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23/04/2017

Il racconto di Michele - I miei 365 giorni di corsa continua

RUNNERS&WRITERS
Anno 6 - numero 159
Domenica 23 aprile 2017

I miei 365 giorni di corsa continua

Ad essere sincero non ci credevo neanche io quando ho iniziato a pensarci; un anno correndo ogni giorno … mentalmente è da pazzi, appunto da folli. Però io sono fatto un po’ così, una vera “capa tosta” calabrese, una persona alla quale le sfide piacciono da morire, principalmente contro se stesso. Questo è successo nel 2013, ho sfidato me stesso in un’impresa che non ritenevo assolutamente semplice e che infatti non lo è stata.

Tutto parte dalla passione per la corsa, una passione relativamente recente, iniziata nel 2009; all’epoca pesavo 115 kg e ho iniziato ad avere l’affanno solo salendo un piano di scale. Ho deciso in cima a quel piano che a quarant’anni non potevo ridurmi in quello stato senza fare nulla. Iniziai una dieta abbastanza ferrea e allo stesso tempo decisi di correre, non tanto perché questo sport all’epoca mi appassionasse particolarmente, ma solo perché era l’unico compatibile con la mia vita lavorativa e con la gestione della mia vita familiare. La mia professione non mi consente facilmente di esercitare una qualsiasi attività sportiva nel pomeriggio-sera; gli orari a volte sono infami e alla fine di una giornata mediamente molto stancante mentalmente, la voglia preponderante è quella di andare velocemente a casa. Ma anche quelle volte nelle quali il tardo pomeriggio riesco a trovarmelo libero, c’è l’affetto per la famiglia che non può essere sempre sacrificata. E allora si corre perché lo si può fare alle cinque di mattina, che in effetti è l’ennesima follia ma che, invece, nel lungo periodo ho scoperto essere un metodo veramente efficace per stare meglio per tutta la giornata.

Ricordo la prima corsettina fatta in compagnia di alcuni amici che già si impegnavano da qualche mese; 4 km alla fine dei quali pensavo di aver parlato direttamente con l’intera Santissima Trinità su problemi teologici di grande interesse. Ma mi ricordo anche che avevo (e ho) quella capa tosta che mi ha consentito, piano e con calma, di aumentare i tempi e le distanze, e soprattutto il mio fisico e la mia mente hanno iniziato a sentire quegli effetti benefici che solo chi corre con costanza conosce e apprezza.

Gli effetti fisici positivi sono semplici da spiegare: con un’alimentazione adeguata si dimagrisce e il fisico inizia a non fare più fatica a compiere quelle attività che normalmente sentiva massacranti … e il famoso piano su per le scale diventa un atto di vita normale, quale dovrebbe essere. Quelli mentali vanno provati per essere compresi fino in fondo; dal punto di vista medico si dice che questo tipo di sport, sopra un certo chilometraggio, permette lo sviluppo di una sostanza, l’endorfina, che è in pratica un dopante naturale che ti fa sentire meglio di prima; più che un dopante forse la potremmo definire una “droga” nell’accezione positiva (se c’è) del termine. Facciamola semplice: il concetto è che ti senti meglio dopo aver corso che prima, e questo è valido anche alle cinque di mattina e anche dopo aver svolto un allenamento pesante. A me capita quando sono sotto la doccia; sento crescere una sorta di esaltazione per le sensazioni che sto provando e la voglia di pianificare, immediatamente, quando farò un altro allenamento, se pur più duro di quello appena terminato. La definisco una sorta di droga proprio per questo motivo: ti senti bene e diventi sempre più dipendente dalla corsa perché comprendi che più corri, più sviluppi endorfine e meglio stai … insomma un circolo virtuoso che riesci a controllare.

E quindi ho iniziato a correre sempre di più raggiungendo piano piano il traguardo dei 10 km e ho fatto la mia prima gara, proprio su quella distanza, correndola in 54 minuti; e poi mi sono detto: ma io forse ce la faccio ad arrivare a 15 km e a 20 … insomma a poco a poco e con il tempo, il giuramento di non pensarci neanche a correre una Maratona è diventata una sfida da affrontare.
Ricordo i miei amici che in quei giorni (era marzo 2010) preparavano la loro prima Maratona, quella di Roma. Ricordo la sana invidia per le sensazioni che provavano e la voglia di avere quelle stesse sensazioni. Da quel momento, anche se non l’avevo veramente nelle gambe, sono diventato un Maratoneta. La ricerca di una tabella, l’acquisto del satellitare, la scelta delle scarpe e dell’abbigliamento … la scelta della mia prima Maratona: Firenze 2010. Un’Estate fatta in crescendo con la conoscenza anche degli infortuni, del fisioterapista e del recupero insperato ma fatto utilizzando la capa tosta di prima. Poi la prima Maratona e poi non mi sono più fermato, iniziando anche a correre le mezze, comprendendo meglio come prepararmi, andando all’estero e correndo in Italia, innamorandomi di New York, diventando organizzatore e poi allontanandomi da quel mondo dove la mia passione si scontra con la ricerca dei profitti a tutti i costi, proprio a scapito della passione. Sono passati sei anni e mi paiono due mesi per l’intensità con la quale li ho vissuti, ma mi sembrano venti anni per come mi hanno fatto cambiare, come persona.

In questo percorso ho conosciuto persone fantastiche; sono runners, alcuni più vicini di altri, alcuni con i quali non ho più rapporti, ma con i quali ho condiviso momenti bellissimi e formativi proprio dal lato umano. Ci sono persone che mi hanno iniziato alla corsa, persone che mi hanno fatto da “maestri”, persone che mi hanno sopportato (e per fortuna lo fanno ancora), altre che ho iniziato io alla corsa e che oggi vanno più veloci di me, altre che lo faranno. E’ la vita che mi piace vivere, la vita delle passioni e delle persone con le quali le condividi.

C’è anche il mondo del volontariato, del fare le cose per gli altri, anche correndo, magari prestando le tue gambe a chi in quel momento non può utilizzare le sue. E’ un aspetto fantastico che provo ad approfondire in questi ultimi mesi e che mi spinge a regalare qualsiasi provento di questi racconti a quelle associazioni che, con il lavoro di alcuni amici e anche con il mio, danno oltre alle gambe anche cuore e cervello, affinché chi soffre possa farlo almeno un pochetto di meno; un solo minuto di felicità regalato a chi non è stato fortunato come me nella vita è il più bel regalo che io possa ricevere. Si perché nel mondo del volontariato, nello spingere una carrozzina per decine di km, io ricevo molto più di quanto riesca a dare ed è questo il motivo per cui voglio fare sempre di più e farlo sempre meglio.

Tutta questa storia e tutta questa follia si concentrano nei 365 giorni di corsa. E’ un diario, molto personale sinceramente; ma credo, o almeno spero, abbia senso metterlo a disposizione di chi condivide questa grande passione, di chi vorrebbe iniziare a condividerla, ma anche di chi proprio non riesce a comprendere perché uno normale come me si alzi alle cinque di mattina e faccia tutta questa fatica. “Perché?” è la domanda classica che chi corre riceve da chi proprio non riesce a comprendere le motivazioni. A volte ci arrabbiamo nel rispondere, perché per noi la risposta è ovvia. Ecco, io ho l’ambizione di condividere queste sensazioni con chiunque, proprio con una cronaca di un po’ di quelle che vengono definite follie ma che, per le soddisfazioni che danno, poi tanto folli non sono. Ho un obiettivo in tutto questo, anzi due: il primo è quello mio, personale, di condividere con chi vuole un pezzo importante di me stesso; il secondo è quello di aiutare chi ha bisogno di felicità, e per questo tutto ciò che verrà ricavato dalla vendita di questo libro andrà in beneficenza, proprio perché, come spiegavo prima, provare a restituire anche una piccola parte del bene che ricevo aiutando questi ragazzi è per me fondamentale.

altri racconti di Andrea:
Il racconto di Michele - La mia (prima) Maratona di New York

Michele Passarelli

Michele, 48 anni, è cosentino di nascita e pisano di adozione; vive a Pisa dall’età di 18 anni, a Pisa si è laureato, sposato e qui sono nate le sue due figlie.
Da circa 10 anni è Dirigente di un’azienda multinazionale del settore Automotive e più o meno dallo stesso momento è diventato un runner. 13 le Maratone portate a termine, oltre 30 le Mezze Maratone; tantissimi gli allenamenti, comprensivi di infortuni.
Nel corso di questi 10 anni di corse, questa insana passione lo ha portato ad organizzare, per tre anni consecutivi, la PisaMarathon ed a conoscere tante realtà legate al mondo del Running fra le quali alcune legate alla solidarietà con le amiche e gli amici meno forunati di lui.
Nel 2013 ha deciso di sfidarsi nel correre per 365 giorni di seguito e nel 2016 ha deciso di pubblicare un libro che racconta quella esperienza; tutti i profitti derivanti dalla vendita del libro andranno a finanziare il progetto “Vengo Anch’io ... Si tu Si” che prevede l’acquisto di carrozzine speciali per permettere a chi oggi non può correre una gara podistica, di viverla con chi vuole mettere a disposizione le proprie gambe e la propria spinta.



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