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03/05/2013

Il racconto di Augusto - Assordante silenzio

RUNNERS&WRITERS
Anno 2 - numero 70
Venerdì 3 maggio 2013

Assordante silenzio

Corrono veloci i pensieri in questo aereo che ci porta via.

Via da mesi difficili, da mesi di allenamenti, di infortuni, di gare e di insuccessi. Si esagera, e poi arriva il conto. Non fa una piega: portaci via, aereo!

Lunedì mentre correvo pensavo proprio a questi ultimi mesi, alle gambe che non giravano, alla sofferenza, sproporzionata rispetto ai risultati. Pensavo a questo e pensavo che dovevo scrivere della Puglia, di quella corsa a tappe da nord a sud della regione più lunga d’Italia fatta a febbraio, insieme agli amici di Soul Running. “Dobbiamo preparare l’articolo, in viaggio avrete tempo, portatevi a casa qualcosa dei vostri ricordi”. Così si raccomandava Davide mentre ci salutava.

E così correvo, e intorno a me decine di migliaia di persone in festa, americani corpulenti dediti alla preparazione dei loro barbecue “supercharged” di colesterolo, liceali urlanti che impazzivano al nostro passaggio, ragazzotti con i berretti storti e i pantaloni pure, che ripetevano all’infinito “good job, good job, you can do it, good job! “.

Correvo in quel delirio a stelle e strisce e pensavo con nostalgia a quei momenti di silenzio assoluto, mentre correvo sola, sotto la neve, seguendo la traccia del GPS che tenevo in mano, sull’acquedotto pugliese, senza incontrare nessuno per chilometri, ma anche, per dirla tutta, felice di non incontrare nessuno per chilometri. Nessuno tranne me stessa, quella parte intima di me stessa che viene a trovarmi solo quando me lo merito, quando me la sono guadagnata, prendendo le distanze dagli affanni del quotidiano e riuscendo a mettermi in profondo ascolto.

Correre in quelle condizioni è un viaggio della mente, è la cosa più “soul” e la Puglia è stata proprio la più “soul” di tutte quelle che mi sono capitate. Ma intorno a me la gente grida, agita bandiere, suona stupide trombette carnevalesche… tutto questo mi strappa di forza dai miei pensieri e mi riporta di nuovo in mezzo a loro, insieme agli altri 40.000.

Vorrei essere sola, vorrei potermi ascoltare, ma così è impossibile. I muscoli iniziano a fare male, anche se sto andando piano, non ho l’allenamento giusto per correre come dovrei e potrei… e proprio mentre la mia mente inizia a lamentarsi, supero una giovane donna che sta facendo la sua gara. A lei non fanno male le gambe, è impossibile perchè ne ha una sola. All’improvviso sento gli occhi lucidi, e più alcun dolore. Non osare, neppure per un solo istante, lamentarti. Proseguo pensando a lei e sentendomi microba nelle mie stupide difficoltà, ma il chiasso continua e ancora una volta ritrovo intorno a me la gente, tornano le grida e le trombette, e insieme a queste, per inevitabile contrapposizione, torna il ricordo delle solitarie serate pugliesi.

E infine ci siamo, l’ultima curva, l’ultimo pezzo di miglio, due ali di folla intorno a noi e lo striscione laggiù: Boston che festeggia, Boston che celebra i suoi runner, Boston che quell’ultimo miglio non te lo dimenticherai mai… Boston che però esplode, mezz’ora dopo il nostro passaggio.

Boston che precipita nel silenzio, assordante silenzio pieno di perché senza possibili risposte, silenzio interrotto solo dalle sirene della polizia e delle ambulanze. Boston che si riempie di militari, di polizia, Boston in guerra, Boston che diventa improvvisamente muta come le Murge.

Boston che si porta via così vite di bambini e di adulti, e con loro tutti i miei microscopici pensieri….la Puglia, la gara appena corsa, la donna che non può avere male alle gambe, la difficoltà sofferente di Tite in fianco a me, mentre la sorreggo allontanandola da lì, poco prima che quel luogo di festa diventi luogo di tragedia. Siamo andate piano, ma per fortuna non abbastanza.

E così quel silenzio surreale intorno a me mi riporta a quello molto più naturale di quella Puglia che volevo raccontare, ma per la quale, d’improvviso, non ho più parole.

altri racconti di Augusto Battaglia:

"Va' pian fa' presto"
"Unfinished LUT"
"IpoterTUA: il travaglio ipotermico della mia compagna di gara (e di vita) Tite nel corso della CCC del 2010"


cliccando su questi link trovi altre riflessioni sull'attentato di Boston:

"Tra i maratoneti di Boston: cronache dall'inferno"
"Un pensiero fisso"
"Sono arrivata al traguardo e subito dopo è scoppiato l’inferno"
"Heartbreak at the finishline"
"Le strade di Boston"
"Allora come ora e per sempre"
"Boston 2013"

Augusto Mia battaglia

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