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24/02/2017

Il racconto di Andrea - Le lepri di Russi

RUNNERS&WRITERS
Anno 6 - numero 154
Mercoledì 22 febbraio 2017

Le lepri di Russi

“Buongiorno a tutti e benvenuti a Russi alla Maratona del Lamone targata anno 2016. Quest'anno gli organizzatori sono certi che in campo maschile sarà realizzato il nuovo primato grazie alla presenza di tre atleti keniani di valore mondiale. Sentiamo cosa ha da dire in merito il rappresentante della società organizzatrice.”

Lo speaker inizia così la sua cronaca della giornata di sport. In rappresentanza degli organizzatori sale sul palco Bruno, prende il microfono e dice: “Buongiorno a tutti e benvenuti a Russi. Come annunciato da Danny, il nostro speaker, quest'anno abbiamo alla partenza Thomas Kebot, che come molti sapranno ha corso per ben 3 volte la distanza della maratona sotto le 2 ore e 6 minuti. A tenergli compagnia ci sono altri due keniani, entrambi ventunenni, che esordiscono oggi sui 42 chilometri ma che vantano tempi inferiori all'ora nella mezza maratona. Sono qui per misurare il grado di preparazione in vista di una importante maratona internazionale. I due esordienti faranno da lepre a Kebot per almeno trenta chilometri, come riportato sui giornali in questi giorni, poi ciascuno correrà solo per sé. Ci aspettiamo un tempo inferiore alle 2 ore e 10 minuti, tempo che abbasserebbe sensibilmente il record della nostra gara. Concludo qui per non annoiarvi e auguro a tutti, atleti e spettatori, un buon divertimento.”

Mancano circa trenta minuti alla partenza e mentre lo speaker continua a svolgere il suo compito fornendo numeri e dati sulla gara che partirà tra non molto, elencando le caratteristiche degli atleti più forti e ricordando episodi degli anni precendenti, nella piazza dove sono previsti partenza e arrivo e nelle strade limitrofe fervono i preparativi dei maratoneti. C'e chi sta effettuando il riscaldamento, chi sistema il pettorale sulla maglia, chi si sta spalmando pomate antiabrasione, chi controlla l'allacciatura delle scarpe per evitare brutte sorprese durante la gara.

E' presente anche un pubblico numeroso composto da appassionati, parenti dei concorrenti che daranno vita alla maratona e atleti che per vari motivi hanno preferito evitare di correre i quarantadue chilometri e spicci e che si cimenteranno nelle gare di contorno. Quando mancano circa dieci minuti all'inizo della gara e quasi tutti gli atleti sono schierati nel settore di partenza, due uomini si avvicinano alla postazione microfonica per segnalare la presenza di una borsa sospetta proprio sotto l'arco di arrivo. Immediatamente lo speaker chiede a tutti coloro che si trovano nelle vicinanze dell'arrivo di allontanarsi fino a quando non sarà verificato il contenuto ed esclusa la pericolosità della borsa segnalata. I vigili urbani e i carabinieri presenti per assicurare l'ordine pubblico si avvicinano titubanti e incerti su cosa fare. Mentre discutono su come procedere si avvicinano due concorrenti che dichiarano: “Questa borsa è nostra e dentro non c'è nulla di pericoloso”. Un carabiniere chiede loro di aprirla e di mostrare il contenuto. Senza indugio il più giovane dei due apre la cerniera e, tra lo stupore di chi sta osservando, estrae un paio di forbici da sarto, un coltellino a lama seghettata, un paio di forbici da elettricista, uno da potatore, una sega da ferro e altri strumenti da taglio.
Alla logica domanda: “Cosa ci dovete fare con questi attrezzi? Quali sono le vostre intenzioni?” i due rispondono in coro: “E' la prima volta che partecipiamo ad una gara di corsa e non conosciamo le regole. Siamo a conoscenza del fatto che per terminare la maratona bisogna tagliare il traguardo. Abbiamo chiesto di quale materiale è fatto un traguardo ma nessuno ha saputo o voluto risponderci. Tutti gli interpellati ci hanno guardato come se fossimo matti e qualcuno si è anche messo a ridere a crepapelle. Quindi abbiamo portato questi strumenti sperando di avere preso anche quello giusto. Non vogliamo vanificare tutti i nostri sforzi trascurando questo importante elemento”.
Con calma viene loro spiegato in cosa consiste il “taglio” e cosa è il “traguardo” e questo crea un certo imbarazzo nei due. La borsa viene presa in custodia da uno degli organizzatori e dalla postazione microfonica viene comunicato il cessato allarme e l'ordine agli atleti di portarsi alla partenza.
Quando, dopo pochissimo tempo, tutti i maratoneti sono al loro posto lo starter esplode il classico colpo di pistola per dare il via alla corsa.
Mentre chi si trova in testa al gruppo scatta immediatamente, coloro che stanno a metà o in fondo al plotone, devono pazientare qualche istante prima di poter iniziare a correre e, appena lo fanno, chi li osserva capisce che il vincitore non va ricercato tra di loro.
Dopo appena due chilometri i tre keniani hanno già distanziato tutti gli altri di parecchi metri. Quei pochi che alla partenza hanno tentato di restare nella loro scia, dopo poche centinaia di metri hanno dovuto rallentare per non bruciare in pochi chilometri le energie necessarie a completare la gara, mantenendo comunque un buon ritmo.
Al quinto chilometro il terzetto transita in 15' e 30”. A fare l'andatura ci sono le due lepri, Masai e Kipkorir, che procedono appaiate, mentre Kebot segue a circa un metro di distanza.
Dalle espressione dei volti si capisce che stanno correndo in scioltezza come se, anziché in una gara, fossero impegnati in un buon riscaldamento. Gli immediati inseguitori, un gruppetto di quattro atleti, transitano con 55” di distacco. Senza la presenza dei tre davanti, tutti avrebbero indicato loro come i favoriti per la vittoria finale.
I tre formidabili atleti proseguono la loro corsa con ritmo regolare facendo registrare 30' 56” al decimo chilometro, 46' 03” al quindicesimo, 1h 02' 08” al ventesimo, 1h 17' 33” al venticinquesimo e 1h 32' 44” al trentesimo. I quattro inseguitori sono ancora insieme e il loro distacco, al passaggio del trentesimo chilometro, è di 5' 38”.
Al trentaduesimo chilometro Kebot rompe gli indugi e passa in testa incrementando sensibilmente il ritmo e, nei tre chilometri successivi, fa registrare dei parziali di 2' 58” ad ogni mille. Gli altri due rispondono senza apparente difficoltà.
Quando i tre keniani hanno da poco superato il trentacinquesimo chilometro, lo speaker in piazza interrompe improvvisamente la cronaca sportiva e annuncia: “Pare che in prossimità del chilometro 24 sia accaduto un episodio grave ed inquietante: sembra, e uso il condizionale perchè non abbiamo ancora conferme certe, che un uomo abbia esploso due colpi di arma da fuoco, probabilmente un fucile da caccia. Non sono segnalati feriti. Appena ci saranno notizie più precise ve le riferirò.” Dopo l'annuncio riprende la cronaca della gara.
Kebot e i due compagni hanno continuato su ritmi proibitivi per tutti gli altri concorrenti restando uniti fino al penultimo chilometro quando prima Masai, poi Kipkorir si staccano. Applaudito da tutto il pubblico Kebot vince con il tempo di 2h 09' 25”, precedendo Kipkorir di 18” e Masai di 22”.
“Nuovo record della corsa. Tempo strabiliante per la maratona di Russi. Oggi abbiamo avuto addirittura tre atleti che hanno chiuso sotto le 2h e 10'. Gli organizzatori saranno soddisfatti.” Lo speaker, euforico, sta evidenziando diversi aspetti della corsa dei tre keniani quando viene interrotto da un addetto dell'organizzazione. Dopo aver ascoltato annuncia: “Mi hanno appena confermato che qualcuno ha sparato nei pressi del chilometro 24. Si tratta di un uomo di 30-35 anni che è stato immediatamente bloccato. Fonti attendibili ci segnalano che attualmente si trova sotto custodia presso la caserma dei carabinieri di Bagnacavallo.”
Mentre a Russi si susseguono incessanti gli arrivi e lo speaker continua la sua cronaca intrattenendo con sapienza gli spettatori, a Bagnacavallo, nella caserma dei carabinieri, si attende l'arrivo del giudice che dovrà interrogare l'uomo che ha sparato. Al fermato, che ha dichiarato di non avere legali di fiducia, è stato assegnato un avvocato d'ufficio, che si è presentato alle 13 in caserma per parlare con l'assistito. Si tratta dell'astro nascente del foro, il ventinovenne Gian Pier Francesco Maria Distante Dalla Rovere, che, per fare esperienza, accetta tutti gli incarichi come legale d'ufficio che il poco tempo libero gli permette.
Alle 15 in punto arriva anche il giudice Fernando Ingargiulo e, dopo pochi minuti, ha inizio l'interrogatorio in una stanza della caserma.
“Siamo qui per stabilire i motivi che l'hanno indotta a sparare. In base alle risposte che mi darà e delle quali verificherò la veridicità sentendo i testimoni, deciderò se rimetterla in libertà con una semplice multa oppure rinviarla a giudizio con le accuse che eventualmente deciderò. Bene, iniziamo. Mi dica nome e cognome”. Con queste parole il giudice passa la parola all'imputato che risponde:

“Franco Tiratore”.
“Franco Tiratore? Cosa fa? Il politico?”
“No...no.. sono oo..oooperatore e..eeeco.........logico”.
“Non capisco cosa c'è di logico a fare l'operatore eco. Tra l'altro non so proprio cos'è”.
Interviene l'avvocato per chiarire:
“Il mio assistito mi ha confidato che sotto stress diventa balbuziente. Intendeva dire che svolge l'attività di operatore ecologico, ossia spazzino o netturbino che dir si voglia”.
“Ah! Ora ho capito. Procediamo. Nato?” chiede il giudice.
“Si” risponde prontamente Franco facendo spazientire il giudice:
“Che è nato è evidente. Voglio sapere la data.”
“Mi scuuu...si. Venti marzo 1981”.
“Dove?”.
“In oo...ospedale”.
“La smetta di scherzare con me se non vuole finire male. Mi dica la città dove è nato”.
“Faenza”.
“Mi può dire perchè ha sparato?”

L'avvocato chiede ed ottiene dal giudice di poter parlare in sostituzione di Franco e spiega:
“Il mio assistito è un cacciatore, da diversi anni in possesso di regolare licenza. Nonostante metta un notevole impegno in questa disciplina non ha ancora ucciso il suo primo animale. Ogni volta che punta una preda e spara, il colpo va a vuoto. Per questo motivo gli amici cacciatori lo hanno soprannominato “Cannastorta” e questa cosa a lui non piace per nulla. Qualche giorno fa un articolo di un quotidiano locale ha attirato la sua attenzione: si parlava della maratona di oggi e si faceva riferimento alla presenza di due lepri che avrebbero aiutato un fortissimo atleta. Ha chiesto spiegazioni ad alcuni amici podisti, esperti di atletica, che gli hanno confermato, su sua richiesta, che le lepri avrebbero corso sulla strada senza fare balzi laterali, che avrebbero preceduto di pochi passi l'uomo al comando della gara almeno fino al trentesimo chilometro e che non si sarebbero spaventate a causa della presenza di persone e tantomeno sarebbero fuggite. Ha pensato che questa era l'occasione buona per riempire finalmente il carniere e si è appostato nei pressi del chilometro 24. Quando ha visto transitare i tre keniani ha pensato che fossero tre che correvano casualmente sul percorso, ma dopo il transito di circa 20 concorrenti gli è venuto il dubbio di essere stato vittima di uno scherzo e che di lepri non ne avrebbe viste. Non sapeva che le “lepri” erano i primi due africani. Preso dallo sconforto ha volto lo sguardo in alto notando due tortore appoggiate su un ramo a non più di cinque metri da lui. Ha rapidamente imbracciato il fucile e sparato i due colpi disponibili colpendo in pieno alcuni rametti e diverse foglie mentre i due uccelli fuggivano spaventati. Non ha avuto modo di spiegare il gesto ai presenti perchè due energumeni che stavano vicino a lui lo hanno colpito immediatamente con un paio di pugni e alcuni calci, per poi immobilizzarlo e chiamare le forze dell'ordine. Questo è tutto. Ritengo che la pena giusta in questo caso sia una piccola sanzione per avere sparato a ridosso di una strada.”

Il giudice, dopo avere ascoltato tutti i testimoni convocati e ricevuto conferma su quanto affermato dall'avvocato difensore, decide di multare Franco e gli consiglia di rinunciare alla licenza di caccia e, contemporaneamente, di vendere il fucile.
“Mi pare che manchi la stoffa del cacciatore, quindi meglio rinunciare ad un'attività che, da quanto ho udito, ha portato solamente cocenti delusioni e guai. Ora può andare”.

Il giudice licenzia così Franco, poi, rivolto al legale e ai carabinieri presenti, chiede:
“Non ho capito una cosa di questa faccenda: che fine hanno fatto le lepri? Perchè ad aiutare quello che poi ha vinto c'erano due atleti? Forse sono loro che hanno catturato i due animali per prenderne il posto? E chi è stato ad istruire le due bestioline a correre piano, sempre sulla strada, seguendo un percorso stabilito? Qui ci sono tutti i presupposti per aprire una inchiesta”.

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Andrea Menegon Tasselli

Nato nel 1958 a Lugo di Romagna dove vivo tuttora, di professione bancario, podista da molti anni. Da circa tre anni scrivo racconti che toccano vari generi (umorismo, giallo, fantascienza) con la speranza che a qualcuno piacciano, conscio comunque di essere scrittore molto dilettante.
Le mie "opere" si trovano su questi siti:
http://www.braviautori.com/andrea-menegon.htm
http://www.lopcom.it/Monografie/andrea-menegon-tasselli1



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