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21/05/2012

Il racconto di Tommy - La musica del respiro

RUNNERS&WRITERS
Anno 1 - numero 18
Lunedì 21 maggio 2012

La musica del respiro

Io sento la terra ed il vento e gli alberi. Io sento il loro spirito. Io sento il ritmo della corsa. È come musica.
Gabriel Harmony Jennings

"Da quando ho imparato a camminare, mi piace correre" diceva Nietzsche...come un bambino, che imparati i primi passi, li affretta subito nello slancio della corsa, nella più assoluta e sorridente libertà...perché essa, la corsa, è il gesto più naturale, più ingenuo, più spontaneo che ci sia! Non come il camminare, appreso, guidato dalla mano esterna, controllato sicuro e misurato, nei primi passi di corsa si è nell'aperto che non ha bordo, dove si mette in gioco il proprio equilibrio, si cade e si impara a cadere, si impara da sé a trovare quel punto di equilibrio instabile, che è poi la vita, a tenere il ritmo dei propri passi, la propria misura...un gioco che sporge dai bordi per trovarli, che danza sul crinale per equilibrarsi, che affanna il respiro per respirare a pieni polmoni l'esistenza! Nella corsa si mettono in gioco i propri passi e il proprio respiro, fuori dalle trame ordinarie, per comporre in libertà la propria musica, come una sinfonia personale, una propria composizione...Musica del Respiro! Perché il respiro non è solo un processo fisiologico, ma più fondamentalmente quello scambio di corpo e mondo che compone l'esistenza: rispondersi e corrispondersi di corpo e mondo, dove il corpo si apre al mondo, lo accoglie e vi ritorna, in quello scambio tra interno ed esterno dove essi si accordano, spirito e materia: il respiro è la continuità del corpo col mondo, espressa dai suoi stati e dalle sue modificazioni: la calma, l'ansia, la precipitazione, l'eccitazione, la concentrazione...si esprimono nel diverso ritmo del respiro, nel quale si incarna dunque un senso del mondo, del nostro rapporto col mondo, come un'esteriorizzazione che ne esprime un senso. Così, come la musica esprime un senso, la corsa come musica del respiro è il tentativo di dar luogo e di esprimere, magari inavvertitamente, un proprio senso, forse di reperirlo, mettendo in gioco il rapporto del proprio corpo al mondo, nel respiro affannoso della fatica, quando il mondo oppone al corpo la sua resistenza che la corsa cerca di vincere, negli ampi respiri a pieni polmoni quando corpo e mondo cercano di ritrovare la loro armonia. Un senso che una musica compone anzitutto nel Ritmo; il ritmo del respiro, della corsa, è anzitutto quello del cuore e del piede, veri musichieri del ritmo. Sentire il proprio battito cardiaco sotto sforzo, quando forza cioè il normale fluire, nella diversa andatura, perché come ci sono cuori avventurieri o misurati, impavidi o controllati, così ci sono andature spinte e altre di rilassamento, sopra soglia o sotto soglia, di sforzo e di recupero; sentire il ritmo della corsa come rimbalzo del piede sul terreno, come contatto con la terra, e la fatica che essa richiede, come ciò che conduce lungo le proprie strade, perché come ci sono diversi percorsi e sentieri, così ci sono corse pesanti e corse leggere, passi corti e passi lunghi, passi andanti e passi spinta; è il nostro modo di andare per il mondo, perché in questa diversità, dal ritmo del piede e del cuore, un senso parte dalla terra e attraverso interamente il nostro corpo, pervadendo la nostra postura: testa alta e sguardo fisso in avanti, incontro al mondo e contro il mondo, occhi chiusi, testa bassa a controllare i propri passi e il sentiero appena avanti, sguardo preso dal paesaggio attorno, busto eretto o piegato, spalle aperte o ricurve, gomiti larghi o adiacenti al busto...ogni corpo il suo stile, ognuno la sua corsa, ogni corsa un mondo! Perché dal ritmo si dispiega dolcemente un’Armonia, nello scambio del respiro tra il corpo e il mondo, a esprimere quel rapporto, come un accordo: così ci sono corse dove quell'armonia è la curva altimetrica della prestazione da ricercare e controllare, altre dove importante è trovare la propria armonia interiore, la forma del proprio corpo, il benessere del proprio io, corse insomma dove psichico e fisico, mente e movimento giocano la loro distanza o si incontrano nelle loro declinazioni, o nella loro comunione reciproca; ci sono corse poi dove l'armonia è invece l'unione mistica col mondo, dove si esce dal proprio io per incontrare la natura nella sua presunta e incontaminata purezza, o la città nei suoi aspetti più urban, magari tra i margini del degrado, o per reincontrare il proprio corpo nelle sensazioni attraverso il giorno o la notte, il caldo e il freddo, il sole e la pioggia, la pianura o la salita; ci sono corse che si staccano dalla riflessione, dove la testa si svuota dei pensieri e delle ansie quotidiane, altre come momenti di freschezza del pensiero che matura nuove idee, altre ancora dove non conta pensare o non pensare, ma correre per correre, semplicemente; ci sono corse che si staccano dagli altri, dove la musica è quella degli auricolari nelle orecchie, o dell'ascolto di sé, corse solitarie, altre corse come momento di apertura agli altri, condivisione, corse di gruppo, occasioni di incontro sociale.
Ogni musica ricerca la sua delicata armonia, un delicato accordo verticale del respiro, tra corpo e mondo. Ogni musica diventa una sequenza unica di note, una Melodia, un percorso orizzontale dove ogni corsa, diventa ogni volta un tema unico; un suono diverso del respiro, una musica diversa, una personale composizione... una diversa interpretazione del proprio essere: per misurarsi e migliorarsi, per stare in forma o dimagrire, per passare tempo all'aria aperta con gli altri, per ritrovare se stessi, per niente che non sia il puro amore di un gesto libero... e chissà quante altre cose, e chissà in che diversa configurazione... sempre l'espressione di un senso diverso. Nel respiro della corsa, nel ritmo del cuore e del piede, nell'armonia di corpo e mondo, nella melodia personale, si esprime la libertà di un senso, un senso della propria esistenza, un senso del mondo! Ma come ogni musica ha bisogno del Silenzio da cui inizia un movimento, dove nel respiro cresce quel modo di esprimersi, così ogni corsa, ogni musica del respiro, ha bisogno del suo riposo, dove quel senso matura; quel senso, come una filosofia del running, una filosofia della propria corsa che abita nei propri respiri. Comprendere quel senso misterioso è affascinante, affascinante quanto correre, quanto un silenzio.

Tommy Dal Santo

Appassionato da sempre di Sport, laureato in Filosofia con la tesi “La sfida del corpo. Per una Filosofia dello Sport”, specializzando con un master in “Strategie per il Business dello Sport”, credo nella Filosofia dello Sport come interesse alla comprensione, alle strategie e alle soluzioni di problemi del mondo sportivo, in maniera dinamica, olistica e multidisciplinare.
http://www.philosophyofsport.net/



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