Running Service - Allenamento, tabelle e corsa - Winning Program S.a.S.

Per tutti quelli che amano correre

Tutta l'esperienza e la passione di una vita di corsa.
Io apro le strade che gli altri percorrono

aprile 2012

19/04/2012

Dubbi e paure

L’avevano soprannominato Gesù Cristo. Le gote contornate da una peluria rada e scura sembravano ancora più scavate, i capelli lunghi gli scendevano quasi fin sulle spalle. Del Cristo aveva l’aspetto sofferente, ma era Pasqua e sarebbe dovuto essere un giorno di festa.
Per me non lo era e neppure per lui. Per me era giorno di lavoro: di lì a poco dovevo uscire, sotto la pioggia, per accompagnare i podisti a correre in pineta. Lui non gioiva perché la sua squadra aveva perso in casa la partita della sera prima. Seduto vicino alla macchina del caffè, stava solo e pensava. Era indifferente a ciò che si muoveva attorno a lui, ed il suo sguardo, rivolto all’unica cosa che stava sul tavolo - una tazza di caffè - faceva intendere che i pensieri vedessero cose che noi, in quella sala colazione, non captavamo. Probabilmente riviveva la partita della sera prima, forse pensava a cose sue, o a tutt’altro. Non sembrava felice, o forse era solo un ragazzo timido, oppure riservato, come potevano far intendere i suoi occhi profondi.
Quella mattina facevo colazione con la famiglia, le mie figlie sorridevano per il soprannome che gli avevano dato ed erano contente per aver avuto il suo autografo. Quarantotto ore prima né loro né io sapevamo chi fosse quel giovane, e così come lo avevamo incrociato, lo abbiamo lasciato, ognuno a proseguire per le proprie strade.
Pochi giorni dopo Pasqua, dopo quell’incontro occasionale in un albergo di Tirrenia, sede dei miei stages di primavera e punto d’incontro del pre-partita del Livorno Calcio, la popolarità di quel giovane è arrivata in casa con la forza devastante che solo le tragedie hanno. E tragici sono tutti gli eventi che lasciano a terra un corpo inerme, abbandonato dalla coscienza e dalla volontà. E fa tanto più male quanto più quel corpo ha una vita ancora da usare.
In quell’hotel di Tirrenia mia moglie aveva sussurrato, pochi giorni prima, che quegli atleti erano tutti molto giovani, persone con il bel vantaggio di poter vivere, e tanto. Di cose da scoprire è piena la vita di un giovane, tanto più quando sta passando un momento bello come quello di uno sportivo professionista; perché lo sport, seppur lavoro, è sempre un sogno per un giovane.
La morte è molto più inquietante quando a cedere è un atleta, una persona forte, allenata, preparata. La paura ci assale quando un evento così tragico colpisce un soggetto controllato sotto ogni aspetto fisico, e ci si chiede inevitabilmente se quanto è successo a lui potrebbe capitare a sé stessi.
Sapere che l’Italia è all’avanguardia nei controlli sanitari sugli sportivi non ci dà completa serenità. Gli scienziati che tutelano la nostra salute riferiscono che le indagini cui siamo sottoposti quando si fa la visita di idoneità agonistica non forniscono la certezza assoluta dall’esclusione di un incidente fisico improvviso. Anche se le probabilità che il nostro corpo ceda sotto sforzo sono molto limitate, ridotte al minimo.
E per questi flebili timori dovrei smettere di praticare sport? Dovrei rinunciare al benessere fisico e mentale che consegue ad una faticosa sudata? Una sorta d’istinto di sopravvivenza mi spingerebbe a dire di si, ma sento che non ne sono capace. Sarebbe una rinuncia molto forte, più vitale del rischio cui vado incontro, e mentre sto sbuffando lungo un’erta salita, sento che i dubbi naufragano nelle poche gocce di sudore che colano lungo il viso. La paura non si diffonde, viene anzi respinta.
Potrei rinunciare alle tante positive sensazioni che la fatica di una corsa mi fa sentire? No. E non riesco neppure ad impormi di andare piano, di non stressare il corpo, di risparmiare il cuore. Il piacere dello sforzo prevale, e nei miei pensieri scorrono le immagini di Morosini, che prima di cedere ha reagito una, due, tre volte. Non si è arreso, si è rialzato, ha cercato di continuare a correre, perché… era così bello e così importante correre…


Orlando



Allegati

Commenti

DUBBI E PAURE

Hai ragione, caro Orlando, non è facile lasciare una cosa che sai che ti fa bene, nonostante le controindicazioni, traumi, problemi fisici, vale sempre la pena continuare.
Io credo che i controlli ci tutelino abbastanza, se fatti con scrupolo e noi qui ad Isernia abbiamo un medico sportivo che è scrupolosissimo.
Poi c'è la fatalità o il destino di ognuno di noi, ma questo fa parte dell'imponderabile, quindi concludo dicendo che vale sempre la pena viveve con uno stile di vita che è quello che ci tutala da tanti altri problemi.

Public19/04/2012 10:09:57

Dubbi e paure

Ciao Orlando ho letto con attenzione e commozione quanto scrivi.Quando succedono questi tragici eventi ci si chiede come sia possibile che un atleta, quale può essere Morosini o Bovolenta qualche settimana prima, sicuramente sottoposto ai controlli più accurati e certosini possa morire in questo modo. Così tutti a dare teorie, colpe e a ricercare una ragione che possa rendere minimamente accettabile quanto è accaduto. Invece io sono più realista e sai cosa credo semplicemente? Che quando è arrivata l'ora, quell'ora finale, niente e nessuno può fare qualcosa per evitare la fine. Ognuno di noi si scontrerà con l'angoscia della morte, pensando che potrebbe accadere a noi, ma è inutile pensarci, non sappiamo quando e come...per cui è meglio continuare a correre e a fare ciò che ci fa stare bene. Loro, almeno, sono morti facendo ciò che amavano fare, magra consolazione lo so, ma resteranno nel nostro immaginario come grandi eroi. Ciao da Lucia.

Public19/04/2012 10:12:29

dubbi e paure

E' vero Lucia, anche io la penso così...........quando arriva....arriva!!!! Io domenica scorsa ho gareggiato e nonostante quanto accaduto il giorno prima al povero "ragazzo" (io ho 46 anni) ho tirato al massimo perché comunque mi stavo divertendo!!! Giuseppe D'Atino "agnostico razionalista"

Public19/04/2012 10:25:13

Dubbi e paure

Due piccole considerazioni:
- la prima riguarda i canali di informazione, i nostri giornalisti, cronisti sportivi e chi conduce trasmissioni televisive (mi riferisco in particolar modo alla domenica sportiva di questa domenica)dove pur di fare audience veramente fanno venire il mal di stomaco a sentirli perchè comunque devono per forza cercare il torbido anche quando palesemente non esiste o quando ancora come nel caso di Morosini non essendo stata fatta ancora l'autopsia vaneggiavano con illazioni di tutti i tipi.
-la seconda riguarda l'essere umano, un noto professore ha semplicemente detto che nessuno di noi è immortale e pertano puoi essere controllatissimo ed allenatissimo ma non puoi evitare che tutto si fermi all'improvviso, come avviene in una automobile che non è detto che se viene trattata con i guanti bianchi e sottoposta a scrupolosissimi controlli non possa un giorno rimanere li per strada.

Chiaramente chi conduce una vita sana , controllata , e soprattutto si allena con costanza e dedizione può dormire sonni molto più tranquilli oltre ad avere la soddisfazione di sentirsi bene dentro e fuori !!!!!

Public19/04/2012 10:45:54

Anima e corpo

Io credo che morire facendo la cosa che amiamo di più sia un dono. Personalmente odierei andarmene nel sonno. Come disse Marguerite Yourcenar: "Cerchiamo di entrare nella morte ad occhi aperti".

Per tutti coloro che non avranno più gli 'svaghi consueti':
"Animula vagula blandulaHospes comesque corporis, Quae nunc abibis in loca Pallidula rigida nudula, Nec, ut soles, dabis iocos…" (P.Aelius Adrianus)
Piccola anima smarrita e soave, Compagna e ospite del corpo, ora t'appresti a ascendere in luoghi
incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti.

Public19/04/2012 10:53:34

La fatica come una droga..

Commovente la tua analisi del rapporto uomo/fatica.

Public19/04/2012 10:55:17

dubbi e paure

Grazie Orlando per aver condiviso con noi le tue emozioni, stavolta purtroppo forti e malinconiche. Dispiace e addolora la fine di un ragazzo così giovane e nel pieno della vita, non solo agonistica. Un anno fa ho fatto il corso BLSD per l'uso del defibrillatore, l'ho frequentato per la mia squadra di atletica e la regione Lazio ce ne ha consegnato uno, che io conservo e porto con me ogni volta che gareggiamo, spero comunque di non doverlo mai usare.

Public19/04/2012 11:06:43

La morte

La morte è un fatto naturale che rende preziosa la vita.

L'assenza e il distacco provocano dolore, ma il dolore non lo vogliamo accettare, ci ripugna, così quando ci investe abbiamo bisogno di raccontarci qualcosa che ce lo renda comprensibile, esercitando la retorica dei gesti e delle parole.
Un ragazzo è morto su un campo correndo dietro a una palla, ma quante persone sono morte in questi giorni e nei giorni precedenti e delle quali nessuno parlerà, niente curve di stadi intitolate o impianti sportivi dedicati, niente memorial, niente titoli sui giornali, niente interviste ai vicini, niente.
Così i vivi leniscono le loro paure.

Un ragazzo è morto su un campo correndo dietro a una palla, assomigliava a Gesù, ora è con Lui, questo è ciò che conta.

Luigi

Public19/04/2012 11:21:41

Morte Morosini

Veramente a me sembra che nel calcio ci siano troppi episodi di questo genere e che bisognerebbe occuparsene in maniera sistematica e, soprattutto, scientifica.

Public19/04/2012 13:06:30

Sempre

Ciao Orlando, dopo aver letto quel che hai scritto qui oggi, ho rivisto le tremende immagini di questa tragedia e vedendo qs giovane che tenta di rialzarsi ripetutamente e riprendere a correre mi sono molto commosso.
Bisogna sempre rialzarsi o almeno provarci. Sempre.
Ciao a tutti
Nicola

Public19/04/2012 13:15:20

Una "possibile" spiegazione

Se a qualcuno interessa questa è il contributo di una persona che ha saputo "da solo" risolvere i molti problemi di salute che aveva. Parla proprio di sportivi che inspiegabilmente ci hanno lasciato

http://www.occlusionegravita.it/Hoscoperto/Fatalit%C3%A0NoAsimmetriaSbilanciamento/tabid/ 93/Default.aspx

Public19/04/2012 15:16:36

Dubbi e paure

.. io sono una persona che è affetta da Favismo conclamato e in più ha un' extrasistole a cadenza regolare. Conclusione dei vari medici: non potrei assolutamente affaticarmi. E soprattutto non dovrei correre.
Ma sono 19 anni che ho abbracciato la corsa (ne compirò 37 domani, ho iniziato a correre a 18 anni) e per nessuna ragione al mondo riuscirebbero a farmi desistere. Certo, alla fine di una sessione di allenamento accuso molta fatica, certo i miei tempi di recupero sono molto più lunghi... ma le sensazioni che provo ogni qualvolta infilo le mie scarpette non me le regala mai nessuno. Sono consapevole del rischio ogni volta che esco.. ma la passione che mi spinge a varcare la porta di casa alla fine è sempre più forte. Mi addolora, veramente, apprendere di ragazzi-atleti molto giovani cadere, e in quelle occasioni ripenso alla mia situazione... e proprio come ha cercato di fare per ben tre volte Morosini, cerco di andare avanti!
Grazie a tutti! Vi leggo sempre con molta passione, grazie Orlando!
Paola

bravin paola19/04/2012 16:25:36

impossibile rinunciare

La nostra fragilità si scontra con la nostra sete di bellezza e con il bisogno di noi runners di non arrendersi, di non fermarsi mai.
Quante volte ci siamo chiesti "perchè corro?" Per me è la metafora del mio attuale essere presente nel mondo, il tempo passa inesorabile ma io sono vivo, respiro quest'aria, osservo questo cielo, c'è sempre una nuova speranza.. Lo sappiamo tutti cosa si prova mentre sta per partire una gara, vero?
Sono reduce dalla maratona di Parigi, preparata malissimo per vari problemi personali (ho fatto solamente un lungo da 30 km e due progressivi da 20+6), ero certo di non farcela ma non mi sono mai sognato di non provarci..indescrivibile la sensazione di essere lì sugli Champs Elysees, in mezzo a 35.000 runners, stretto nello spolverino di plastica col vento freddo che ci sferzava..e poi emozione e batticuore una volta iniziata la gara..i volti, il cielo, la musica, gli incitamenti, i compagni di strada..ci ho messo 4ore e 19 minuti ma mi veniva da piangere dall'emozione mentre tagliavo il traguardo. Impossibile smettere! Un abbraccio a tutti i runners e a chi ha voluto bene a Morosini!
Franco da Roma

Public19/04/2012 17:21:30

Dubbi e Paure.

Ciao Orlando e Ilaria. La rinuncia non solo è impossibile, ma anche inutile forse controproducente.
Un paio d'anni fa a seguito di un, per fortuna lieve problema cardiaco, mi è stato applicato uno stent. Su quel letto del reparto di terapia intensiva, agganciato a una miriade di cavi, il pensiero e la domanda che facevo ai medici era: "potrò ancora correre; potrò ancora fare le mie escursioni in montagna". Le risposte furono parzialmente positive (si corsa moderata, no montagna sopra i 1500 m.) con la raccomandazione di una cauta ripresa. E'stata la migliore medicina. Ho rifatto una maratona (New York) sia pure con un tempo orrendo (almeno per me),diverse mezze, corse in montagna,escursioni fino a 3000 e pur sapendo che un minimo (per me forse un po più che minimo) di rischio esiste, non posso assolutamente farne a meno. La corsa, assieme ad una dieta accorta, sono ora le mie medicine. Non posso farne a meno.

Public19/04/2012 19:06:59

DUBBI E PAURE

Mi hai fatto commuovere
D.

Public19/04/2012 20:36:51

un quadro diverso

ciao Orlando, sulla descrizione di Mario hai gettato tutta la tristezza della sua morte

ti propongo un quadro diverso, dipinto dall'amico Riccardo SOLFO e da me incorniciato nell'<A HREF=http://enricovivian.blogspot.it/2012/04/gli-amici-il-mio-twitter-il-mio.html>ultimo post</A>

a presto, Enrico

Public19/04/2012 22:49:50

Dubbi e paure

Rientro da pochi giorni da una vera odissea per il fisico e la mente che e stata questo anno la maratona di Boston. Forse in Italia non e stato neppure percepito cosa e stato correre con 32 gradi. Dopo quell inferno che ho comunque superato chiudendo in 4 ore precise (circa 30 s. sopra il mio best time), rientro in Italia e scopro quanto accaduto a un giovane, un atleta e uno sportivo di primissimo livello. Non posso non pensare a quanto accaduto a Boston dove oltre 2100 runer su 24.ooo partecipanti hanno dovuto ricorrere alle cure mediche e trattati per disidratazione per la prova esausta conclusa. Penso a come sono stato fortunato a chiudere con prudenza la mia gara e uscirne indenne. Penso anche a quanto mi e venuto in mente appena conclusa la gara e cioè che sarebbe stata l ultima che correvo ma e bastato qualche minuto ancora e già pensavo alla prossima maratona a cui iscrivermi. Credo che questa morte improvvisa debba farci riflettere e spingere noi maratoneti verso maggiori controlli e precauzioni, ma certamente non può essere un invito a smettere di correre o a limitare la pratica sportiva. Tutti noi abbiamo purtroppo un destino gia segnato, ma possiamo vivere al meglio quanto ci e stato assegnato, magari di corsa, ma rallentando ogni tanto imparando a sentirci. Un caro saluto a Orlando. Gennaro

Public20/04/2012 00:11:54

DUBBI E PAURE

Lo Sport è Movimento e il Movimento è Vita...ecco perchè "Non si è arreso, si è rialzato, ha cercato di continuare a correre, perché&#8230; era così bello e così importante correre" ...

Public20/04/2012 22:14:32

DUBBI E PAURE

Solo chi vive di sport e ha passione entra così in profondità la morte di un giovane atleta. La certezza diquando arriverà la signora vestita di nero e con la falce non ce l'ha nesseno. Vivere è l'unico modo di combatterla.
"Muore giovane colui che al ciel è caro"

Public24/04/2012 15:04:35

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