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25/09/2016

Il racconto di Alberto - Una sciata indimenticabile

RUNNERS&WRITERS
Anno 5 - numero 151
Domenica 25 settembre 2016

Una sciata indimenticabile

Sono passati molti anni, ma il ricordo è ancora vivo. Un giorno di febbraio.
Mi trovavo a Selva di val Gardena. Era appena nevicato,1 cm, forse qualcosa di più.
Paesaggio fiabesco, abeti tutti bianchi. Eccitato, spinto quasi da un sesto senso, mi fiondo fuori dall’ albergo e corro alla funivia Ciampinoi in tempo per prendere la prima corsa delle 8.30. Salgono anche tre Tedeschi. Accidenti, non scenderanno dalla mia parte?
No, per fortuna vanno verso la n°5 che porta a Plan de Gralba. Io invece intendo scendere per La Sass Long, la libera maschile, al posteggio sotto Santa Cristina.
La mole del Sasso Lungo alla mia sinistra, la bastionata del Sella alle spalle e di fronte le Odle col Seceda e sullo sfondo le Alpi di confine con i loro ghiacciai,sembrano dirmi: che fai là tutto solo, vai che la pista è solo tua. Sono a quota 2250 slm. Guardo giù.
Non c’è anima viva, né animale né vegetale. Il vastissimo pendio iniziale è coperto da un soffice, uniforme tappeto bianco. Non si vedono scie, sassi o dislivelli. Tutto è perfettamente liscio. Nella mia solitudine, di fronte a questa immensità e al cospetto dei giganti di pietra prima nominati, mi sento piccolo e nero. Comincio a scendere veloce, ma non troppo.
Che bello! Posso scegliere a piacimento,liberamente, a volte girando stretto a volte girando largo, la mia linea di corsa, senza timore di collisione con altri perché sono assolutamente solo.
Un fruscio leggero, sembra di andare sul velluto. Un curvone a sinistra per lasciare alla mia destra la n°3 e poi via diritto perché a qualche centinaio di metri c’è una contropendenza.
L’aria fredda mi colpisce il viso, un baffo di neve si stacca dalle punte degli sci che rompono l’immacolata distesa bianca, mentre vedo dalla mia posizione a uovo scorrere veloce il terreno sotto i miei piedi. Mi sento schiacciare sul fondo della conca e poi mi trovo quasi fermo alla fine della risalita. Una sensazione meravigliosa: sono in un’ altra dimensione, nel silenzio della montagna, tutto solo intento a pilotare le mie tavole su un magnifico piccolo strato di neve fresca. Ora sono sul falsopiano e posso guardarmi in giro. Dietro resta la mia scia, unica, per il momento, che serpeggia sul bianco della pista. Mancano poco più di 200 metri all’ingresso nel bosco (quota 2000). In questo falsopiano, dove la polvere bianca rallenta la mia corsa, gli atleti si giocano la gara: vince chi qui perde meno velocità.
La parte alberata è la più impegnativa. Affronto, senza alcun timore, il primo ripido muro.
Gli sci tengono benissimo, mi sembra di essere un campione. Peccato che quelli veri qui fanno i 140 Km/ora, mentre io a stento supero i 40. Nel bosco le sensazioni sono diverse. Mi sembra di essere più protetto, di seguire una linea più sicura anche se obbligata. Vado meglio di prima, anche perché mi sono ormai “riscaldato”. Superato anche un secondo salto è una meraviglia scendere rapido su un tappeto morbido nell’ ultimo tratto che i tecnici chiamano Schuss finale, che di solito è ghiacciato e pieno di sassolini. Sono arrivato al posteggio.
Risalgo sui due impianti che mi riportano in cima. Ma l’incanto è rotto. Già una ventina o più di scie solcano il pendio iniziale. La mia scia la riconosco con molta difficoltà.
E’ stata una sciata veramente indimenticabile, purtroppo irripetibile al giorno d’oggi.

Alberto Zuccheri

Classe 1949.Sciatore dai 5 anni.
Tennista dai dodici anni fino a quasi il 1979
quando ho fatto i miei primi passi di corsa.Continuo
a correre ancora; collezionate 175 maratone e
115 maratonine per non parlare delle gare più brevi.
Record maratona a Milano nel 1975: 2.48.21.
Prossima maratona Venezia e probabilmente Reggio Emilia



Allegati

Commenti

Ciao Alberto

Un saluto, ti ho conosciuto ad Asiago allo stage agosto 2015, sei sempre in forma vedo! Spero di riuscire a seguire il tuo esempio. Con stima Daniele.

DANSAN30/09/2016 14:36:54


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