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23/05/2014

Il racconto di Giuseppe - La balistica del podista

RUNNERS&WRITERS
Anno 3 - numero 104
Venerdì 23 maggio 2014

La balistica del podista

La città ha una velocità diversa per chi corre, è come andare in bicicletta ma senza la costrizione delle due ruote, mi sento più libero nei movimenti, posso saltare, girarmi, scattare rapido, infilarmi, Esco da casa e inizio a correre, direzione Porto Vecchio, pineta di Barcola ed infine lungomare, con il tramonto che non aspetta certo me, devo muovermi...
Prima però c’è il “Viale” da attraversare, dove adesso è ora di aperitivi, e dopo c’è quella serie di semafori e quindi le “Rive” a doppia corsia, trafficate, da superare in diagonale …e come sempre penso “è solo questione di balistica”!
Devo scegliere bene la traiettoria tra l’uomo a passeggio con il cane, girato di spalle, e la coppia di innamorati distratti che mi viene incontro, tra quei ragazzi che brindano e il cameriere che esce con il vassoio, tra il semaforo che non vuole scattare e le macchine che non rallentano…. i pensieri sono sempre gli stessi “se accelero un poco ci passo in mezzo”…”meglio attraversare ora che le macchine sono ferme”… “rimango su questo lato ancora qualche secondo”…
rallentare ma mai fermarmi, altrimenti la “magia” svanisce. Mi sembra a volte di volare in mezzo alla folla, passo rapido ma vedo tutto, assorbo velocemente ogni dettaglio perché mi serve a ricalibrare la traiettoria e poi via!
La timidezza iniziale scompare quando comprendo che la maglietta tecnica e i pantaloni attillati non mi rendono ridicolo ma “alieno” e in qualche modo invisibile a chi è fermo a passeggio; i “fermi” non mi vedono, sono fuori risoluzione e se capita, sono per loro giusto una distrazione di qualche secondo, che passa in fretta. D’altronde anch’io, quando ritorno ad essere un “fermo” non vedo gli “alieni” o ne vedo molti meno…. Solo mentre corro, mi accorgo che ce ne sono altri come me, che attraversano la città alla mia velocità. Ci si saluta con lo sguardo, con un cenno e in quella frazione di secondo indipendentemente dalla velocità, dall’età e dalla preparazione, ci si riconosce gli uni negli altri.

altri racconti di Giuseppe:
Il racconto di Giuseppe - Dialogo tra scarpe

Giuseppe Penco

Sono nato a Milano, 37 anni fa, ma e' a Monza che ho passato l'infanzia, l'adolescenza e qualcosa di più … A 24 anni mi sono trasferito a Trieste, dove tuttora lavoro nel laboratorio di ricerca Sincrotrone Trieste come fisico. Sono sposato da 8 anni e ho una splendida bimba di 5 anni.
Ho sempre fatto sport a livello amatoriale, pallavolo con gli amici, arrampicata, trekking ecc... ma mai a livello agonistico. Ho scoperto la corsa alla fine del 2010, grazie ad alcuni amici-colleghi che mi hanno portato lungo i sentieri affascinanti del Carso, su per i pendi boscosi e dentro le "doline", con quel mare che scompare e riappare in lontananza. Da allora non ho più' smesso, anzi…
Mi piace correre in compagnia per il semplice piacere di farlo, anche se per aumentare lo stimolo mi sono anche cimentato in mezze-maratone, gare su strada e su pista e anche qualche trail. Poche settimane fa ho corso la mia prima maratona, che è stata veramente un'esperienza indimenticabile, perché diversamente dalle altre gare arrivare al traguardo è molto più importante della prestazione in sé!



Allegati

Commenti

i miti da sfatare

bel racconto, tutto bene fino all'ultima frase un po' infelice
....perché diversamente dalle altre gare arrivare al traguardo è molto più importante della prestazione in sé!

quale è l'errore? pensare che finirla sia già una vittoria, in realtà se la si prepara la maratona non è affatto impegnativa finirla anche i novantenni la portano a termine mentre nessun novantenne è in grado d correre 1000 metri sotto i 3'30''
quindi la maratona è una bellissima gara ma non ha nulla di epico o di eroico
con il tempo imparerari ad apprezzare la corsa più a fondo e vedrai che bastano anche 3000 metri corsi ai propri limiti per apprezzare questo sport

Public25/05/2014 09:23:07

Finire la maratona

Hai ragione Saul, e apprezzo che hai citato, credo a proposito, R. Albanesi nell'esempio dei novantenni (mi sembra che lo citasse sui 5000m,…)
Ho fatto diverse gare e siccome sono nei primi anni da podista sto crescendo nella prestazione e forse sono ancora nella fase in cui si cerca sempre il personal best. Ho vissuto a volte piccole delusioni quando non ho raggiunto il tempo che avrei voluto in una mezza-maratona o in un'altra gara, ma sono stati di grande insegnamento per migliorare la preparazione, la tattica di gara,ecc… Nel caso della maratona avrei voluto stare sotto le 3h e i test su altre distanze erano confortanti; ho curato la preparazione e fatto un certo numero di sacrifici per arrivare pronto a quel giorno, ma una certa delusione c'e' stata quando sono "saltato" al famoso 36o e ho chiuso in 3h3'. Anche questa volta la corsa mi ha insegnato una certa umiltà e penso che nonostante tutto avrei dovuto aumentare il chilometraggio settimanale nei mesi prima ed e' cio' che faro' la prossima volta….
Bisogna pero' dire che preparare una maratona non e' come preparare una 10k o una mezza, perché correrla al proprio limite e' difficile e richiede un investimento di tempo e di energie (anche mentali) molto grande e se "si fallisce" non si può riprovare qualche settimana dopo. Nel mio caso, la tentazione di dare forfait era alta ma l'investimento che avevo fatto era ancora più alto e anche se avevo capito che non avrei fatto il tempo tanto agognato, ho sentito una forte motivazione "intrinseca" (e qui cito Trabucchi) a continuare a correre seppur sotto-ritmo tentando comunque il miglior tempo di cui fossi stato capace in quel momento. Certamente avrei potuto rallentare e impiegarci 15-20 minuti di più', ma non sarebbe stato la stessa cosa. Anche se ero un po' deluso per quei 3' di troppo, essere riuscito a vincere i crampi e soprattutto i "fantasmi demoralizzanti" che aleggiavano negli ultimi km, e' stata un'esperienza molto importante e formativa, ed e' da questo che deriva la frase "...arrivare al traguardo e' molto più' importante della prestazione in se' ".

Penco Giuseppe25/05/2014 15:43:12

Maratona, mon amour

Ciao Giuseppe,senza aprire una discussion nei commenti :-)
qualunque gara anche una 10 km se fatta ai propri limiti richiede grandi capacita di resistenza fisica e mentale ...anzi basta un 3000 corso al limite
la maratona se veramente preparata non è diversa, anche il muro del trentesimo di fatto nasce da una scarsa preparazione ovvero la incapacita ad usare la potenza lipidica che si costruisce con i lunghissimi

riguardo alla maratona: moltissimi purtroppo la corrono da impreparati per scarso allenamento, eccesso ponderale scarsa esperienza nella corsa...molti addirittura iniziano la loro avventura di runner correndo una maratona!

Una maratona preparata veramente bene e pochi se lo possono permettere per motivi di tempo lavoro, impegni etc, non è poi diversa da altre gare di fondo come i professionisti ci dimostrano.
quindi la domanda è perchè correre una maratona da impreparati e l'80% dei maratoneti lo sono, quando ci si può dedicare con meno tempo su altre distante molto belle dove anzi si può esprimere altrettanto bene se non meglio la resistenza fisica agonistica e mentale.
qui si aprirebbe un capitolo sulle motivazioni spesso sbagliate nel praticare alcune distanze ma questa è un'altra storia

Public26/05/2014 10:03:04

Perchè la maratone, le ultramaratone,i trail, ultratrail....

Ciao Saul,
dal mio punto di vista il fascino dei lunghi e lunghissimi risiede nel fatto che rappresentano una sfida di per se' (si, possono essere epici ed anche eroici).
Il portare a termine l'avventura e' gia' di per se sinonimo di successo. l'80% dei non preparati che portano a termine la maratona spesso si commuovono quando passano il traguardo, soprattuto se e' per la prima volta, indipendentemente dal fatto che ci abbiano impiegato 3,30 - 4 o 5 ore. La commozione deriva proprio dal percepire l'impresa "immensa"

C'e' gente che ha iniziato a correre ponendosi come primo obietivo il correre a NY ed essere lì in quella grande festa.

In piu' il correre una maratona (per quello che mi riguarda molto di piu' un trail) e' un'esperienza "totalizzante" che ti lascia qualcosa appunto perche' parliamo di sforzo lungo, prolungato protratto

Detto cio' io sono un "liberista" che ognuno corra per le motivazioni che lo muovano, per migliorare i suoi tempi sui 1000 o per fare il Tor des Geants.
Come si fa a dire cosa e' giusto o sbagliato? In questo caso e' giusto quello che da piacere e da motivazione
ale

Public26/05/2014 11:12:13

Maratona solo se preparati!!

ulimo reply
>La commozione deriva proprio dal percepire l'impresa "immensa"

ho già detto che correre una maratona non è un'impresa tanto meno immensa :-) lo fanno i novantenni!!

correre una maratona da impreparati è sempre e comunque sbagliato perchè a differenza di altre distanze può lasciere danni fisici e psicologici
se tu noti la grande attrattiva della maratona più che per vero amore per la corsa è data dalla visibilità che dà e dalla mitizzazione che se ne è fatta specie nelle schiere dei sedentari o dei jogger occasionali. in realtà come ho detto correla non è affatto difficile con il giusto volume di allenamento

Migliaia di persone la corrono è vero ma per poi non ripetere l'esperienza e magari per ritornare nelle schiere di sedentari, io vedo la corsa come importante per la salute e da praticare regolarmente non solo come sfida

un piccolo aneddoto una mia cara amica a New york per una borsa di studio 10 anni fa ha voluto correre la Maratona si è allenata un paio di mesi ha partecipato è arrivata sotto le 5 ore ed è stata soddisfattissima e ma di corsa e maratona non ne vuole più sapere! credo che l'esperienza gli sia bastata!

chi vuole correre una maratona lo faccia da preparato, finire una maratona non ti promuove a persona speciale la corsa è altro!

saluti

Public26/05/2014 16:56:31

maratona

Ho corso diverse maratone nell'arco di 7 anni,ma corro da 20 ho sempre pensato anch'io che non si deve essere superman per fare 42,135 km.Certo lo stimolo,il desiderio,è sempre presente,ma l'importante è acettare i propri limiti e apprezzare la fortuna e il valore di avere la salute e l'energia, e la voglia di praticare questo sport, in poche parole amare la vita.Ciao.Gianni

Public26/05/2014 21:08:06


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