31/05/2012
Il racconto di Tite - Cento... sei e lode
RUNNERS&WRITERS
Anno 1 - numero 23
Giovedì 31 maggio 2012
Anno 1 - numero 23
Giovedì 31 maggio 2012
Cento... sei e lode
“CORRILA TUTTA” (Stefano Masetto, due volte vincitore della 100ELODE, gara ibrida di 100km, +2550m disl, sulle Alpi Vicentine www.lacerniera.it)Così si parte da Caldogno, ma la sensazione non è proprio quella di un ultra, tanto meno trail, lo scatto iniziale e il ritmo sostenuto sin da principio assomiglia più a una gara molto, molto più corta. E non solo nei primi chilometri dove finisce l’asfalto, ma anche in seguito, sul sentiero in salita serpeggiante, è dura stare ai talloni di due balde giovani che aggrediscono le salite come se di lì a poco per loro la gara fosse finita. E infatti per loro è finita lì, al passo Zovo. Contente loro, un pò meno io che sono lì per farne altri 75, di chilometri. Un sorso, un biscotto e via, ma vengo fermata al braccio da un controllore: “Continua?”. Che domande-penso- ti pare che vengo fin qui per farne solo 27. “Vado avanti” e mi scappa da ridere , pensando a quei quiz televisivi dove è più il tempo di attesa tra il dilemma se andarsene con il bottino fin lì raggiunto o rischiare e andare avanti, pur sapendo che quasi tutti accettano il rischio, se non altro perché la trasmissione deve proseguire. Il servizio è così accurato che mi viene addirittura offerto il mio zaino per il cambio. Ringrazio, mi inchino , ma declino. I miei piedi sono freschissimi, non ho bisogno di nulla.Proseguo con le mie scarpe “ibride”, come ibrido si sta rivelando il terreno.
Lasciate le fanciulle che mi facevano da elastico, rimango sola per tanti chilometri di salita e di boschi e di sentieri e di pietraie, di salite e di discese (più salite), come piace a noi trailers, da soli con noi stessi e con il ritmo delle gambe come colonna sonora. Sono spensierata, perché non devo pensare a tirar fuori da mangiare o da bere, ho il lusso dei ristori ogni 5km, e così corri, corri, corri (“corrila tutta” continuava a picchiarmi in testa) … ma non vedo più la freccia rosa per terra, né la fettuccia sugli alberi. Ecco, ho abbassato la guardia e così ho sbagliato strada. Arrivano altri due concorrenti e mentre loro si confrontano e trovano la soluzione, io ne approfitto per togliere velocemente un sassolino dalla scarpa: in piedi, nella posizione dell’albero, Ringrazio lo YOGA per avermi allenato all’equilibrio. Pochi secondi e via. Abbiamo capito l’errore, recuperiamo il percorso, consapevoli di averci rimesso un bel chilometro...ma senza sassolino corro meglio.
Il sole batte caldo e forte e arriviamo al ristoro del 40°km a Recoaro 1000, alla base dell’ultima salita, e quando guardo su e vedo nero, il nero della perturbazione che puntuale si sta accumulando proprio in zona Rifugio Battisti, sono contenta, perché dopo la cottura, una bella rinfrescata non ci sta niente male. E allora, su, con Giovanni, un trailer ormai amico. Insieme ci facciamo largo nella pioggia, poi nella grandine e nel vento, per arrivare con un bel passo al Rifugio Battisti: km 50. Mi stupisco per i frequnti “Brava” “Brava” (nel trail non si usa, troppo umana, come esclamazione) e poi “prosegue?”. Dal punto di vista trail, qui inizia la gara: con la pioggia, il fango, il disagio e un bel pò di ore sulle gambe. E poi, figurati se mi fermo ora che sono a metà e che il più della salita è fatto. Nel silenzio rotto solo dalla pioggia pronuncio con prontezza “vado avanti”. Due bocconi di pasta in piedi, ma poi lascio lì: non vedo l’ora di buttarmi a capofitto giù per chilometri di asfalto in discesa che sono lo spauracchio di tante ginocchia ma che per me sono un piacere, forse anche grazie allo yoga.
Ha smesso di piovere e di quei 25km di discesa non ricordo proprio nulla, come avessi volato, da sola, dalle stelle...alle stalle. Al 75°km sbuco di nuovo al ristoro del Passo Zovo, è tardo pomeriggio, ha smesso di piovere e qualcuno grida “finalmente una donna”. Penso solo che “finalmente” posso lasciare la mia giacca anti pioggia fradicia (unico fardello sin dalla partenza) e permettermi un goccio di Coca Cola (regolamento interiore: Coca Cola solo dopo il 50° km, come premio e medicamento anti-fatica nelle sue due varianti, fredda per i problemi intestinali e calda per la nausea- vecchia regola militare). “Si ferma?” mi giunge una domanda suadente. “Ormai certo che no”...”però un momentino sì”. Sto per sedermi sulla panca a bere dopo 9 ore di corsa e Augusto, ritiratosi per un problema al tallone, mi dà il quadro aggiornato: “tranquilla, tanto sei prima”.
All’improvviso realizzo che mi mancano 25km e che tutto può ancora succedere. Tutto. Istantaneamente mi rialzo e visualizzo una nuova gara: una fuga di 25km da una concorrente che conosco bene e che- vengo a sapere- è a soli 15’ da me. E’ il caterpiller Roberta, abituata a tutto, anche al Tor des Geants, al 3V, per lei 25 o 250km fanno poca differenza, li macina tutti con passo deciso. E temo che possa benissimo macinare anche me. Me lo meriterei- penso- dopo aver sbagliato strada tre volte....Però ora la discesa è finita e dal km 80 si tratta di pianeggiante asfalto. Non ci resta che ..spingere. Ma è come attraversare un deserto: la strada, il caldo, la nausea che sopravviene dopo ogni tentativo di correre in maniera sostenuta. Mi fanno buona compagnia la luna piena e Davide, un gentiluomo prima che un runner, che mi accompagna fino in fondo incoraggiandomi, guardandosi indietro e informandosi con gli addetti alla sicurezza a quanto stia la “seconda”. L’ultimo bollettino riporta “1km”, la Roby è a un chilometro e me ne mancano 5. E’ il momento del Pranayama, lo yoga del controllo del respiro: respiro profondo, corsa, respiro, camminatina, corsa, respiro, camminatina lesta, ristoro, coca cola , corsa..sono così abituata a essere braccata che giungo al vialetto dell’arrivo con un impeto che assomiglia più all’allungo di una Mezza che all’arrivo di una 100km...anzi 106km.
NB. La Roby è arrivata a gran trotto dopo solo 8’.
E’ stato un onore e un piacere immenso condividere il podio con due amiche storiche del trail: oltre alla Roby, terza Anna Marchetti, con cui ho iniziato a scorribandare alle prime edizioni della Traversata Colli Euganei, quando lei era già vincitrice indiscussa e io tentavo di starle dietro, imparando molto su cos’è la resistenza, al femminile.
Last but not least, 100ELODE all’organizzazione tutta, per qualità, quantità e spirito.
NAMASTé, Tite Togni
1a donna classificata, 12.43, 34a ass.
altri racconti di Tite Togni:
"Boston 2013"
"Ciao Mumbai"
"Manaslu Trail race"
Tite Togni
YOGAXRUNNERSInsegnante certificata Iyengar dal 2006 e ideatrice del metodo YOGAXRUNNERS, maratoneta e ultra trail runner, corre continuativamente anche 100km intorno al Monte Bianco o alle Tre Cime di Lavaredo “grazie e con lo yoga”, e per questo si prodiga a diffondere lo yoga nel mondo podistico. Nel 1990 la scintilla per lo yoga scoppia, per puro caso, in terra americana,dove la pratica le risolve i frequenti dolori alla schiena.
Nel 2006 ha conseguito il certificato per insegnanti presso la scuola Iyengar di Firenze sotto la guida di Gabriella Giubilaro e spesso si reca in India, a Pune, presso la sede per aggiornamenti con la stessa famiglia Iyengar.
Dal 2006, anno della sua prima maratona, preparata con la guida di Orlando Pizzolato, lo yoga si rivela sempre più il banco di prova e di studio per la corsa, ora anche in distanze ultra, superiori ai 42k della maratona e in natura, su sentieri e in montagna, gli ultra trail. All'indomani di continui abbassamenti di personale in maratona(3:27 a Venezia, 2011)titoli regionali come il titolo regionale veneto di categoria per i 30km FIDAL, podi come la 100ELode (una 100km su e giú dalle montagne vicentine) e primi posti in competizioni internazionali come la Lavaredo Ultra Trail (100km con 6000m dislivello positivo) e l'Ultra Trail Mont Blanc-CCC, Tite “corre grazie allo yoga, con lo yoga e per lo yoga” e ha elaborato un programma di yoga x correre che si prodiga a diffondere tra i podisti, una pratica per imparare a sviluppare la resistenza, l’equilibrio, la concentrazione, la sensibilità e quindi migliorare la performance e salvare da tanti piccoli infortuni. YOGAXRUNNERS “per correre con la testa e non solo con le gambe”.
Il metodo YOGAXRUNNERS si propone di diffondere la pratica Yoga nel mondo podistico, per permettere a tutti di correre ottimizzando gli sforzi e, attraverso il movimento consapevole, prevenire gli infortuni. Correre nella natura liberi nel corpo e nella mente..in Tadasana, solidi e leggeri al tempo stesso, come nella posizione della Montagna.
Tite insegna regolarmente a Brescia, Milano e Vicenza e organizza stage e lezioni agli Yoga Festival e in occasione di gare podistiche come la maratona di Verona. Collabora con Yoga Journal e a testate di podismo come Correre e Runners World.
YOGAXRUNNERS è un sito (www.yogaxrunners.com), una pagina di gruppo aperto su Facebook e su Twitter. Presto, YOGAXRUNNERS sarà un libro, in collaborazione con Tito Tiberti, maratoneta d’elite, suo allenatore, come di tanti yogarunners e yogarunner convinto che "yogaxrunners mi ha salvato la schiena".
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