17/03/2012
Podista imperfetto
L’elenco delle cose che faccio durante la giornata è pressoché uguale per tutta la settimana. Solo domenica si distingue dagli altri giorni, certamente perché non lavoro; se sono però impegnato non sto certo davanti al mio PC, ma in qualche gara o stage.
In questa lista c’è ovviamente anche la corsa, seppure non con la continuità di altri impegni. Mentre mi lavo i denti tutti i giorni o preparo sempre il pranzo, l’impegno con la corsa è meno frequente ma più del paio di volte in cui mi rado.
Andare a correre è quasi routine, di certo una consuetudine; se non ci andassi è come se ci fosse un buco nella giornata, come non aver riservato un po’ di tempo alla lettura.
E correre non è sempre entusiasmante, così come non mi emoziona preparare l’insalata, che però mangio con piacere. Correre, insomma, è una cosa “così”, un evento normale. A volte mi piace, altre volte spero che passi presto il tempo che mi sono prefissato di stare fuori. In altri casi mi entusiasmo nel percorrere una salita o un sentiero, specialmente in questi giorni di inizio primavera, altre volte purtroppo mi appesantisco – mentalmente - nel percorrere i soliti giri.
A questo punto potrei aver dato l’idea di fare qualcosa controvoglia, ma non è così. Otto volte su dieci andare a correre mi piace, ma in quelle due volte che non è entusiasmante, mi rendo conto che sono lì fuori quasi per dovere. Sono consapevole che il mio poco entusiasmo è determinato dalla mancanza di obiettivi. Il panorama podistico manca di un orizzonte, ma non è un problema. Ho già riportato in un altro blog che non avverto la carica agonistica. Ciò mi lascia vivere la corsa da “tapascione” e corro per come mi gira. Nessuno stress quindi determinato dall’impegno di svolgere quelle tirate necessarie per far crescere la condizione di forma: corro e mi rilasso. Eppure anche questo atteggiamento non è immune dalla noia perché anche correre “così”, tanto per tenere a bada il colesterolo, consumare calorie e mantenere un po’ di forma, rischia di diventare noioso.
Quindi mi sono imposto una tabella, di quelle semplici, elementari. Domenica il lungo, martedì il medio, venerdì le ripetute; per il resto un paio di corsette leggere, di rigenerazione, che sono le più belle perché si distinguono in quanto rilassanti. Tale sensazione è ovviamente subordinata all’aver sostenuto uno sforzo di maggior intensità il giorno precedente, perché quando invece accumulo solo allenamenti di corsa da un’oretta e basta mi annoio.
Dunque, la tabella mi spinge ad un maggior impegno, evitando però un coinvolgimento tipico dell’agonista perché i carichi che sostengo sono limitati: una decina di chilometri per il medio, sei circa per le ripetute, ed il lunghissimo domenicale che potrebbe essere di venti chilometri, ma che non ho ancora mai raggiunto. Quest’ultima seduta è, infatti, quella che non completo mai, non tanto per le difficoltà intrinseche del percorrere “tanti” chilometri, ma perché, essendo programmata la domenica, in questa giornata spesso mi rilasso troppo.
L’elenco delle cose da fare in questo giorno di festa è meno pressante, visto che gli altri giorni devo essere fuori casa già alle sei per accompagnare mia figlia a prendere la corriera. Non avendo quindi questo impegno, resto di più sotto le coperte, non per dormire perché quando guardo la sveglia mai vedo il numero cinque, ma per leggere, una passione che mi coinvolge sempre molto. E pagina dopo pagina è difficile staccare l’attenzione, preso come sono dalle vicende dei personaggi. Intanto i minuti scorrono e quando decido di mettermi in piedi è già trascorso del tempo, a volte tutto quello che avrei impiegato per percorrere i chilometri programmati…
Non avverto però il rimorso del mancato allenamento, e quando decido di rinunciare non mi sento più in colpa come una volta. Lo so che potrei rimediare, andando a correre durante la giornata, ma non ci riesco. E’ difficile da spiegare, ma per me le otto del mattino è tardi per andare a correre. Mi sento proprio come un animale fuori dal suo ambiente e dalle proprie abitudini. Non apprezzo correre nel pieno della giornata, quando il mondo è in movimento, si appropria di quasi tutti gli spazi e fa sentire distintamente la propria presenza.
E così succede spesso, per assurdo, che la domenica rimanga un giorno di riposo.
Orlando
In questa lista c’è ovviamente anche la corsa, seppure non con la continuità di altri impegni. Mentre mi lavo i denti tutti i giorni o preparo sempre il pranzo, l’impegno con la corsa è meno frequente ma più del paio di volte in cui mi rado.
Andare a correre è quasi routine, di certo una consuetudine; se non ci andassi è come se ci fosse un buco nella giornata, come non aver riservato un po’ di tempo alla lettura.
E correre non è sempre entusiasmante, così come non mi emoziona preparare l’insalata, che però mangio con piacere. Correre, insomma, è una cosa “così”, un evento normale. A volte mi piace, altre volte spero che passi presto il tempo che mi sono prefissato di stare fuori. In altri casi mi entusiasmo nel percorrere una salita o un sentiero, specialmente in questi giorni di inizio primavera, altre volte purtroppo mi appesantisco – mentalmente - nel percorrere i soliti giri.
A questo punto potrei aver dato l’idea di fare qualcosa controvoglia, ma non è così. Otto volte su dieci andare a correre mi piace, ma in quelle due volte che non è entusiasmante, mi rendo conto che sono lì fuori quasi per dovere. Sono consapevole che il mio poco entusiasmo è determinato dalla mancanza di obiettivi. Il panorama podistico manca di un orizzonte, ma non è un problema. Ho già riportato in un altro blog che non avverto la carica agonistica. Ciò mi lascia vivere la corsa da “tapascione” e corro per come mi gira. Nessuno stress quindi determinato dall’impegno di svolgere quelle tirate necessarie per far crescere la condizione di forma: corro e mi rilasso. Eppure anche questo atteggiamento non è immune dalla noia perché anche correre “così”, tanto per tenere a bada il colesterolo, consumare calorie e mantenere un po’ di forma, rischia di diventare noioso.
Quindi mi sono imposto una tabella, di quelle semplici, elementari. Domenica il lungo, martedì il medio, venerdì le ripetute; per il resto un paio di corsette leggere, di rigenerazione, che sono le più belle perché si distinguono in quanto rilassanti. Tale sensazione è ovviamente subordinata all’aver sostenuto uno sforzo di maggior intensità il giorno precedente, perché quando invece accumulo solo allenamenti di corsa da un’oretta e basta mi annoio.
Dunque, la tabella mi spinge ad un maggior impegno, evitando però un coinvolgimento tipico dell’agonista perché i carichi che sostengo sono limitati: una decina di chilometri per il medio, sei circa per le ripetute, ed il lunghissimo domenicale che potrebbe essere di venti chilometri, ma che non ho ancora mai raggiunto. Quest’ultima seduta è, infatti, quella che non completo mai, non tanto per le difficoltà intrinseche del percorrere “tanti” chilometri, ma perché, essendo programmata la domenica, in questa giornata spesso mi rilasso troppo.
L’elenco delle cose da fare in questo giorno di festa è meno pressante, visto che gli altri giorni devo essere fuori casa già alle sei per accompagnare mia figlia a prendere la corriera. Non avendo quindi questo impegno, resto di più sotto le coperte, non per dormire perché quando guardo la sveglia mai vedo il numero cinque, ma per leggere, una passione che mi coinvolge sempre molto. E pagina dopo pagina è difficile staccare l’attenzione, preso come sono dalle vicende dei personaggi. Intanto i minuti scorrono e quando decido di mettermi in piedi è già trascorso del tempo, a volte tutto quello che avrei impiegato per percorrere i chilometri programmati…
Non avverto però il rimorso del mancato allenamento, e quando decido di rinunciare non mi sento più in colpa come una volta. Lo so che potrei rimediare, andando a correre durante la giornata, ma non ci riesco. E’ difficile da spiegare, ma per me le otto del mattino è tardi per andare a correre. Mi sento proprio come un animale fuori dal suo ambiente e dalle proprie abitudini. Non apprezzo correre nel pieno della giornata, quando il mondo è in movimento, si appropria di quasi tutti gli spazi e fa sentire distintamente la propria presenza.
E così succede spesso, per assurdo, che la domenica rimanga un giorno di riposo.
Orlando
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domenica è sempre domenica
grazie Orlando, è sempre così utile ed interessante leggere i tuoi post ! ....e già che ci siamo buona domenica !
Public17/03/2012 12:12:21
cosa leggi
... sarebbe interessante saper cosa leggi
Public17/03/2012 12:17:14
La mattina, il momento migliore
Anche per me la mattina presto è il momento migliore per correre, ma per altri motivi
- La famiglia ancora dorme, non mi sento in colpa nel sottrarre tempo alle relazioni familiari.
- La giornata parte nel migliore dei modi, col corpo a pieno regime.
- La prima colazione dopo la corsa è il pasto migliore della giornata, soprattutto nelle sensazioni che lascia.
Di Nisio Nicola17/03/2012 19:35:17
cosa leggi
Domenica scorsa, 11/3, stavo leggendo 22/11/63 di Stephen King.
Pizzolato Orlando19/03/2012 09:41:34
Snoopy.... lo adoro!
anche per me, quando riesco, le 6 del mattino è un bel momento per correre un pò... specialmente ora che la primavera è alle porte... A proposito... Ieri c'eravamo anche noi con i ragazzi alla stracittadina della Maratona di Roma.... che emozione correre a fianco del Colosseo... dei Fori Imperiali .... fantastico! Grazie sempre per i bei racconti che ci regali....
Public19/03/2012 10:25:53
mattina o sera o....
Non sarei in grado di capire se sia più bello correre di mattina presto o sera prima di cena.Di sicuro la mattina il mio corpo ne risente di più (infatti lo faccio solo quando non ho tempo la sera)e non riesco a godermi al massimo la tua sensazione del mondo appena sveglio e non contaminato dal caos, anche se la capisco...Forse la chiave sta proprio nel battere i vincoli delle proprie abitudini..questa parola già puzza un pò di noiosa routine e magari nel ricercarne altre, si torna a correre come le prime volte.La sera quando corro intorno all'ora di cena, passando tra i viottoli delle villette con giardino, osservo i campi, gli alberi da frutto in fiore, il cane che abbaia e avverto l'odore di arrosto che fuoriesce dai camini..e immagino tutti seduti a tavola tranquilli a mangiare e a vedere la tv, con i propri figli, mogli, anche le mie due regine sono a casa....io sto correndo^_^ed oltre al benessere come premio avrò la mia famiglia al ritorno, come quelle che ho "sentito" durante la fatica.
Public30/03/2012 11:22:08