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10/04/2012

Il racconto di Zeno - Gioco di specchi

RUNNERS&WRITERS
Anno 1 - numero 8
Martedì 10 aprile 2012

Gioco di specchi

Correva. Scarpinò frenetica giù per gli scalini del viottolo, sostò un istante a riprendere fiato; il cuore le rimbombava nelle orecchie, quei mantici infuocati che erano diventati i suoi polmoni risucchiavano l'aria a grandi boccate.
"La sciarpa. Tutto colpa di quella cazzo di sciarpa!" L'accarezzò per qualche istante, mentre sbattendo le lunghe ciglia si specchiava compiaciuta nella vetrina di fronte." Capelli rossi con sciarpa nerofumo. Accostamento perfetto!" Ammise." Una sciarpa tanto perfetta quanto costosa" Sospirò. Nascondere l'indumento nello zaino, strapparne il dischetto che allarmava quel noioso sistema antifurto; un semplice trucco sperimentato tante di quelle volte. Accennò una smorfia.
"Quello stupido vigile! Non se ne poteva stare a dirigere il traffico?" E invece l'aveva vista. L'idea di un inseguimento, di quelli veri, gli aveva scaldato il sangue.
"Non è rubare, solo un involontario prestito" si corresse. " Se sono una squattrinata studentessa cleptomane non è colpa mia, no? Insomma lo faccio per i miei tic, come dice lo strizzacervelli". Il viso che si specchiava nel vetro del negozio ricambiò con una strizzata d'occhio. Accennò una smorfia divertita."Oh, che importa alla fine? E' una bella sciarpa e ci sto bene." Puntò un'immaginaria pistola alla propria immagine, tirò il grilletto e...
- Ferma dannazione, ferma!- Il poliziotto l'aveva infine ritrovata, e correva veloce nella sua direzione, la paletta del traffico ancora in mano.
Gemette." No dai cazzo, no di nuovo."
Riprese a correre nell'istante stesso in cui il poliziotto allungava la mano per afferrarla.
Si affannò giù per un altro vicolo, svoltò a destra, s'infilò in una viuzza ancora più stretta. Ansimava, il fianco le pareva stretto in una morsa. Fermarsi a riposare, pessima idea. Aveva perso il ritmo e fra non poco avrebbe perso la libertà se solo... Girò la testa per vedere se avesse seminato il poliziotto, lo intravide arrancare pochi metri distante. "Maledizione!"
La viuzza s'interrompeva in un muro grigio, e non c'era strada nascosta o porta che consentisse via di fuga. Il poliziotto la vide in trappola, rallentò il passo.
- Fine della corsa, piccola!- Ansimò, il viso paonazzo.
La ladra si morse le labbra e si molleggiò sui talloni, indecisa, gli occhi in apparenza spalancati dalla paura. Quando al secondo ondeggiare dei talloni ricadde sulla punta dei piedi sfruttò lo slancio e con un salto salì sul cassonetto della spazzatura addossato al muro.
" Un altro metro fra lui e me".
La sciarpa le scivolò dal collo, il poliziotto l'afferrò con la punta delle dita.
Per poco non la strozzò quando tirò la fascia di tessuto. Rantolò per un attimo, gli tirò un calcio dritto in faccia. - Puttana! - La punta soffice delle sneackers gli era arrivata dritta in un occhio, che più lo strofinava più lacrimava.
La ragazza si riannodò la sciarpa- cazzo c'è mancato poco!- alzò il viso verso la sommità del muro. Troppo maledettamente lontano; ma sentendo il poliziotto grugnire e imprecare mentre tentava di salire sul cassonetto, cominciò ad arrampicarsi.
"Ah!" La sommità del muro era cosparsa di cocci di vetro. Si fissò i palmi delle mani sporchi di sangue, tamponò le ferite- un gemito di dolore- con un vecchio fazzoletto sbrindellato. La vista del poliziotto che saliva sul cassonetto e tentava d'afferrarle la caviglia dissipò ogni esitazione e con tonfo soffocato rotolò giù dal muro.
Un giardino incolto, osservò. Uno scivolo, qualche giocattolo sparso sull'erba. Casa di famiglia numerosa, con bambini. " Che faccio? Entro e dopo? Mi presento come una pubblicitaria o un postino? Mi nascondo nel garage? Cerco d'uscire in strada?" Scelte, scelte. L'idea del poliziotto che arrivava a momenti la spinse a incollarsi all'uscio, suonare al campanello. Non appena si appoggiò alla porta questa s'aprì e per poco non ruzzolò nell'andito. La tappezzeria era fresca di qualche anno, l'atrio appariva spazzato di recente. Dalla stanza più vicina le giunse il frenetico tic tac di una tastiera da computer. Si affacciò, bussò educatamente.
- Emh... Disturbo?- Un giovane nerd batteva sulla tastiera sudicia, gli occhi fissi sullo schermo e la lingua fra i denti: in una sola parola, concentrato. Delle vecchie cuffie gli erano scivolate dalle orecchie, ne usciva lontano il suono di qualche band metal.
Quando vide la ragazza aprì la bocca in una grande O di stupore. Lanciò uno sguardo allo schermo, tornò a fissarla. La studentessa si chiuse irritata gli ultimi bottoni della camicia, prima di comprendere che non le stava fissando le tette, ma si limitava a guardarla, osservarla con occhio attento, quasi contemplasse un quadro e ne prendesse le misure.
- Senti amico – improvvisò la ladra, inventando sul momento- C'è un maniaco che m'insegue e lo so, ti suonerà pazzesco, ma è travestito da poliziotto, se mi aiuti...-
- Non è possibile! - bofonchiò con voce stridula il ragazzo.- La tua voce...-
La studentessa si sentì spazientita." Non ha le rotelle a posto questo povero nerd."
Occorreva un'azione di forza. Si avvicinò rapida al computer e afferrò il mouse con l'intenzione di chiudere il documento word da cui il giovane continuava a occhieggiare, salvo poi ritornare con lo sguardo sulla sua figura, quasi confrontasse qualcosa.
Aguzzò gli occhi, casualmente finì con lo sguardo sulle prime righe. A leggerle le mancò il fiato, gelò come se il suo mondo avesse smesso d'esistere.
<< Correva. Scarpinò frenetica giù per gli scalini del viottolo, sostò un istante a riprendere fiato; il cuore le rimbombava nelle orecchie, quei mantici infuocati che erano diventati i suoi polmoni risucchiavano l'aria a grandi boccate... >>
Era lei, era quanto aveva appena fatto. Descritto nei più minimi dettagli, quasi quel sudicio individuo le fosse entrato in testa, avesse sezionato i suoi desideri più profondi. Ma com'era possibile? Forse uno scherzo, un'architettata truffa, un esperimento sociale ai limiti del demente? Non aveva alcun senso.
Proseguì nella lettura. << Si avvicinò rapida al computer afferrò il mouse con l'intenzione di chiudere il documento word da cui il giovane continuava ad occhieggiare, salvo poi ritornare con lo sguardo sulla sua figura, quasi confrontasse qualcosa... >>
Nel momento stesso in cui leggeva quest'ultime righe sentì la pelle tendersi, sfilacciarsi quasi fosse fatta di filo, tessuto di una calza che veniva srotolata. Urlò, mentre svaniva in un'esplosione di luce.

altri racconti di Zeno Saracino: Miraggi

Zeno Saracino

Sono Zeno Saracino, svogliato studente alla facoltà di lettere e filosofia di Trieste.
Nel tempo libero (e non) coltivo una distruttiva passione per la scrittura, sia nel campo del giornalismo che della narrativa.
Il mio umile blog



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Commenti

Gioco di specchi

Bellissimo!!!

Public10/04/2012 14:44:13

Gioco di specchi

Davvero, originale!

Public10/04/2012 14:57:08

Gioco di specchi

Continua così, svogliatamente: direi che ti fa un gran bene ;-)
Mia

Public11/04/2012 09:02:57

Si...

Non male, non male... Ci scrivi la storia di una balena in corsetto vittoriano che si aggira per una Trieste medioevale ;-)

Grazie!

Public11/04/2012 13:38:21

Gioco di specchi

2 volte ho dovuto leggere il finale per capirlo!

Public11/04/2012 18:33:18

gioco di specchi

bello, bello davvero!

Public08/04/2013 13:09:01


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