anno 2013

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09/03/2013

Pizzowhat di Correre - Numero 341 - Marzo 2013 - Quel muro che non crolla... lettera al direttore

PIZZOWHAT
Numero 341
Marzo 2013

Quel muro che non crolla... lettera al direttore


Caro Orlando,

mi permetto di dissentire parzialmente da quanto espresso da Daniele Menarini nell'articolo “Quel muro che non crolla” su Correre di gennaio.
Dico parzialmente perchè quando sostiene l'inutilità di trattare in malo modo il "volontario" di turno, mi trova perfettamente d'accordo, la maleducazione fa passare dalla parte del torto anche chi avesse ragione.
Ciò detto veniamo alla sostanza :
le maratone (e le mezze) sono diventate per gli organizzatori (come le granfondo ciclistiche) un business e stop. Non mi si venga a dire che lo fanno perché ispirati da passione o che, da benefattori, si fanno carico di far correre la gente.
Gare che richiedono 30 euro di iscrizione se ti iscrivi un anno prima fino a 70-100 euro se ti iscrivi quando sei veramente sicuro di poterle fare che senso hanno? (io non ho la certezza e neanche Lei di essere vivo al 17 novembre 2013 ad esempio).
Quindi, facendo tutti gli scongiuri del caso, secondo Lei non deve inalberarsi chi, pagando 30 euro un anno prima, poi non trova la taglia che, tra l'altro, ha "ordinato" con la scheda d'iscrizione ?
Se nel mio lavoro io mantenessi questo "standard" mi avrebbero licenziato con ragione anni or sono.
Però in un certo senso Menarini ha ragione, non serve inalberarsi, il mercato in questo caso lo fa chi fruisce del servizio... per cui ... basta non iscriversi più.
Personalmente inviterei tutti a smettere di farsi prendere in giro e pagare cifre astronomiche per poter dire al lunedì in ufficio... ho corso la maratona.
Gratificare e soddisfare un po' di autostima.
Certo se vai in ufficio e dici: "sapete... ieri sebbene vada per i 52 anni ho fatto il personale sui 1500... sono sceso sotto i 4'30"… verrai ignorato o riceverai qualche... Embé???? Cosa vuoi che sia un chilometro e mezzo? Mentre se fai una 100 km in 16 ore sei un mito, ma sei un mito per una massa di ignoranti nell'accezione più pura del termine ossia ignorano la materia.
Quella 100 km avrebbero potuto farla anche loro... il 1500 sinceramente no.
Per cui direi ai maratoneti lamentosi: non prendetevela con i volontari, con gli organizzatori ecc., prendetevela con Voi stessi.
Andate a correre quelle belle gare domenicali ed infrasettimanali dove con 5 euro prendete una bottiglia di vino all'iscrizione, un ristoro al termine e magari un premio di classifica o correte quei bei 10000 in pista normalmente gratis (se vi piace andare lungo) magari provate a scendere sotto i 40', cosi' si impariamo a correre un po' meglio e non a trascinarsi, tra l'altro evitando molti infortuni.
Se poi il fascino dei 21.097 o dei 42.195 e' impossibile da ignorare, mi pare che tutti ormai abbiano un bel satellitare... quando arrivate al chilometraggio... stoppate il crono ed e' gratis.
La maglia tecnica, lo scaldacollo o quant'altro, quando serve ce lo andiamo a comprare ma almeno non paghiamo i premi a quelli che già vengono pagati per correre.
Comunque, per chiarezza, anch'io ho sulle spalle un po' di "roba" lunga, la migliore e' stata una 50 km in pista (125 giri... criceti) in 3 ore e 37 attuale record astigiano assoluto sebbene fatto da un master costo iscrizione = 0.
Divertimento tanto (tralascio il premio perchè non e' per quello che noi mortali le cui ripetute medie ricordano nei tempi solo lontanamente l'andatura maratona della nostra straordinaria Valeria, corriamo).
Quanto sopra non pretende pubblicazione o altro, vuole solo esprimere come, anche se in corpo girano le endorfine della corsa, si possa ugualmente ragionare.
Un caro saluto

Ezio Saracco




Quanto scritto da Daniele sul numero di gennaio mi trova pienamente d’accordo, ma io non faccio testo perché del podismo mi è rimasto solo il piacere della fatica. Non partecipo a competizioni e non voglio portare a casa medaglie, magliette, bottiglie, salumi, pasta, pelati e caffè. Sono un minimalista e vorrei la casa vuota; quello che mi serve lo compero al supermercato, e ciò che non uso lo regalo. Delle cinquecento coppe che ho vinto, me ne sono rimaste sei, in garage. Tutto il resto regalato. I due piatti vinti a NY sono nelle scatole azzurre, avvolti nel panno Tiffany. Saranno da lucidare?

E sono pienamente concorde con quanto scrivi tu. Se torno indietro di qualche anno, la partecipazione ad una competizione mi entusiasmava, tanto che le emozioni salivano in gola giorni prima. E al di là della medaglia, portare a casa la maglia della partecipazione era un vanto. Le ho anche comperate: 1700 lire la maglietta dei campionati italiani allievi (1975) e 2300 quando ho corso la mezza maratona juniores attorno allo stadio Franchi, a Firenze (1976). Era il periodo in cui avevo comperato le Racer chiodate nere e rosse dell’Adidas a 23000 lire (sei settimane del mio salario di panettiere), e per abituarmi ad usarle senza sporcarle, camminavo sul tappeto di casa, ma solo quando la mia mamma era a lavorare!
Se le magliette me l’avessero date di una taglia diversa dalla mia, le avrei comperate lo stesso, perché allora potevo solo crescere: 42 chili a 17 anni, in linea per essere scartato alla visita militare.
Con lo spirito di allora, adesso non accetterei facilmente che la maglietta che consegnano alle maratone non fosse della mia taglia. Ho sempre sofferto questa sorta di sopruso. In occasione delle manifestazioni internazionali come Olimpiadi, Giochi del Mediterraneo, Universiadi, il Coni distribuiva il materiale di rappresentanza, da ritirare presso la propria Federazione, a Roma. Quando passavo io, nella valigia contrassegnata dal mio nome trovavo delle taglie assurde, quasi sempre della corporatura di Montelatici, lanciatore di peso, e di peso almeno doppio ai miei sessanta chili. Mi veniva risposto che ero passato troppo tardi, dopo di tutti, e quindi prendevo ciò che restava! Sfigati i maratoneti, visto che la loro gara è l’ultima del programma.
Hai ragione a far notare che gli organizzatori richiedono che sulla cedola d’iscrizione sia riportata la taglia della maglietta. Ma come mai non la si trova se si passa all’Expo sabato sera? Credo che la risposta sia semplice. Gli sponsor che consegnano agli organizzatori il materiale, inviano imballaggi di mille maglie, che a loro volta sono spedite dai laboratori che producono e stampano l’abbigliamento. Questi imballaggi comprendono una gran percentuale taglie medie e large, ma anche una parte di small, extra small, XL e XXL. Nell’approntare i pacchi gara si devono inserire anche le taglie estreme, che restano in fondo all’imballaggio. Difficile piazzare queste rimanenze, che non si possono rifiutare perché all’organizzatore vengono conteggiate come materiale di sponsorizzazione, che a volte paga anche se con un quota marginale rispetto al costo reale.

Concordo con te anche per la corsa in solitaria, ma va bene per chi si basta e trova nell’andare da solo la gratificazione essenziale della corsa: un dialogo interno, così piacevole da far perdere il senso del tempo. Con trenta tra cardio e cronometri, da mesi non uso l’orologio: quando parto butto l’occhio all’orario sul campanile del paese e così, se mi ricordo, anche quando arrivo. Ma non posso rinnegare le emozioni che vivevo nel competere, l’entusiasmo del partecipare, sensazioni che tanti continuano a provare, con o senza di me. E per quanto si solleciti la gente a boicottare i grandi e costosi eventi, questi fanno sempre e comunque il pienone.

Orlando

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Commenti

dico la mia

è sicuramente vero che ormai le gare sono diventate dei veri e propri business, ma sperare di contrastare questo fenomeno non partecipandoci non mi sembra fattibile. E' sicuramente vero che 21 km o 42 km sono sempre gli stessi sia in gara che in un'uscita solitaria, ma l'emozione della competizione, della sfida, della partecipazione ad eventi con migliaia di persone intorno non è riproducibile in nessun altro contesto che non sia la gara. E per chi da importanza al cronometro è risaputo che "l'effetto gara" consente di accedere ad energie psico-fisiche difficilmente utilizzabili in allenamento. Una soluzione fattibile per cercare di contrastare il business delle corse potrebbe essere cercare di selezionare un minor numero di gare dando così più importanza alla preparazione
marcomenche@hotmail.com il 13/03/2013 09:36

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