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20/04/2015

Il racconto di Alberto - La partenza

RUNNERS&WRITERS
Anno 4 - numero 119
Lunedì 20 aprile 2015

La partenza (estratto da Centra la corsa)

La calca dietro la linea dello start è tanta, siamo quasi ventimila in questa 'wave', ma sembra un attimo e transitiamo sotto l'arco della partenza con i colori arancioni e blu dello sponsor.
In questo preciso momento il tappeto del cronometraggio attiva il chip legato alle nostre scarpe, ne attiva centinaia nello stesso secondo.
Quasi contemporaneamente io, ma quasi tutti quelli che stanno attraversando quella linea, faccio scattare il cronometro GPS che ho al polso, alzo lo sguardo e incomincio a gustarmi la gara che mi aspetta.

Nei migliori romanzi si leggerebbe che in quel momento la mente vola ai sacrifici fatti per arrivare a quel preciso istante, il narratore guiderebbe il lettore in flashback alle inevitabili sveglie la mattina all'alba per faticosi allenamenti prima del lavoro, oppure descriverebbe corse in ogni genere di condizione climatica. Un regista monterebbe immagini del protagonista intento in allenamenti sfiancanti con una colonna sonora trionfale in crescendo, con primi piani su gocce di sudore che scendono dalla fronte di un personaggio che, nonostante tutto, sfoggia uno sguardo fiero e determinato.
Nulla di tutto ciò, in quegli istanti la mente non ha il tempo di pensare, forse anche perché gran parte della nostra preparazione non è andata nella maniera `romanzata' appena descritta, siamo invece completamente assorbiti dalle immagini della folla festante di corridori intorno che, per sfogare le ore di attesa, prende d'assalto il ponte di Verrazzano.
Siamo frastornati dal rumore degli elicotteri delle emittenti televisive che rimandano l'evento in diretta e da quelli della sicurezza che sorvolano le nostre teste.
Appena attaccata la salita del ponte, alla nostra destra si apre la vista dell'oceano, mentre a sinistra ci affacciamo sulla baia di New York. Enormi mercantili sparano nell'aria getti d'acqua per festeggiare il passaggio dei corridori e le imbarcazioni che navigano intorno suonano ininterrottamente le loro sirene.

Nei racconti su riviste specializzate o su internet, ed anche alla conferenza stampa del pomeriggio prima della gara, abbiamo letto e sentito più volte della famosa sensazione che avremmo vissuto attraversando il ponte. Adesso la stiamo vivendo in prima persona ed è molto più impressionante di quello che ci si può aspettare.
Il ponte vibra letteralmente sotto i nostri piedi, la sensazione è appena percepibile, ma dà al maratoneta un leggero sbandamento.
Sotto i passi di migliaia di atleti la struttura del ponte ondeggia e l'asfalto arriva a battere sulla suola delle scarpe qualche frazione di secondo prima di quello che la mente si aspetta, non permettendo un ritmo regolare.
Ci guardiamo intorno e ci rendiamo conto che non si può non fare una foto ed allora estraggo il cellulare e immortalo la folla avanti a me, quella dietro e Lallo che mi corre a fianco. Nemmeno a dirlo le foto risulteranno poi tutte mosse e sfuocate...
Nel percorso di questa maratona attraverseremo, oltre a questo, altri quattro ponti che, per la loro lunghezza, comporteranno una faticosa parte in salita e un tratto in discesa che nemmeno ricorderemo.
Non abbiamo la percezione di quanta gente ci sia a correre nella nostra ondata fino a che, intorno al primo miglio, non giungiamo a metà del ponte, fine della salita, e davanti a noi si apre la vista della marea di scie di colori dei maratoneti che, sulle diverse bretelle autostradali che stiamo invadendo, si intrecciano dove il ponte raggiunge la terra, per poi confluire tutti nella Quarta Strada, che ci accompagnerà per tutto il tragitto attraverso Brooklyn.
All'epoca già avevamo corso qualche mezza maratona, tutte esclusivamente in Italia, ed eravamo abituati ai pochi applausi sul traguardo, principalmente di amici e parenti, ma comunque alla generale indifferenza della gente agli eventi podistici.
Usciti dallo svincolo autostradale alla fine del ponte, dopo un curva a gomito che ci immette nella Quarta Strada, quasi improvvisamente veniamo letteralmente assaliti dal vociare della gente che si trova ai lati della strada. Sono li già da alcune ore e ci resteranno per molte altre, ad applaudire fino al passaggio dell'ultimo corridore.
I pochi rumori dei respiri già affannosi di qualcuno, delle scarpe che ritmano le falcate sul cemento, degli schiamazzi alle telecamere e dei saluti urlati ai fotografi, che ci hanno accompagnato sul ponte vengono completamente ricoperti dallo scroscio dell'applauso che ci accoglie dopo quella curva.
Ci colpisce subito il suono di una rock band che sul marciapiede ha allestito un palco improvvisato. Batteria, chitarra e voce, con un'unica cassa acustica alimentata da un generatore.
Quella musica ci accompagna per alcune centinaia di metri, non facciamo in tempo a indovinare la canzone che stavano suonando che già le note di una chitarra acustica, amplificata da un'altra cassa di fortuna, si sovrappone al suono precedente. Un ragazzo, diligentemente seduto su una sedia di legno, con microfono e cappello per le offerte, si esibisce per noi e per le persone che sono in piedi sui marciapiedi.
Per la seconda volta sono frastornato.

Alberto Lavecchia

Alberto, nato a Lecco il 3 ottobre del 1973, lavoro come consulente informatico a Milano, vivo a Lecco dove pratico la maggior parte delle attività sportive che adoro fare tra lago, corsa e montagne. Ho iniziato a correre nel 2006 dal momento che ero aumentato un po' troppo di peso e da li è stata tutta discesa verso le gare, una mezza a Lecco per poi buttarmi subito alla maratona di New York nel 2009 e 2011.
Ora, con un po' più di sale in zucca, affronto gare con più preparazione ma la stessa incoscienza, diversificando tra mezze, maratone, corse in montagna, traversate sul lago e bicicletta...prossimo obiettivo il triathlon.
Il libro, da cui è tratto il brano che avete letto, nasce dalla voglia di lasciare un ricordo ai miei genitori dell'esperienza fatta a New York, il progetto si è un po' allargato e, costellato dell'autoironia che mi contraddistingue, mi ha portato ad un breve libro dove intervallo i capitoli su New York ad alcuni in cui narro gli errori fatti nelle mie preparazioni. L'ultimo capitolo è storia un po' a se, ma narra la fonte di ispirazione di tutto il libro, che è stata una vacanza da accompagnatore con dei ragazzi dell''oratorio di Lecco.

Il libro si può trovare qui: Centra la corsa - Kataweb, oppure si può ordinare sul sito della Feltrinelli e ritirarlo in libreria: Centra la corsa - Feltrinelli



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