12/09/2012
Cambia la stagione e cambio anch’io
Il cambio di stagione sta per arrivare, spero non solo nel calendario, ma anche nell’aria. Brezze più fresche sono un sollievo dopo una torrida e siccitosa estate. Una brezza nuova sta smuovendo anche la mia voglia di correre, che da qualche mese si era incagliata, intrappolata da una mancanza di entusiasmo che essiccava la linfa che dovrebbe nutrire il piacere della corsa. Correre per un’oretta 3-4 volte la settimana mi suscitava lo stesso entusiasmo che il pendolare avverte quando esce da casa per andare a lavorare. Non vedevo l’ora di togliermi le scarpe.
E’ da un mesetto che affronto le uscite con maggior entusiasmo e qualche specifica motivazione. Un po’ di carica me l’ha dato il periodo degli stages, quando in montagna potevo ricercare percorsi nuovi, stimolanti ma soprattutto affascinanti. Il primo obiettivo che mi sono dato è stato il traguardo dell’ora e mezza, impegno raggiunto piuttosto agevolmente in un paio di tentativi. Può sembrare un obiettivo banale, ma si deve considerare che correre a lungo mi deprimeva, per quanto sia lunga una seduta di novanta minuti. Avvertire che muscoli e fiato mi hanno sostenuto, anche quando i percorsi presentavo buoni dislivelli, mi ha dato morale. Lo stesso è stato per le uscite di corsa media. Dapprima mezz’ora, e a seguire una sequenza di quattro sedute svolte a Livigno dove ogni volta aggiungevo piuttosto agevolmente cinque minuti, mi ha ridato una discreta efficienza fisica ma soprattutto un crescente entusiasmo.
L’autostima atletica è cresciuta in proporzione alla qualità delle sedute che svolgevo, non tanto per le prestazioni cronometriche che ottenevo quanto piuttosto per due regole alle quali mi attengo per evitare di arenarmi ancora nelle sabbie mobili di un carico troppo impegnativo. La prima regola è di finire sempre con la voglia – e la possibilità – di correre di più e più velocemente. La seconda regola è di non vincolarmi al cronometro e ad alcun strumento che condizioni le mie uscite.
Non volendo misurare nulla, corro a sensazione, facendo riferimento all’impegno che terrei in una gara di 5 chilometri quando sostengo variazioni di ritmo di 2’. Nel correre le variazioni da 5’ penso invece di sostenere lo sforzo di una gara di dieci chilometri, mentre il punto di riferimento del medio è il ritmo gara di una mezza maratona.
Senza prestare attenzione al cronometro lascio libera la voglia di correre: non mi alleno praticamente mai sullo stesso tracciato, o se lo faccio non ho punti di riferimento specifici perché ogni volta l’organizzazione della seduta cambia. Per ora l’entusiasmo di correre senza condizionamenti mi consente di divertirmi sempre. Non ci sono sedute che mi annoiano o che non voglia sostenere: mi entusiasmano tutte, specialmente quando voglio tirare. Mi capita spesso di verificare che la variazione che dovevo svolgere è durata più del previsto, sia per le corte di 2’, sia per le medie di 5’. Non controllando il cronometro cerco di percepire l’entità del tempo trascorso e quando penso che sia passato un certo periodo, mi fisso un punto d’arrivo; un albero, un incrocio, un cartello stradale sono riferimenti che raggiungo senza controllare prima l’orologio. Solo al raggiungimento del punto fissato butto l’occhio al tempo trascorso e spesso riesco a prolungare ancora la durata della prova fissando un altro punto d’arrivo, magari avanti solo qualche decina di secondi rispetto all’originario.
Quasi sempre scopro piacevolmente d’aver sforato e di aver corso di più. Lo sforzo non mi pesa perché sento che lo avrei potuto mantenere più a lungo. In corsa, quando sono impegnato con queste prove, spesso mi dico che non devo aumentare il ritmo (perché è quello che sento di mantenere per la distanza prefissata) e mi prefiggo invece di “durare”, correndo in controllo sia sul piano muscolare sia mentale. In tali circostanze sposto la mia attenzione sul fatto di mantenere una corsa decontratta, rilassata, composta ma anche efficace, evitando di usare troppo un gruppo muscolare (quadricipiti) per spostare l’impegno sull’uso dei piedi o il supporto delle braccia senza coinvolgere troppo le tensioni sulle spalle.
Nel ricercare queste situazioni tecniche mi stimolo anche ad affrontare momenti di difficoltà, per esempio salite, strade dal fondo irregolare, variazioni di direzione… circostanze che possono mettermi in maggior difficoltà.
Ed infine ho riscoperto il piacere, ed il beneficio, della corsa tra i prati. Una volta la settimana corro per un’ora intera sull’erba. Sembra un gioco, ed in parte lo è perché mi diverto a trovare percorsi e passaggi piacevoli, ma è davvero faticoso sia muscolarmente sia organicamente, tanto che nell’ultimo quarto d’ora fatico a tirare su le ginocchia. L’altro giorno, completata l’ora sui prati, ho faticato ad arrivare a casa. Pur avendo corso ad un ritmo inizialmente agevole, mi sono ritrovato alla fine stanco come avessi fatto un medio in salita.
Poco male, mi ero comunque divertito.
Orlando
E’ da un mesetto che affronto le uscite con maggior entusiasmo e qualche specifica motivazione. Un po’ di carica me l’ha dato il periodo degli stages, quando in montagna potevo ricercare percorsi nuovi, stimolanti ma soprattutto affascinanti. Il primo obiettivo che mi sono dato è stato il traguardo dell’ora e mezza, impegno raggiunto piuttosto agevolmente in un paio di tentativi. Può sembrare un obiettivo banale, ma si deve considerare che correre a lungo mi deprimeva, per quanto sia lunga una seduta di novanta minuti. Avvertire che muscoli e fiato mi hanno sostenuto, anche quando i percorsi presentavo buoni dislivelli, mi ha dato morale. Lo stesso è stato per le uscite di corsa media. Dapprima mezz’ora, e a seguire una sequenza di quattro sedute svolte a Livigno dove ogni volta aggiungevo piuttosto agevolmente cinque minuti, mi ha ridato una discreta efficienza fisica ma soprattutto un crescente entusiasmo.
L’autostima atletica è cresciuta in proporzione alla qualità delle sedute che svolgevo, non tanto per le prestazioni cronometriche che ottenevo quanto piuttosto per due regole alle quali mi attengo per evitare di arenarmi ancora nelle sabbie mobili di un carico troppo impegnativo. La prima regola è di finire sempre con la voglia – e la possibilità – di correre di più e più velocemente. La seconda regola è di non vincolarmi al cronometro e ad alcun strumento che condizioni le mie uscite.
Non volendo misurare nulla, corro a sensazione, facendo riferimento all’impegno che terrei in una gara di 5 chilometri quando sostengo variazioni di ritmo di 2’. Nel correre le variazioni da 5’ penso invece di sostenere lo sforzo di una gara di dieci chilometri, mentre il punto di riferimento del medio è il ritmo gara di una mezza maratona.
Senza prestare attenzione al cronometro lascio libera la voglia di correre: non mi alleno praticamente mai sullo stesso tracciato, o se lo faccio non ho punti di riferimento specifici perché ogni volta l’organizzazione della seduta cambia. Per ora l’entusiasmo di correre senza condizionamenti mi consente di divertirmi sempre. Non ci sono sedute che mi annoiano o che non voglia sostenere: mi entusiasmano tutte, specialmente quando voglio tirare. Mi capita spesso di verificare che la variazione che dovevo svolgere è durata più del previsto, sia per le corte di 2’, sia per le medie di 5’. Non controllando il cronometro cerco di percepire l’entità del tempo trascorso e quando penso che sia passato un certo periodo, mi fisso un punto d’arrivo; un albero, un incrocio, un cartello stradale sono riferimenti che raggiungo senza controllare prima l’orologio. Solo al raggiungimento del punto fissato butto l’occhio al tempo trascorso e spesso riesco a prolungare ancora la durata della prova fissando un altro punto d’arrivo, magari avanti solo qualche decina di secondi rispetto all’originario.
Quasi sempre scopro piacevolmente d’aver sforato e di aver corso di più. Lo sforzo non mi pesa perché sento che lo avrei potuto mantenere più a lungo. In corsa, quando sono impegnato con queste prove, spesso mi dico che non devo aumentare il ritmo (perché è quello che sento di mantenere per la distanza prefissata) e mi prefiggo invece di “durare”, correndo in controllo sia sul piano muscolare sia mentale. In tali circostanze sposto la mia attenzione sul fatto di mantenere una corsa decontratta, rilassata, composta ma anche efficace, evitando di usare troppo un gruppo muscolare (quadricipiti) per spostare l’impegno sull’uso dei piedi o il supporto delle braccia senza coinvolgere troppo le tensioni sulle spalle.
Nel ricercare queste situazioni tecniche mi stimolo anche ad affrontare momenti di difficoltà, per esempio salite, strade dal fondo irregolare, variazioni di direzione… circostanze che possono mettermi in maggior difficoltà.
Ed infine ho riscoperto il piacere, ed il beneficio, della corsa tra i prati. Una volta la settimana corro per un’ora intera sull’erba. Sembra un gioco, ed in parte lo è perché mi diverto a trovare percorsi e passaggi piacevoli, ma è davvero faticoso sia muscolarmente sia organicamente, tanto che nell’ultimo quarto d’ora fatico a tirare su le ginocchia. L’altro giorno, completata l’ora sui prati, ho faticato ad arrivare a casa. Pur avendo corso ad un ritmo inizialmente agevole, mi sono ritrovato alla fine stanco come avessi fatto un medio in salita.
Poco male, mi ero comunque divertito.
Orlando
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Cambio di stagione !!
Mitico....!!!!
Public12/09/2012 17:58:15
tornare in gara
ecco l'unica cosa che ti manca!
la risposta me l'hai già anticipata <a href=http://enricovivian.blogspot.it/2012/08/a-busa-fonda-e-ancora-notte-fonda-il.html>tre settimane fa</a>
e mantieni la salute, che è tanto più preziosa quando meno ce l'hai
Public13/09/2012 07:31:37
Cambio la stagione cambio anch'io
Bello tutto il racconto e significativo il passaggio di legare la propria corsa al succedersi delle stagioni .C'è un però : non colgo ancora quel pasaggio mentale che implica l'abbandono di metodiche ,seppur necessarie in ambito agonistico, che difficilmente si conciliano con una corsa rilassata,sciolta fine a sè stessa che ,secondo me, è la vera essenza della corsa di resitenza .......
Public13/09/2012 10:18:56
cambio
c'è qualcosa di magico nell'aria quando cambia la stagione la voglia di correre aumenta
Public14/09/2012 07:13:06
Cambio di stagione
E' proprio vero, per ritrovare i giusti stimoli bisogna correre per divertirsi e la scoperta di nuovi percorsi è lo stimolo migliore per riprendersi, insieme alla corsa in compagnia!
Public14/09/2012 18:40:26
Cambia la stagione e cambio anch’io 12-09-2012
Non ho mai sofferto il caldo e mai avuto tanta difficoltà ad uscire a correre come questa estate. Poi come è cambiato il clima grandi sensazioni durante la corsa e tanto entusiasmo ritrovato
.
Public16/09/2012 15:20:22
Le stesse sensazioni
Coach, provo anche io le stesse sensazioni (te ne sarai accorto allo stage...) e spero che il clima piú fresco mi dia una mano a ritrovare stimoli e volontà.
Antonio - Trani
Public21/09/2012 15:32:13