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dicembre 2012

04/12/2012

Ad un mese da Sandy

E’ passato un mese dal giorno in cui si doveva correre la maratona di New York.
In questi giorni sui canali di Sky viene trasmesso un documentario del National Geographic relativo all’uragano Sandy. Le immagini sono davvero impressionanti, “cosa di un altro mondo” sia perché tempeste di questa portata non sono mai arrivate così in alto nella costa degli Stati Uniti, sia perché Sandy era di dimensioni maggiori rispetto a tutti gli altri uragani passati per gli USA, come viene illustrato proprio alla fine del documentario.
Ed è “cosa di un altro mondo” anche perché chi come me era a Manhattan - nella parte centrale dell’isola dove solo la gru sbilenca che pendeva da un palazzo e gli alberi sradicati del Central Park portavano la traccia della tempesta - non ha percepito niente altro degli effetti dell’uragano.
Nella zona bassa di Manhattan i danni erano invece più evidenti, con allagamenti vari. Ma le immagini del documentario del NG si concentrano nella zona del Queens e di Staten Island, dove sarebbe dovuta partire la maratona. Lì i danni del passaggio di Sandy sono stati davvero impressionanti e lasciano indubbiamente scossi. Chi le ha viste non può più avere alcun dubbio sul fatto che, con una simile tragedia, non era possibile mantenere in atto il progetto di organizzare una maratona. La devastazione è impressionante e non era pensabile che nel giro di qualche giorno la situazione potesse normalizzarsi. La marea di quattro – cinque metri ha invaso la terraferma ed è penetrata per centinaia di metri. Gli incendi hanno bruciato 110 case. Tutto questo a pochi chilometri da dove c’erano le strade contrassegnate dalla linea blu del passaggio della maratona.
Come riportava in prima pagina Usa Today del 2 novembre (“It’s no time for marathon”) non si poteva davvero pensare che nel giro di tre giorni fosse possibile far percorrere quelle strade a decine di migliaia di podisti. Lo scrivevano in tanti, anche chi con il podismo non aveva famigliarità, ma che da persona normale aveva capito che era in atto una tragedia. Se si erano fermate per due giorni anche le contrattazioni a Wall Strett, covo di cinismo e interessi economici mille volte più elevati dell’indotto della maratona, non c’era alcun dubbio sul fatto che non fosse proprio “tempo di maratona”.
Nessuno di noi aveva visto allora le immagini del NG, neppure il sindaco Bloomberg. Ma non credo non avesse fatto un sopralluogo nella zona disastrata, o che qualcuno del suo staff non si fosse fatto un’idea reale della situazione. Appena passato l’uragano in città erano tutti concordi nell’affermare che non era proprio tempo di maratona.
E chi avesse ancora dubbi, dovrebbe dare un’occhiata a questo documentario.


Orlando



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Commenti

Sandy e NYCM

Nessuno, credo, abbia mai messo in dubbio la gravità della situazione e che, con il sennno del poi, la maratona non era opportuno correrla. La cosa grave è stata far arrivare 50.000 persone da tutto il mondo illudendoli che avrebbero corso e a poco più di 24 ore dallo start dirgli che ciò non era possibile. Alla riunione di Terramia c'eri anche tu e la "cattiva" gestione dell'incontro sicuramente la ricorderai, non voglio fare ulteriori polemiche in merito.
ciao
Andrea

Public04/12/2012 14:02:44

mi associo

Andrea nel commento precedente ha scritto esattamente quello che volevo scrivere io. L'unica differenza è che io a New York non c'ero

Public04/12/2012 15:43:30

Sandy

Ho visto il documentario. Incredibile !

Public04/12/2012 17:12:29

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