07/11/2015
Il carburatore di Lalli
Un lettore di Facebook mi ha chiesto un parere tecnico della prestazione di Lalli alla maratona di New York. Ecco la mia analisi.
Ed anche per questo terzo tentativo, la maratona per Andrea Lalli è stata un'esperienza negativa, nel senso del rendimento, ovviamente.
Un anno fa, in occasione dell'esordio maratona di Torino, avevo valutato l'indice prestativo (protocollo V.I.P. di Orlando Pizzolato) ed era risultato un indice di 92,9.
Elevati risultavano essere i valori della potenza aerobica ed anche ora lo sono, come evidenziato nella prestazione nel campionato italiano di mezza maratona corso il 4 ottobre, ma di un livello inferiore a quello del suo potenziale. Prendendo a riferimento questa prestazione sui 21,km, il suo I.P. è sceso leggermente (91,7) ma sempre alto, tale da consentirgli di puntare a finire la maratona in 2h11' circa.
La riduzione del I.P. non è da intendere come un segno negativo perché potrebbe essere la risultante di una riduzione della potenza aerobica, a favore di una maggiore efficienza aerobica. Prima di NY pensavo che, dopo essere passato sotto l'attenzione tecnica di Stefano Baldini, avesse affinato in modo particolare le doti specifiche del maratoneta, che con il protocollo V.I.P. misuro con l'indice metabolico applicato alla corsa, da me ideato (maggio 2015).
Ma anche a NY la prestazione di Lalli rileva una carenza proprio sotto questo aspetto fisiologico.
I tempi di passaggio delle tre maratone cui Lalli ha preso parte evidenziano un calo di rendimento, che succede però a tanti maratoneti; ma l'aspetto particolare della situazione evidenzia che Lalli non corre molto forte la prima parte e quindi non consuma troppe energie. E' anzi bravo a non forzare troppo. Eppure, nonostante sia prudente nella prima mezza maratona, non è in grado di sostenere un buon rendimento fino al traguardo.
Ciò è da imputare ad una mancanza di adattamenti fisiologici, perché probabilmente non ha una composizione di fibre muscolari specifiche da maratoneta. Anche correndo ad un ritmo agevole i suoi muscoli spendono troppo perché ha un "carburatore" troppo ampio, aspetto necessario invece per produrre energie per gare più brevi.
Il suo indice metabolico in maratona è molto alto (5,91), a livello di un amatore. I top runners della maratona hanno invece valori di 3 circa, ma spesso anche inferiori.
La soluzione? Continuare ad allenarsi da maratoneta, visto che gli adattamenti metabolici richiedono tempi lunghi. E chissà che Baldini gli sia di gran supporto.
Ed anche per questo terzo tentativo, la maratona per Andrea Lalli è stata un'esperienza negativa, nel senso del rendimento, ovviamente.
Un anno fa, in occasione dell'esordio maratona di Torino, avevo valutato l'indice prestativo (protocollo V.I.P. di Orlando Pizzolato) ed era risultato un indice di 92,9.
Elevati risultavano essere i valori della potenza aerobica ed anche ora lo sono, come evidenziato nella prestazione nel campionato italiano di mezza maratona corso il 4 ottobre, ma di un livello inferiore a quello del suo potenziale. Prendendo a riferimento questa prestazione sui 21,km, il suo I.P. è sceso leggermente (91,7) ma sempre alto, tale da consentirgli di puntare a finire la maratona in 2h11' circa.
La riduzione del I.P. non è da intendere come un segno negativo perché potrebbe essere la risultante di una riduzione della potenza aerobica, a favore di una maggiore efficienza aerobica. Prima di NY pensavo che, dopo essere passato sotto l'attenzione tecnica di Stefano Baldini, avesse affinato in modo particolare le doti specifiche del maratoneta, che con il protocollo V.I.P. misuro con l'indice metabolico applicato alla corsa, da me ideato (maggio 2015).
Ma anche a NY la prestazione di Lalli rileva una carenza proprio sotto questo aspetto fisiologico.
I tempi di passaggio delle tre maratone cui Lalli ha preso parte evidenziano un calo di rendimento, che succede però a tanti maratoneti; ma l'aspetto particolare della situazione evidenzia che Lalli non corre molto forte la prima parte e quindi non consuma troppe energie. E' anzi bravo a non forzare troppo. Eppure, nonostante sia prudente nella prima mezza maratona, non è in grado di sostenere un buon rendimento fino al traguardo.
Ciò è da imputare ad una mancanza di adattamenti fisiologici, perché probabilmente non ha una composizione di fibre muscolari specifiche da maratoneta. Anche correndo ad un ritmo agevole i suoi muscoli spendono troppo perché ha un "carburatore" troppo ampio, aspetto necessario invece per produrre energie per gare più brevi.
Il suo indice metabolico in maratona è molto alto (5,91), a livello di un amatore. I top runners della maratona hanno invece valori di 3 circa, ma spesso anche inferiori.
La soluzione? Continuare ad allenarsi da maratoneta, visto che gli adattamenti metabolici richiedono tempi lunghi. E chissà che Baldini gli sia di gran supporto.
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E Venezia?
Grazie Orlando. C'è un motivi per cui non consideri nell'analisi la maratona di Venezia del 2013 corsa da Lalli?
Hub07/11/2015 10:31:56
E Venezia?
Grazie Hub della tua precisa annotazione. Me ne ero scordato (e pensare che quel giorno gli ho pedalato di fianco a lungo), e in un paio di siti di statistiche (anche la Fidal) non riportano questa sua prima maratona.
orlando07/11/2015 11:21:49