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17/09/2016

Il racconto di Vittorio - Lu tirramute

RUNNERS&WRITERS
Anno 5 - numero 150
Sabato 17 settembre 2016

Lu tirramute

Avevo trascorso una splendida e meravigliosa estate fino a quella maledetta notte del 24 agosto, malgrado una fastidiosa tendinosi all'achilleo sinistro che, interrotto di nuovo le mie ambizioni podistiche, mi aveva dirottato alla bici su consiglio del mio amico Rocky. Così passavo le mie giornate tutto preso ad organizzare la gara trail della festa del mio paese e le pedalate tra le verdi montagne della Laga e dei Sibillini con tuffo finale nella "improvvisata" vasca termale di acqua sulfurea a ridosso del fiume Tronto nei pressi di Acquasanta Terme.
Chi poteva considerarsi più fortunato di me?
Avevo a mia competa disposizione, a titolo gratuito, infiniti percorsi naturali che conoscevo a menadito, tra splendidi borghi incantati di pietra arenaria, dove ad ogni uscio un volto amico era pronto ad offrirmi un corroborante ristoro, una vasca idromassaggio termale naturale tutta per me ed il minestrone fumante delle verdure del mio orto ad attendermi sul tavolo della mia cucina.
Era una vita da sogno, e come tutti i sogni è stata interrotta dalla nefasta calamità che ha colpito le mie terre.
Nel mio villaggio era festa, una delle tante notti di baldoria che si accavallano nel corso della "Festa Bella", rievocazione triennale della battaglia di Lepanto, la miglior gioventù in piazza a "svitare le lampadine" a ritmo di musica dance mentre tutti gli altri cercavano un sonno ristoratore, imprecando nelle stanze poco insonorizzate con finestre e persiane rigorosamente chiuse.
Maledicevo la mia malasorte, Morfeo aveva difficoltà ad accogliermi tra le sue braccia, in un paesino di montagna fresco ed esente da zanzare, per via di quelle maledette casse acustiche rimbombanti. Poi... uno strano soffio di vento, il mio letto che sobbalza, le pareti divisorie che si staccano, la fuga in pigiama con la mia vecchia madre tra le braccia in mezzo alle suppellettili, la corsa ad aiutare i miei nipoti, i famigliari, i vicini.
"Lu tirramute, lu tirramute" urlavano i vecchi. "Cosa è stato?" mi chiedevano i bambini. Sono seguite ore drammatiche, vissute in una radura a ridosso dell'abitato, con le notizie carpite dalle radio e dai cellulari che ci informavano della sorte dei nostri amici dei paesi vicini. Paesi che non ci sono più, amici e parenti che non ci sono più.
Il resto è tutto come in un film catastrofico hollywoodiano: gli elicotteri, le ambulanze, le bare, le tendopoli, i mille volontari, i pompieri, l'esercito, le forze dell'ordine, le telecamere televisive, le macerie, le strade interrotte, le lacrime, gli sciacalli, gli scandali... ed io che voglio tornare a correre, ho una maledetta voglia di correre ma non posso farlo. Me ne vergognerei... per tutto quello che c'è e ci sarà da fare per la mia terra, per il mio splendido mondo di favola che non c'è più.

altri racconti di Vittorio:
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Il racconto di Vittorio - Finalmente a casa... anzi a casetta
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Vittorio Camacci

Vittorio Camacci nasce a Spelonga nel 1964.
E' una delle guide naturalistiche autorizzate dalla provincia di Ascoli Piceno, attività che gli si confà, poichè di corsa in natura è un vero appassionato.
Collabora da un decennio, come corrispondente di corsa, con una delle riviste più importanti del panorama nazionale, il mensile "Correre".
Durante allenamenti giornalieri intorno alle montagne del suo paese, attraverso un contatto particolre e spirituale con la natura affascinante dei monti della Laga, trae ispirazione per i propri versi, che parlano, principalmente, degli antichi usi e consuetudini lavorative del passato dell'uomo della Laga.
Si è classificato ottavo al I Concorso Nazionale di poesia "Festival dei 2 Parchi", con la poesia "Il maratoneta" .



Allegati

Commenti

Lu tirramute

Tieni duro Vittorio, siamo tutti con voi.
Ricominceremo a correre, presto o tardi non so, ma so che ricominceremo.

Marco Piedinovi19/09/2016 02:21:54


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