31/08/2010
Riflessioni
Una brezza sostenuta piega gli steli d’erba sul dorso della collina e corre verso di me, superandomi dopo avere rinfrescato la pelle. Il sapore del vento non è lo stesso di un paio di mesi fa. Il sole allora scaldava come oggi, ma la brezza veniva da molto lontano, da un altro continente. Era più umida e pesante. Stavolta invece la sento leggera ed un po’ pungente. Porta il profumo del bosco, e mentre s’infila tra i rami della betulla che sta alle mie spalle, le foglie quasi tintinnano quando si toccano le une con le altre. Le fibre sono meno morbide, più rigide e in procinto d’ingiallire.
Due mesi fa ero seduto sullo stesso punto ad osservare il medesimo panorama. In primo piano dolci pendii, oltre i quali il muro della vegetazione non può essere penetrato dallo sguardo, solo attraversato con il corpo. Tra questi boschi ho mosso innumerevoli passi, a volte ammorbiditi dal muschio, altre volte crepitanti sugli aghi di pino e sulla sottile ghiaia.
Da luglio attendevo questo momento, la fine di agosto, consapevole della soddisfazione per aver superato due mesi d’impegnativo lavoro.
Lo sguardo ora scorre sul panorama e non trova ostacoli perché sento libero il mio animo. Sono rilassato e potrei volare come una foglia. Fatico a trovare qualche cosa da fare, qualche cosa a cui pensare perché non sono abituato a stare passivo, e per evitare di alterare questo magico momento, rimango imbambolato.
Mi appresto a respirare la magica atmosfera dell’Altopiano per le ultime ore. Vorrei fare tante cose, come sempre, nell’intento di riempire spazi che non hanno un limite ed un confine, e come succede in tali circostanze, si tende a strafare. Lascio che il sibilo della brezza inondi gli spazi del tempo e che la calma seppellisca le mie frenesie.
Domani, presto come sempre, arriverò al limitare del bosco e vi entrerò ricercando le magie di questo enorme essere vivente. E come sempre, mi sentirò riparato e protetto.
Orlando
Due mesi fa ero seduto sullo stesso punto ad osservare il medesimo panorama. In primo piano dolci pendii, oltre i quali il muro della vegetazione non può essere penetrato dallo sguardo, solo attraversato con il corpo. Tra questi boschi ho mosso innumerevoli passi, a volte ammorbiditi dal muschio, altre volte crepitanti sugli aghi di pino e sulla sottile ghiaia.
Da luglio attendevo questo momento, la fine di agosto, consapevole della soddisfazione per aver superato due mesi d’impegnativo lavoro.
Lo sguardo ora scorre sul panorama e non trova ostacoli perché sento libero il mio animo. Sono rilassato e potrei volare come una foglia. Fatico a trovare qualche cosa da fare, qualche cosa a cui pensare perché non sono abituato a stare passivo, e per evitare di alterare questo magico momento, rimango imbambolato.
Mi appresto a respirare la magica atmosfera dell’Altopiano per le ultime ore. Vorrei fare tante cose, come sempre, nell’intento di riempire spazi che non hanno un limite ed un confine, e come succede in tali circostanze, si tende a strafare. Lascio che il sibilo della brezza inondi gli spazi del tempo e che la calma seppellisca le mie frenesie.
Domani, presto come sempre, arriverò al limitare del bosco e vi entrerò ricercando le magie di questo enorme essere vivente. E come sempre, mi sentirò riparato e protetto.
Orlando
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riflessioni
Ciao Orlando. Bello ritrovarmi perfettamente nell'intimità di questa tua descrizione della natura. Ci deve essere un legame tra la sofferenza dello sforzo fisico e la capacità che si sviluppa di ascoltare e guardare con più attenzione ciò che ci circonda. A presto. Oberdan
piazzi oberdan01/09/2010 11:56:18
Ciao Orlando,
leggere qs. tuo racconto al calar del sole mentre i rumori della strada si affievoliscono lo rendono ancora più magico, grazie!
PS Mi ha fatto molto piacere rivedere te ed Ilaria a metà Agosto a Livigno.
Ciao, Ale.
Saronno
Public01/09/2010 19:30:54