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24/05/2012

Il racconto di Pierstefano - Io e Michela, alla Maratona di Londra

RUNNERS&WRITERS
Anno 1 - numero 21
Giovedì 24 maggio 2012

Io e Michela, alla maratona di Londra

scritto da Pierstefano Durantini 3 anni fa, in occasione della Maratona di Londra alla quale avrebbe dovuto partecipare Michela Rossi, che perse la vita alcuni giorni prima nel terremoto de L'Aquila. Pierstefano ricorda oggi quei momenti di forte commozione.

La maratona, 42.195 metri di corsa, forse la più ambita tra le discipline dell’atletica leggera, di sicuro la più legata al mito, per i ricordi di olimpiadi cui rimanda, dall’antica fatica di Filippide fino ai giorni nostri.
Per me è la diciottesima in nove anni di modesta, ma appassionata attività di corridore. L’ho sempre considerata una disciplina a se stante. Infatti, ritengo che fino alla mezza maratona è atletica leggera, la maratona no, è fuori, è un’altra cosa, quasi un altro sport, è al di là.
Va rispettata e temuta e solo allora riesce a darti quel qualcosa in più che non sai spiegarti, ma c’è. Quella sensazione che durante il percorso ti fa pensare che sia l’ultima che corri per la fatica che stai facendo, ma poi, appena arrivato non fai in tempo a goderti la soddisfazione per la prestazione, che già pensi alla prossima.
Stavolta sono a Londra, una tra le cinque maratone più belle e famose del mondo. Il clima è una sorpresa, c’è infatti una bellissima giornata di sole, che fa risplendere i prati di Greenwich, da cui si parte, di un verde ancora più luminoso. Siamo tantissimi, l’organizzazione ha riferito di 35.000 persone, che da tre punti di partenza diversi (questo mi ricorda lo start di New York che ho corso nel 2007), sono pronte ad invadere la capitale inglese. Forse fa un po’ troppo caldo, sono le 9.20 e staremo già sui 13/14 gradi, ma non c’è problema.
Consegno la borsa con gli indumenti che riprenderò all’arrivo, controllo il mio cronometro ed entro nella mia gabbia di partenza. Scambio qualche parola con un connazionale incontrato per caso, gli dico che dall’Italia siamo in 330 circa, gli auguro buon divertimento, perché è l’ora, sono le 9.45, non sento lo sparo, si parte.
Quando passo sotto l’arco di partenza mi faccio il consueto segno della croce, la fede è importante in certi momenti, è in questo istante che penso a lei, a Michela, una runner abruzzese che doveva correre con noi qui a Londra, ma il recente terremoto che ha sconvolto L’Aquila se l’è portata via a 37 anni. Non la conoscevo personalmente, ho solo visto su internet una sua foto scattata alla stramilano, che aveva corso la mattina di quella maledetta domenica, l’ultima. Stavolta la maratona, la mia maratona, la voglio dedicare a lei che amava questo sport, l’emozione diventa commozione.
I chilometri scorrono, anzi le miglia, perché gli anglossassoni ci tengono al loro sistema metrico. Sono già al quarto miglio quando ci uniamo con gli altri, siamo un fiume, vedo davanti a me una moltitudine di gente che corre, chissà quanti saranno quelli dietro, che bello! Vedere una città, una metropoli, dalle sue strade, libere dal traffico, solo per te che corri è un’emozione fortissima, un punto di vista veramente unico. Sono al decimo miglio, il 16° km, comincio a sentire la stanchezza, ma sono tranquillo, ho bevuto a tutti i rifornimenti, ho ingurgitato una bustina di miele e poi tra un po’, al dodicesimo ho appuntamento con la mia compagna. La gente ai lati della strada è tantissima, più di New York e Berlino, non siamo mai soli, non c’è il minimo confronto con le maratone italiane di Roma o Firenze, che ho corso più volte. Tra tutte queste persone che urlano ed incitano i maratoneti riuscirò a vederla? Si! Eccola, agita il tricolore, le do un bacio prendo la barretta ricca di carboidrati che mi porge e riparto di slancio. Non faccio in tempo a rifocillarmi che vedo il Tower Bridge, lo attraversiamo la gente è tantissima eccomi sull’altra riva del Tamigi. Do una rapida occhiata al cronometro sono un po’ in ritardo sulla tabella, capisco che probabilmente non riuscirò a fare il mio personale, ma non fa nulla l’atmosfera mi ripaga di tutto.
Sono alla mezza maratona, la strada è larga noi occupiamo una carreggiata, l’altra è libera perché ci passeremo tra circa 14 km. Non faccio in tempo a ragionare che la mia attenzione viene attirata da alcuni mezzi sull’altro lato della strada, la polizia, il camion dei fotografi e della tv, realizzo che di la sta per passare il primo, eccolo è Samuel Wanjru, il campione olimpico di Pechino è li accanto a me, in senso contrario, lo incito, ma ecco il secondo e poi Gharib il terzo. Corrono con una falcata elastica e morbida, bella da vedere, pare che volino, ma faticano pure loro. Che bella sensazione, stiamo correndo insieme, anche se loro sono 14 km avanti a me. Certe emozioni le da solo l’atletica, non esiste altro sport che ti consenta di misurarti con i migliori, i campioni. Tutti dobbiamo arrivare al traguardo percorrendo lo stesso percorso di 42 km e 195 metri.
La stanchezza si fa ormai sentire, è una fedele compagna, sono al 30° km so che ora comincia la parte più difficile, penso a mia figlia Patrizia e al bel messaggio che mi ha mandato prima della partenza. Le gambe sono dure, la corsa diventa pesante, non si riesce a godere appieno del paesaggio e di quella moltitudine di persone che incitano i corridori. Provo a mantenere un’andatura sciolta facendo attenzione all’appoggio del piede, il tendine d’achille fa male, ma è normale dopo così tanti chilometri. So che l’esperienza mi aiuterà, del resto ho corso altre 17 maratone con tempi che vanno da uno scarso 4 ore e 20 minuti fino ad uno spettacolare, per me, 3 ore e 30 minuti.
Siamo nella city, è pieno di palazzi moderni, altissimi e con architetture in cui il vetro la fa da padrone. Penso che quella zona è piena di uffici, quindi di domenica dovrebbe essere una sorta di città fantasma, invece è densa di persone che sono li apposta per la gara e per sostenere i maratoneti. Sono stanco, in certi momenti mi viene da camminare, ma poi penso a Michela e ricomincio a correre. I pensieri sono tanti quando la fatica cresce, ma io provo a rilassarmi e a pensare a quanto sono fortunato, ho la possibilità di correre, non ho problemi fisici o menomazioni che me lo impediscano, trovo nuove energie e riparto. Mi trovo ormai al 35° km, il punto in cui ho visto i primi, stavolta sono io che guardo con un certo orgoglio dall’altro lato della strada. Sono ancora in tanti alle mie spalle, 14 km dietro di me. Non faccio in tempo a rallegrarmi che sento un indurimento alla pianta del piede, so cosa significa, da un momento all’altro può arrivare un crampo, di quelli che non ti consentono alcun movimento, è già tanto se non cadi a terra. Cammino per qualche metro un altro italiano che riconosce la mia canottiera tricolore mi invita a non fermarmi. E chi si ferma! Gli urlo io. Sono quasi al 40° km mi sento meglio, intorno a me è una sofferenza. Gente che si ferma, cammina, corridori vittime di crampi che stramazzano al suolo prontamente soccorsi dagli infermieri. Credo che il caldo ed il sole, sicuramente benvenuti per il pubblico, abbiano fatto parecchie vittime tra i runners. Guardo alla mia sinistra, c’è l’immensa sagoma della ruota panoramica più alta d’Europa, il London Eye, so che manca poco. Salto il rifornimento del 40° km, voglio scendere sotto le 4 ore, non c’è tempo da perdere. Su una transenna c’è una bandiera tricolore, guardo meglio, è mio padre che mi incita, alzo il braccio per salutarlo e fargli capire che sto bene. Sono ai piedi del Big Ben, manca poco più di un chilometro, la gente è tantissima, l’organizzazione perfetta. Vedo Buckingham Palace, so che è il simbolo dell’imperialismo britannico nel mondo e soprattutto causa di tanti danni nella mia amata Irlanda del Nord, ma stavolta per me è solo un palazzo maestoso ed un po’ kitch accanto al cartello degli ultimi 195 metri, passo il traguardo a braccia alzate osservo l’union jack che sventola, ed il mio pensiero va a Michela, che ha corso con me in 3 ore e 53 minuti. Brava!!

altri racconti di Pierstefano Durantini: "Alla Firenze Marathon coi Maratonabili"

Pierstefano Durantini

Fotogiornalista Freelance
www.pierstefanodurantini.it



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Commenti

Londra per Michela

Grande Pierstefano. Hai colto, come sempre, lo spirito di noi maratoneti dilettanti. Ad majora!

Public25/05/2012 14:01:32


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