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15/10/2016

Il racconto di Michele - Maratona di Berlino 2016: la grande vittoria contro tutte le avversità

RUNNERS&WRITERS
Anno 5 - numero 153
Sabato 15 ottobre 2016

Maratona di Berlino 2016: la grande vittoria contro tutte le avversità

Una notte quasi insonne su uno scomodo treno notturno.
Un via vai di viaggiatori che salivano e scendevano, da ogni stazione, anche a notte inoltrata.
Urli di alcuni passeggeri mezzo ubriachi.
Una viaggiatrice di colore che non aveva il biglietto, e al momento del controllo si mette a piangere. Il controllore, severissimo, le intima di seguirlo, poi non so più niente.
Il cielo che si fa sempre più chiaro, le tende sono troppo piccole per coprire tutto il finestrino.
Lo sferragliare delle ruote sulle rotaie fa da ninna nanna, ma non funziona.
Un inferno.
Finalmente eccoci a Berlino, nella “nuova” stazione (nuova perché più recente: costruita in occasione dei Mondiali Germania 2006; occorsero otto anni di lavori).
Con la mia pesante borsa sportiva cerco subito un posto per fare colazione. L’unico è il McDonalds, meglio che niente. Non fa nemmeno troppo schifo per fortuna: caffè, colazione con uova e pancetta…può bastare. Tanto poi, mangerò più tardi.
Ora bisogna cercare la metropolitana. Ma dov’è? Questa stazione è immensa, distribuita su non so quanti piani. La mossa più intelligente è andare all’ufficio turistico. Seguo le indicazioni e lo trovo senza nemmeno troppa fatica. Lì posso fare facilmente il biglietto, chiedo una pianta della metropolitana e guardo che treni prendere. Uno suburbano e uno sotterraneo. C’è un cambio da fare, ma pazienza: è la strada più veloce.
Senza difficoltà arrivo all’albergo: si trova proprio di fronte all’uscita.
Alla reception.
Meraviglia delle meraviglie: la mia stanza è già a disposizione! Un cliente ha disdetto all’ultimo e quindi non è nemmeno stata usata. Questa sì che è fortuna. Posso andare a sistemarmi, senza dover ritornare per forza nel pomeriggio!!
Stanza piccola, adatta a me. Tiro fuori i documenti che mi servono per andare alla fiera della maratona, attacco alla mia maglietta il pettorale dell’associazione benefica, in favore di Amatrice (teatro di un disastroso terremoto), non perdo tempo e prendo il treno.
Avevo letto sull’e-mail che gli organizzatori si raccomandavano di andare presto, perché saremmo stati in tantissimi (oltre 60.000 iscritti, fra tutte le gare e specialità). Dando loro retta, vengo premiato: non devo nemmeno fare la fila, anzi, alcune postazioni si liberano così velocemente che i volontari devono chiamarci, per evitarci la fila. Ecco fatto, dunque: numero preso, borsa presa….è tempo di fare un giro per gli stand. Alle 11:00 ho un massaggio, ora sono le 09:00 e ho tutto il tempo per girare in tranquillità.
Agli stand c’è di tutto e di più: fra tutti i depliant che prendo, le esperienze che vivo, i sorrisi che distribuisco, mi sento come un bambino in un negozio di giocattoli.
Intorno alle 10:30, incontro un carissimo amico, anche lui presente alla maratona, e rimaniamo a parlare insieme per mezz’ora circa. Gli spiego chiaramente la mia situazione fisica e mentale: non mi aspetto un gran tempo da questa maratona, per vari motivi.
Il tempo scorre e mi devo congedare da lui perché arriva l’ora del massaggio. Me lo fa una ragazza, bravissima. Mi chiede, in inglese, da dove arrivo, le rispondo “SChwitzerland” mischiando inglese e tedesco (per la sorpresa), allora lei inizia a parlarmi in tedesco. Le gambe sono felicissime da quella bella mezz’ora. La saluto con un gran sorriso ed esco.
Poi incontro un mio compagno di stage a Livigno (SO) e con lui giro per gli stand. Essendo infortunato, lui non parteciperà alla maratona. Per consolarlo gli regalo una delle magliette prese agli stand.
Poi ci salutiamo e ci diamo appuntamento per la sera.
Ho voglia di pesce: vado a mangiare in un ristorante che offre solo pesce, vicino ad Alexander Platz.
Voglio vedere dov’è il traguardo. Il lunghissimo viale rettilineo che conduce alla Porta di Brandeburgo sembra non finire mai.
La sera ho una cena con due compagni di club, in un ristorante che devo raggiungere in treno.
Arrivano i miei due amici: la cena è davvero ottima. Le pizze sono fantastiche e anche l’atmosfera lo è. Ci facciamo gli auguri per la gara. Sanno che non sono in perfetta forma, dunque tifano per me perché la finisca. E io faccio altrettanto con loro!

Sveglia! Oggi è il gran giorno, che aspettavo da circa un anno. E’ arrivato. Mi vesto da “guerriero”, mi sento dentro tale. Ho il tifo di diverse persone tutte comode dentro il mio cuore.
Si va alla partenza (devo comprare un altro biglietto perché il pettorale non fa da biglietto).
Treni pieni fino all’inverosimile. In stazioni successive, la gente non può salire, non c’è posto.
Temo di essere in ritardo: per andare a depositare gli zaini si deve percorrere un lungo tragitto, avente lo scopo di mantenere l’ordine. Fortunatamente la fila chilometrica è sempre in movimento e trovo abbastanza facilmente il luogo dove lascio la mia borsa.
Manca oramai solo mezz’ora alla partenza. Ai blocchi, forza! Il mio è il B.
Stanno per partire gli “Handbike”. Dopo toccherà a noi.
Intanto che aspetto, mi guardo intorno: oggi il mondo si è riunito qui.
J mi arriva da dietro e mi abbraccia. Di nuovo: in bocca al lupo.
Eccoci ai nastri di partenza: oltre 42.210 persone.
La musica di “Momenti di Gloria” precede gli ultimi minuti prima della partenza. Sì, questi sono proprio momenti di gloria, gloria vera.
Ecco che arriva il momento…..3…..2…..1… viiaaaaaa!!!!!!
Il pubblico già ci supporta vigorosissimo. Lo stradone è larghissimo c’è posto per tutti noi. Sento un’enorme forza nelle gambe, la maratona andrà meglio che a Losanna (mi dico). Già mi vedo felice felice a raccontare dell’evento ai miei amici.
Tantissime bandiere, il mondo è qui.

Lunghissimo rettilineo per 2,5 km. Intorno al 5 riconosco con piacere la zona dove la sera prima avevo cenato. Ad ogni punto di ristoro afferro da bere, cerco di essere garbato e non buttare mezzo contenuto per terra (o sul mio viso). Le banane sono di rigore. Dall’alto svetta sempre l’antenna di Alexander Platz, la si vede da diversi punti. Il panorama non mi piace tantissimo: troppi palazzoni, meglio lo stile mignon svizzero al quale sono oramai abituato. Ma che bello vedere Berlino piena di noi che corriamo, del pubblico che partecipa con noi, strade in genere intasate dalle auto, oggi tutte per noi. Avevo visto un professionista ai lati della strada dopo pochi km. Si era già arreso.
Battuto!

Visito di corsa una Berlino nuova, fuori dai soliti percorsi turistici. Questo è il bello di una maratona. Alla mezza passo in 1:21. Bene, meglio che a Sarnen, ma si può ancora migliorare. Coraggio, dunque.
Sul terreno sono segnate delle linee blu: le voglio seguire il più possibile perché indicano esattamente la distanza di 42,195 km. E’ la prima volta che vedo un’indicazione così. Grande Berlino!
Ogni 5 km i nostri tempi vengono registrati. Io, mentalmente, mi dico 5…4…3…2…1 per aiutarmi a sentire la maratona meno lunga di quanto è.
Marco mi vede due volte: FORZA MICHELINO!!!

Arrivo al 35 km. Qui le forze diminuiscono: le gambe iniziano a farmi male, le sento contratte e pesanti. Meglio marciare un po’. Voglio assolutamente finirla questa maratona, dovessi camminare fino alla fine. Un km di marcia e poi corro di nuovo, ancora marcia. J mi supera, vedo la sua schiena allontanarsi. Tanti altri corridori si ritirano. Io non voglio, voglio restare in carreggiata.

Corro. Ancora marcia.
Un atleta mi batte velocemente una mano sulla schiena per incitarmi.
Grazie!

Non vedo l’ora di vedere la Porta di Brandeburgo. Sembra si sia volatilizzata, non si vede mai.
Km 40. Forza ché siamo quasi arrivati.
Ma non vedo ancora la Porta.
Non è che l’hanno spostata???

Marcia di nuovo. Ancora un po’ di corsa. Giriamo a sinistra.
Ecco la Porta finalmente.
Coraggio.
Ecco il tappeto blu.

Evviva!!!!
Alzo le braccia al cielo, sono sul traguardo!!!
Lo taglio!!!

Ce l’ho fattaaaaa!!!!! Ecco l’ottava maratona portata a terminare
Abbraccio con J che mi ha aspettato sul traguardo. Siamo felicissimi, tutti e due. Andiamo a farci scattare le foto. E camminiamo molto lentamente fino all’uscita, ove ci congediamo.
Il taglio del traguardo ha distrutto tutte le cattiverie che mi sono state tirate quest’anno. Oggi l'avversità è andata distrutta, sono più forte. Ho le gambe a pezzi, non ho il Personal Best ma sono contento: quella di oggi è stata una gara sofferta, contro tante tristezze, tanta gente che mi ha maltrattato quotidianamente, contro insoddisfazioni…. Il taglio del traguardo è stata una mannaia per loro. Tutte distrutte, a pezzi, morte, cadute a terra.
Michele ritorna, ha vinto ancora.

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Michele Brugnatti

Italiano, da aprile 2011 sono residente in Svizzera (e perfettamente integrato), appassionato maratoneta da settembre 2012, da settembre 2013 allenato da Orlando, da gennaio 2015 scrittore e traduttore multilingue, da febbraio 2020 responsabile marketing presso www.smrun.ch
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www.michelebrugnatti.com



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