26/11/2007
Maratona di Firenze: che clima!
Domenica mattina sono arrivato a Piazzale Michelangelo con molto anticipo rispetto alla partenza della maratona e quindi, come speravo, ho approfittato per andare a correre. Lo faccio quasi sempre prima delle telecronache della maratona perché ci sono dei tempi morti che non so come impiegare; questa volta poi la voglia di farlo è nata dall’impegno di aggiornare il forum con i miei allenamenti. Sono riuscito a correre per un’ora (di solito non supero 45’) e ne ho anche approfittato per percorrere parte del tracciato sul quale avrebbero corso i maratoneti. La mattina era fresca, ma dopo 10’ mi sono tolto la maglia a maniche lunghe (molto leggera) perché sudavo molto; sulla città c’era una consistente cappa di umidità che da Piazzale Michelangelo si vedeva molto bene. Con il passare dei chilometri ho impregnato la maglietta di sudore nonostante la temperatura fosse di 8-10°. In tale contesto ho pensato al disagio e condizionamento che avrebbero incontrato i maratoneti poco dopo. Mi sono allenato senza usare il cronometro, tanto non avevo riferimenti per verificare il ritmo di corsa ma avvertivo, a parità di ritmo, disagi respiratori superiori al solito.
Terminato l’allenamento mi sono messo in bici per la telecronaca e con curiosità ho voluto verificare come i top runner avrebbero impostato il loro sforzo. Sono rimasto sorpreso nel vedere che senza disagi (apparenti) mantenevano l’andatura prevista a tavolino, vale a dire 3’03” al chilometro. Al primo ristoro quasi nessuno si è avvicinato ai tavoli per prendere la borraccia personalizzata, cosa che invece è avvenuta al 10° e per tutti gli altri ristori. Il ritmo di corsa è rimasto incalzante fino al 22°, con le lepri che però correvano 30-50 metri avanti al gruppo dei maratoneti e quindi con poco, se non nullo, vantaggio per i corridori che seguivano.
A fare l’andatura è sempre stato Di Cecco il quale, poco dopo essere passato alla mezza maratona, si è messo da parte, seccato per aver fatto sempre lui il ritmo e senza mai essere stato aiutato. Il transito alla mezza maratona in 1h04’50” circa, era quasi in linea con le attese (passaggio previsto 1h04’20”) e sembrava evidenziare che tutto andasse per il meglio.
A questo punto ho cominciato a pensare che le sensazioni di disagio che avevo provato nel corso del mio allenamento fossero solo soggettive, probabilmente dovute alla mia attuale ridotta efficienza fisica. Forse l’umidità non era la stessa di quando avevo corso io, ma le strade continuavano ad essere bagnate, evidenziando che l’acqua non evaporava perché l’aria era satura di umidità. Forse la temperatura era sempre bassa. Forse gli atleti che stavo vedendo erano veramente in ottima forma. Questi pensieri giravano nella mia testa e non trovavano nessuna conferma.
Nelle cuffie sentivo anche i commenti di Laura Fogli, che riportava che anche la Sicari stava correndo forte, ad un ritmo che indicava una proiezione finale sotto le 2h30’, inferiore quindi al tempo che lei pensava di ottenere.
I top runner hanno percorso 3 chilometri alternando tratti in allungo ad altri piuttosto lenti, ed era Caimmi a sostenere i cambi di ritmo, ma senza portare a nessuna selezione. Appena dentro al parco delle Cascine, in prossimità del 30° chilometro, Caimmi ha fatto un ulteriore cambio di ritmo, questa volta più energico e prolungato, evidenziando buona efficienza (anche se l’azione era tutta a carico delle cosce e senza nessun supporto della spinta dei piedi). Rispetto agli allunghi che Daniele aveva fatto in precedenza, questo è durato più a lungo ed ha portato ad una forte selezione che ha visto il keniano Kimeli cedere per primo, seguito da Curzi, ed anche Di Cecco ha perso contatto. L’abruzzese, per la prima volta in difficoltà in questa gara, ha ceduto 30 metri a Caimmi, ma non ha mai desistito dallo stare mentalmente attaccato alla gara, tanto che al 32° chilometro è riuscito a rientrare sullo iesino, complice il fatto che Daniele aveva anche perso contatto dal Keniano Ngneni. Quest’ultimo ha poi preceduto in solitaria fin sul traguardo mentre i due italiani hanno corso assieme fino al 37° chilometro. Proprio all’altezza del cartello di questo riferimento, Caimmi ha messo le mani sulla parte posteriore della coscia sinistra e mi ha comunicato di soffrire di crampi. Non è la prima volta che Caimmi è vittima di tale negativa situazione fisiologica (lo scorso anno a Venezia con analoghe situazioni climatiche di domenica a Firenze), ma nel finale di gara non è stato l’unico. Qualche chilometro più avanti anche Di Cecco ha avvisato i crampi e chi era sul traguardo ha potuto verificare quanti podisti hanno terminato la gara in situazioni muscolari molto critiche. La Sicari ha fortemente ridotto il ritmo di corsa nel tratto finale ed anche lei era sulla soglia dei crampi.
Mentre assistevo al transito sotto il traguardo dei maratoneti ho fatto alcuni calcoli per analizzare l’andamento tattico della maratona e fare delle valutazioni: per tanti, non solo per i top runner ma anche per i tantissimi amatori con i quali ho scambiato impressioni ed opinioni, la seconda parte di gara è stata nettamente più lenta della prima. Per tanti non si è trattato di un leggero calo di rendimento; la maggioranza ha avuto un vero e proprio tracollo, con un finale (10 chilometri circa) da vero calvario: fatica, mal di gambe, crampi, sensazioni di svuotamento, di pesantezza muscolare e molte altre negative sensazioni fisiche, per non indicare delle negative sensazioni psicologiche correlate a questi sfavorevoli aspetti. Il motivo del calo di rendimento, e del tracollo evidenziato da una grandissima parte dei maratoneti, è da imputare essenzialmente alle sfavorevoli condizioni climatiche della giornata, in primis l’elevatissimo tasso di umidità. A questo aspetto si devono aggiungere le elevate sollecitazioni muscolari determinate sia da tanti, troppi (oltre 50) cambi di direzione, sia dal fatto di scivolare sul fondo viscido.
Questo insieme di aspetti ha reso lo sforzo di ieri molto impegnativo, e quanti non hanno conseguito la prestazione preventivata non devono estendere i propri dubbi ad un’inadeguata preparazione. Parecchi corridori mi hanno raccontato di essersi ben preparati per la maratona di domenica, e hanno messo in dubbio l’efficacia della preparazione sostenuta. Si deve mettere l’animo in pace: in questa edizione della maratona di Firenze non si poteva correre al meglio del proprio potenziale a causa del clima. Se lo scorso anno ha fatto troppo caldo, quest’anno l’umidità dell’aria era troppo elevata. Non resta che sperare per il prossimo anno, sperando che sia una piacevole giornata per correre al meglio. Orlando