anno 2013

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12/01/2013

Pizzowhat di Correre - Numero 339 - Gennaio 2013 - Il doping e il ciclismo

PIZZOWHAT
Numero 339
Gennaio 2013

Il doping e il ciclismo


Caro Orlando,

non capisco il motivo per cui il mondo dell'atletica disprezzi in tal modo il ciclismo e i suoi appassionati. Ti faccio due esempi. Qualche mese fa sulle pagine della vostra rivista ho letto che "a confronto del ciclismo il purgatorio è un luogo di vacanza". Non mi ricordo l'autore di tale poesia, ma mi ha lasciato talmente di sasso che per un po' non ho più comprato Correre. L'altra cosa che non mi va giù è che durante le telecronache dei vari meeting (non me ne perdo uno) il buon Bragagna parla con disprezzo dei ciclisti prima squalificati per doping e poi vincitori di grandi competizioni (ultimo caso le Olimpiadi di Londra). Peccato che, elencando i partenti delle varie batterie di ogni specialità, dalla velocità al mezzofondo fino alla maratona, per non parlare del settore lanci, anche lì ci sia sempre qualcuno che ha subito la stessa sorte. Ah già, per loro si tratta di peccati veniali (parole del telecronista). Ora, come avrai capito, sono un appassionato di ciclismo, nonostante non l'abbia mai praticato a livello agonistico, ma lo sono anche dell'atletica e in maniera forse superiore. Per questo non capisco questi commenti verso il mondo delle due ruote. Certo, il ciclismo ce ne ha messo molto del suo per arrivare a rendersi poco credibile, ma ritengo che oggi sia lo sport più controllato. Chi è senza peccato scagli la prima pietra e non mi sembra che il mondo dell'atletica sia così immacolato da giustificare tali atteggiamenti. In fondo si tratta di sport simili, dove alla base di qualsiasi risultato c'è tanta fatica. Non penso ci sia differenza tra una goccia di sudore versata in Central Park o sui tornanti dello Stelvio. Il dolore provocato dall'acido lattico sul pavè della Roubaix o sui muri del Fiandre è lo stesso che si prova nel rettilineo finale di un ottocento tirato alla morte. Non stiamo parlando di calcio...
Con l'occasione porgo distinti saluti.

Angelo Mangili



E’ facile cadere in luoghi comuni quando si deve puntare il dito verso chi ha peccato, e nel mondo dello sport i peccatori di doping potrebbero riempire un girone dantesco. Lì si troverebbero tanti atleti di ogni disciplina e specialità. Non si è più in grado di affermare che ci sono sport esenti dal doping, e non è possibile fare una distinzione su chi sia meno peggio. Il luogo comune porta a pensare che i ciclisti siano i più attivi in quest’ambito e si trova sempre chi racconta aneddoti vari. Il mio è stato piuttosto impressionante: un genitore di un figlio poco più che quindicenne ha suonato alla porta di casa per avere una consulenza. Non ho alcuna esperienza tecnica di ciclismo se non per qualche duathlon sostenuto nei primi anni novanta, e risale ad allora questa mia situazione. Il genitore non cercava un allenatore, ma aveva bisogno di sapere cosa potesse assumere suo figlio per “andare meglio”. Non credo cercasse da me il nome di qualche integratore; con la sua abile dialettica mi aveva fatto intendere che quella era roba da poco. Suo figlio doveva essere ricompensato in qualche modo per l’impegno profuso, perché nonostante gli sforzi non andava forte come i suoi compagni («Che certamente prendevano qualcosa che mio figlio non aveva mai assunto» affermava).
Da allora di acqua ne è passata sotto i ponti, molto spesso la stessa, arrivata al mare, evaporata, di nuovo depositata in neve sulle montagne e sciolta a primavera. Mi sembra sempre la stessa acqua, mi sembra sempre limpida e io spero sia sempre ancora naturale. Forse perché sono ingenuo. D’istinto credo che nessuno abbia interesse a sporcarla, visto che la vogliamo bere tutti, ma poi noto che altri preferiscono quella imbottigliata, e allora mi chiedo perché.
Io sono sempre stato appassionato di ciclismo, è il mio primo amore (terzo alla fase comunale dei Giochi della gioventù nel 1972) e ancora lo seguo con passione nonostante una mia minaccia. A un amico giornalista sportivo dissi che se lo spettacolo di potenza ed eleganza di un ciclista che aggrediva i tornanti di una tappa di montagna fosse stato virtuale, avrei smesso di seguire il ciclismo. Quel corridore con la faccia d’angelo non poteva essere amico del diavolo. Ma anche quel ciclista un giro all’inferno l’aveva fatto. Nonostante quella minaccia, il ciclismo lo seguo ancora, con sempre tanta passione perché sono convinto che la situazione stia cambiando. Ci sono sempre gli amici del diavolo, ma mi sembra siano sempre di meno. Spero che gli angeli vincano sui diavoli, in ogni disciplina, e che il paradiso prevalga sull’inferno.
Per fortuna non ho più avuto genitori che mi contattano per le consulenze ai loro figli. Sono però il genitore di una ragazza innamorata (fidanzata) di un ciclista russo, e quando lo osservo ho sempre il timore che possa essere tentato anche lui dal diavolo. Sarebbe un peccato perché è bravo (ragazzo), forte e corre con tanta passione, come penso facciano tanti altri. E come ci auguriamo noi, sempre appassionati di sport nonostante tutto, con la speranza che rimanga bello come l’abbiamo sempre immaginato e vissuto.

Orlando


Commenti


doping e ciclismo
ciao,io sostengo che in tutti gli sport professionistici ci siano atleti dopati. abbiamo esempi nel calcio,nello sci,nel tennis,nell'atletica. il ciclismo è l'unico sport in cui è stato introdotto il passaporto biologico e la reperibilità dell'atleta 24 ore su 24. rappresenta quindi lo sport piu' controllato in assoluto ed è evidente che se controllano alla fine beccano!! ciao luca
lucagalliani@teletu.it il 23/01/2013 17:35


"Non stiamo parlando di calcio...?"
Sul commento di Angelo Mangilli. Io sono appassionato di ciclismo (sempre meno), di atletica, di calcio... Davvero non riesco proprio a capire, dopo tutto quello che è successo in questi anni e in questi ultimi giorni, come si possa fare un commento come "Non stiamo parlando di calcio..." senza vergognarsi di ciclismo e atletica - o anche nuoto. Un po' meno di invidia non guasterebbe. E un po' più di umiltà: non sarà un caso se il calcio è infinitamente più popolare del ciclismo o della corsa. Non so se avete figli. Preferiscono giocare a pallone o correre correre correre...? P.S. Mi alzo quasi ogni mattina presto per andare a correre. Ma è igiene, è cura della salute. Il calcio è allegria. L'atletica e il ciclismo no: vedi Schwazer.
luigi.antonini@bluewin.ch il 21/01/2013 23:48


commento in un post
avevo già preso lo spunto dalla rivista cartacea e ho costruito il post 13/01, al top nelle visite della settimana!
ora ci ho aggiunto i link al testo completo: grazie per il supporto!
vivian.enrico@gmail.com il 20/01/2013 10:37


doping e ciclismo
Io credo che la differenza fondamentale sia nel fatto che anche a livello amatoriale il ciclismo è devastato dal doping. A Pavia la scorsa estate hanno messo sotto accusa 26 amatori che son stati pizzicati a far pesante uso di doping. Non escludo che nel podismo ci sia qualche mela marcia anche tra gli amatori, ma penso che ci sia una grande differenza quantitativa. E' un dramma per chi pratica ciclismo "pulito", tanto più per i giovani.
luca.manto@ala-assicurazioni.it il 14/01/2013 11:37

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