ancora piano perché mi mancava il fiato, poi ancora forte perché i minuti scorrevano senza pietà. E così via, una tiramolla estenuante, un braccio di ferro tra l’orgoglio personale e i limiti fisici, con il corpo che non era abituato a quel tipo di fatica e si lamentava che aveva caldo, sete, male alla milza, al fegato, ai tendini…
Il sentiero era un anello vicino a casa, un alternarsi di luce abbagliante riverberata dalla candida ghiaia dei viali e profonda penombra del parco secolare di una villa veneta. A un certo punto i rintocchi del campanile della vicina chiesa barocca mi fecero sprofondare in una sorta di esperienza quasi mistica, in cui la mia mente si mise a recitare automaticamente la preghiera al Santo (sono pur sempre una padovana): Si quaeris miracula, mors, error, calamitas, daemon, lepra fugiunt….
Alla fine, sarà stato anche il sequeri, ma il test del moribondo miracolosamente riuscì, e completai i dieci chilometri in 59 virgola nove periodico minuti, per pura forza di volontà e rischiando varie volte di collassare per il caldo e la stanchezza.
Eppure, terminata l’impresa, scoprii che quel genere di fatica mi procurava uno strano piacere masochistico, tipico di noi veneti “mussi” (asini, cioè amanti della fatica e anche un po’ testoni), e così i giorni successivi continuai a correre.
Il mio primo coach, se così si può dire, fu un cane. Non un umano che non ne capiva niente, ma un cane vero e proprio.
Hari era un dobermann assolutamente inoffensivo, viziatissimo e perennemente annoiato. Ormai aveva pure una certa età ed era afflitto da problemi neurologici che lo facevano camminare zoppicando. Ma quel giorno del test del moribondo, appena mi vide correre si trasformò completamente. Non sembrava più lui: abbaiava festoso come un cucciolo, trottando dinoccolato avanti e indietro senza nessuno sforzo e se io corsi dieci chilometri, lui ne fece almeno il doppio.
Mentre le mie gambe diventavano di piombo, guardavo la facilità con cui mi filava davanti. Ogni tanto poi faceva un allungo e partiva al galoppo per tornare subito indietro.
I giorni successivi, appena mi vedeva uscire in tenuta da corsa abbaiava, scodinzolava, mi saltava addosso e mi seguiva, anzi mi precedeva (perché fosse chiaro che comandava lui!) per tutto il tempo.
E, lo giuro, se rallentavo troppo si girava verso di me e mi prendeva a zampate. Una volta arrivò persino a ringhiarmi. Idem se non facevo almeno sette, otto chilometri. Meglio se dieci. Come dotato di un orologio interno, ogni volta che arrivava l’ora di correre lo trovavo in giardino ad aspettarmi e se per pigrizia mi sognavo di saltare una seduta, si metteva ad abbaiare davanti alla porta in modo assordante finché non cambiavo idea.
Un giorno, era ormai novembre, partimmo per il nostro solito giro; non faceva ancora veramente freddo ma subito iniziò a cadere una pioggerellina fine fine. Dopo dieci chilometri percorsi calpestando soffici cumuli di foglie cadute e oramai intrise di pioggia, Hari non voleva saperne di fermarsi. E continuava, sparendo ogni tanto al galoppo nella nebbiolina autunnale e tornando indietro per controllare se ero ancora lì. A un certo punto rallentai e lui iniziò a protestare abbaiando. Io pensai: appena arriviamo davanti a casa infilo la porta e scappo dentro. Così andammo avanti un altro po’ finché successe una cosa per me bellissima; anziché focalizzarmi sulla stanchezza, mi concentrai sull’infinita facilità con cui Hari correva, le lunghe zampe che divoravano ritmicamente il sentiero come dei pendoli, su e giù, avanti e indietro. L’autosuggestione è un’arma potente, e mi sembrò che un po’ di quella facilità passasse, per una sorta di misteriosa osmosi, anche alle mie gambe doloranti. E continuammo a correre, a correre e ancora a correre, con il mio sudore che si condensava sulla superficie della giacca da running e il nostro fiato che si perdeva in nuvolette nell’aria sempre più fredda del tramonto, finché persi completamente la nozione del tempo e del mondo che mi circondava, ad eccezione del ritmo delle sue zampe che diventava quello delle mie gambe, su e giù, avanti e indietro, su e giù, avanti e indietro.
Ci fermammo solo dopo una ventina di chilometri, quasi una mezza maratona; Hari si era di colpo ricordato che era il momento della pappa, e aveva perso istantaneamente interesse per quello che stava facendo. La vita canina ha delle priorità ben precise.
Penso che se quel giorno diventai una runner (molto slow, per la verità), lo devo solo ed esclusivamente a lui.

Chiara Collizzolli

Chiara Collizzolli è nata il giorno della donna (8 marzo) del 1968 e quindi ha 44 anni. Corre perché le piace, per tenere a bada i chili di troppo e specialmente per illudersi che il tempo si sia fermato, visto che ama pensare di essere più in forma di quando aveva vent’anni. Impresa peraltro non difficile, dato che all’epoca era quella che gli americani definiscono una couch potato. Quando non corre si occupa del marito, delle sue tre cagnolone e del suo lavoro in campo editoriale. Le sue ambizioni podistiche le ha già raggiunte e anche superate, in quanto mai avrebbe pensato di riuscire a completare una maratona, figuriamoci quattro. Così ora si è montata la testa e pensa che un giorno lontano potrebbe perfino diventare una podista vera.

Ritiene superfluo mantenere una propria pagina web, ma la fareste felice se vi collegaste al sito http://montichiaricontrogreenhill.blogspot.it/ e lasciaste la vostra firma per la chiusura del tristemente noto allevamento lager di cani beagle da vivisezione Green Hill.



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Commenti

test del moribondo

Complimenti Chiara! (mia coetanea) Hai colto benissimo lo spirito della/del podista amatora/e (non è un errore, io mi ostino a usare un vocabolario sessuato), il cui unico e più importante avversario è solo se stessa/o.

Public04/06/2012 16:09:50

Test del moribondo

Complimenti Chiara!
Per la tua caparbieta', per il pathos con cui scrivi, per la passione con cui corri e... tanto importante se non di piu': per il tuo amore per i cani (e, immagino, per gli animali in generale).
Vai con la tua quinta maratona :)
Federica (amante della corsa, delle maratone e dei cani come te)

Public05/06/2012 17:05:05

test del moribondo

grazie Federica e Pierstefano, siete troppo gentili :-)))

Public06/06/2012 15:05:00

Brava!

Che bell'intervento :)
molto poetico ora A CORRERE!

Public19/11/2012 20:07:09

test del moribondo

ma io a 67 anni compiuti, quando divento moribondo?
mi viene riconosciuto uno sconto?

Marco

Public22/10/2013 18:22:20


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