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04/12/2013

Il racconto di Matteo - Un giorno di ottobre, quaranta anni fa

RUNNERS&WRITERS
Anno 2 - numero 92
Mercoledì 04 dicembre 2013

Un giorno di ottobre, quaranta anni fa

Nell'ottobre del 1972 avevo diciassette anni. Giocavo a pallone in una squadra che disputava un campionato giovanile del CSI. Ero terzino ma non sempre giocavo. D'estate invece giocavo alla pallavolo da giugno a settembre. Frequentavo un istituto professionale di stato per il commercio ed avevo voti abbastanza buoni, in tutte le materie che contavano (ragioneria, italiano, tecnica bancaria).

Un giorno, tornando da scuola, in un negozio in centro vidi un grosso manifesto azzurro che parlava di una leva di atletica leggera. Ad agosto avevo partecipato a una corsa di 1200 metri dove ero arrivato settimo. Sfidavo amici e compagni della squadra di calcio e allo sprint mi sentivo forte. A settembre avevo visto in TV le olimpiadi di Monaco di Baviera e mi aveva colpito soprattutto la gara dei 400 metri con la sfida tra gli americani Vince Matthews e Wayne Collett. Così mi segnai il numero a cui bisognava telefonare. Ma decisi di andare di persona alla sede dove venivano prese le adesioni.

Era un vecchio palazzo in centro, fatiscente e cadente, con un affresco all'ingresso con una carica di cavalleria. Trovai un piccolo ufficio con una segretaria annoiata che leggeva un fotoromanzo. Seccata prese i miei dati, poi mi chiese che specialità volevo fare. Senza dubbio alcuno dissi "cento e duecento metri piani". Ero convinto di essere un velocista. Qualche giorno dopo, esattamente il 16 ottobre 1972, mi presentai al raduno di questa nuova società. Era fissato in una vecchia palestra, vicina la palazzo delle scuole elementari. Risaleva agli anni venti e dimostrava tutta la sua età. Ma era in qualche modo famigliare, lì facevo ginnastica quando facevo le scuole medie. Era piena di giovanotti della mia età, non c'erano ragazze perché la leva era solo maschile.

Vidi che in fondo, vicino a una vecchia cattedra di legno, un signore distinto scriveva in un quaderno dei dati. Mi avvicinai. C'erano dei ragazzi che davano i loro dati e mi misi in fila. Toccò a me e quel signore mi chiese come mi chiamavo e i miei dati. Li ripetei e anche stavolta mi venne chiesto che gare volevo fare. Anche lì ripetei le mie presunte specialità : "cento e duecento metri". Poi trovai un amico e parlammo un po', trovai altri che conoscevo. A un certo punto venimmo invitati al silenzio e un tipo corpulento prese in mano un microfono e iniziò a parlare. Disse che era il presidente e che aveva fatto atletica in gioventù. Ci guardammo in faccia perché onestamente dubitammo di questa affermazione, vista la mole dell'augusto personaggio. Poi iniziò a dire una serie di luoghi comuni sullo sport, sull'impegno, sulla volontà. Ad un certo punto disse una frase che ricordo ancora : "dubito che potrete andare tutti alle Olimpiadi !" E si mise a ridere. Forse pensava che nessuno di noi sarebbe mai andato neppure ai campionati regionali.

Il noioso discorso finalmente finì e iniziò a parlare un altro tipo, più giovane e pratico. Ci diede una serie di ragguagli circa i prossimi allenamenti, l'abbigliamento e le necessità per il tesseramento. Non c'era la visita medica obbligatoria nel 1972. Né si pagava niente, l'iscrizione era gratuita totalmente. Ci diede appuntamento ad alcuni giorni dopo e chiuse così quella riunione. Iniziammo a lasciare quella palestra e ci ritrovammo di fuori. La strada era piena di foglie secche per terra. Il cielo era grigio e sapeva di pioggia. Salutai gli amici e mi avviai a casa. Non lo sapevo ma quel giorno avevo iniziato la mia carriera sportiva che fortunatamente continua ancora. Quel pomeriggio di ottobre avrei potuto fare altre cose, ma se così avessi deciso avrei perso uno degli incontri più importanti di tutta la mia vita.

Di quei 200 e più ragazzi che quel giorno affollavano la palestra di Corso Cavour nessuno andò mai alle Olimpiadi, nei ai Campionati Europei. Dopo qualche mese oltre la metà aveva smesso di fare atletica. Alla fine del primo anno di attività solo pochissimi continuavano a praticare. L'atleta con la migliore carriera sportiva là dentro sarei stato io, e proprio non lo immaginavo quel giorno. L'unico che sarebbe poi arrivato a gareggiare in un Campionato Italiano assoluto sarei stato io. Neppure questo immaginavo a 17 anni. Amo ancora il mio sport e gli sono grato per tutte le soddisfazioni e le gratificazioni che mi ha dato. Ma anche per le delusioni e le sconfitte, perché ho imparato moltissimo anche in quelle occasioni.

L'atletica leggera ritengo sia uno sport che fa conoscere molte cose. In primo luogo sé stessi e le proprie debolezze e punti di forza. Insegna a impegnarsi e a cercare il risultati. E' severa nelle sue sentenze, ma quando hai saputo lavorare bene in allenamento riesce a darti moltissimo. E ciò che ti da è solo tuo e non devi dividerlo con nessun compagno di squadra. Un amico allenatore ed ex atleta un giorno mi disse "se avessimo cominciato prima (come età) forse potevamo raggiungere traguardi più elevati". Non dubito che 17 anni siano un'età avanzata per iniziare uno sport agonisticamente. Ma tutte le cose hanno un loro tempo e forse se avessi cominciato a fare atletica a 12 o 13 anni non avrei vissuto la lunga carriera che ho avuto. Ci sono stati dei momenti di crisi e in alcune occasioni ho anche smesso di fare atletica. Ho dovuto adattarmi alle esigenze dell'età, della vita, del lavoro e della famiglia. Ho avuto ostilità da parte di chi voleva far di tutto perché smettessi. Non è stato facile continuare in certi periodi in cui sembrava che troppe cose fossero contro la mia voglia di fare atletica. Ma alla fine sono sempre riuscito a trovare la strada per continuare a vivere questa mia passione. Cominciata un pomeriggio d'ottobre, in una vecchia palestra.

Matteo Piombo

Pratico atletica da 41 anni, da giovane ero mezzofondista veloce (da 2.04.1 sugli 800 e 4.16.8 sui 1500), poi mi sono messo a fare distanze più lunghe (5000 e 10000).
Oltre a ciò sono giudice dal 1988, allenatore dal 1982 e statistico Atfs dal 1986.
Dal 2003 scrivo anche racconti sulla mia attività podistica



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