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novembre 2018

22/11/2018

Sempre più strane

E' di questi giorni la recensione relativa alla conferma che le scarpe usate dai più forti maratoneti del momento, le Vaporfly, determinano un miglioramento delle prestazioni.

Rispetto agli studi precedenti, i biomeccanici che hanno fatto ulteriori ricerche hanno evidenziato che è ridotta l'efficacia della soletta in fibra di carbonio inserita nella scarpa, o meglio, l'efficacia nel ritorno di energia è sempre alta (prossima appunto al 4%), ma sembra che concorrano altre circostanze a rendere queste scarpe molto prestazionali.

La soletta di fibra di carbonio è stata modellata e adattata per ridurre la dispersione di energie che avviene nel cedimento delle ossa delle dita dei piedi, ed anche per fornire un supporto più incisivo. Gli ingegneri meccanici hanno lavorato per trasformare l'effetto della soletta di carbonio: spostando leggermente la curvatura in avanti, l'effetto ora non è più quello di una molla ma piuttosto di una leva. Il vantaggio in termini di rendimento è ancora maggiore rispetto al modello precedente, anche se qualche altro specialista attribuisce i benefici alla nuova mescola (ZoomX) dell'intersuola che Nike ha brevettato.

Ma la mia curiosità è stata attirata da questo nuovo modello di scarpa, ideata da una startup spagnola: la FBR.

Il modello manca del tallone perché il progettatore si rifà alla corsa dei corridori africani. Dopo aver letto il libro di Adharanand Finn “Correndo con i keniani”, e verificato che questi forti atleti corrono senza appoggiare il tallone, è convinto che per favorire una corsa elastica anche da parte degli amatori, sia necessario proporre una scarpa che metta nella condizione di non atterrare di tallone.

Franco Beneyeto, project manager oltre che preparatore atletico, ha sottoposto il modello al centro di ingegneria biomeccanica applicata allo sport di Sheffield, in Inghilterra, e i responsi di laboratorio sono stati sorprendenti.

Sarà così anche sulla strada?

Orlando



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