05/03/2018
Mo Farah verso Londra
Ieri mattina a Londra Mo Farah ha fatto l'esordio agonistico del 2018.
Ha gareggiato in una mezza maratona (Vitality Big Half) piuttosto semplice sul piano agonistico, avendo come rivali principali il connazionale Callum Hawkins, con il quale la stampa britannica avevo ricamato un bel duello (!) considerando che Hawkins era arrivato 4°, in 2h10'16”, al campionato mondiale di maratona lo scorso anno a Londra, ma soprattutto perchè lo aveva battuto in una corsa campestre a Edimburgo nel gennaio 2017 (2° Hawkins e 7° Farah).
E l'altro avversario di rilievo per Farah era il più quotato, sul piano cronometrico, Daniel Wanjiru, vincitore in 2h05'48” della Virgin Money Marathon 2017, ma che vanta un primato di 2h05'21”.
Farah si è limitato a vincere la gara in 61'40” sfruttanto il suo punto forte, la volata, su Wanjiru (61'43”) e Hawkins (61'45”).
Non c'era da attendersi una gara diversa da Farah perché sta risparmiando le energie per la preparazione che sta svolgendo in quota (2500m) a Sululta, nella periferia di Addis Abeba, ed anche perché era arrivato a Londra solo venerdì, senza fare uno specifico adattamento (in Etiopia si allena a 25°).
Alla fine della competizione sia Farah, Wanjiru e Hawkins hanno dichiarato di essere stati soddisfatti della propria prestazione, considerando che tutti e tre stanno preparando la maratona del 22 aprile.
E tutti e tre hanno confessato che avrebbero potuto correre più velocemente del tempo conseguito, ma nessuno voleva esporsi.
Quindi, un buon test per tutti ma si sa che le attese per Farah sono ben superiori rispetto agli altri due, anche a Wanjiru che a Londra difenderà la vittoria dello scorso anno.
Gli addetti ai lavori riportano che Farah non sarà in grado di contrastare la supremazia dei grandi maratoneti, Kipchoge su tutti, e che il suo obiettivo sarà “banalmente” finalizzato al miglioramento del primato del Regno Unito: 2h07'13” di Steve Jones (1985).
Si tratterebbe di un miglioramento di 68” (poco più di 1,5” a km) rispetto al primato personale di Farah (2h08'21”), ma credo che alla sua portata ci possa essere invece qualche cosa di più sostanzioso, e penso ad un tempo inferiore a 2h06'.
Vedremo fra un mese, a preparazione specifica terminata, quali sviluppi ci saranno stati, anche in funzione del campionato del mondo di mezza maratona del 24 marzo a Valencia.
Non mancherò di fornire aggiornamenti.
Orlando
Ha gareggiato in una mezza maratona (Vitality Big Half) piuttosto semplice sul piano agonistico, avendo come rivali principali il connazionale Callum Hawkins, con il quale la stampa britannica avevo ricamato un bel duello (!) considerando che Hawkins era arrivato 4°, in 2h10'16”, al campionato mondiale di maratona lo scorso anno a Londra, ma soprattutto perchè lo aveva battuto in una corsa campestre a Edimburgo nel gennaio 2017 (2° Hawkins e 7° Farah).
E l'altro avversario di rilievo per Farah era il più quotato, sul piano cronometrico, Daniel Wanjiru, vincitore in 2h05'48” della Virgin Money Marathon 2017, ma che vanta un primato di 2h05'21”.
Farah si è limitato a vincere la gara in 61'40” sfruttanto il suo punto forte, la volata, su Wanjiru (61'43”) e Hawkins (61'45”).
Non c'era da attendersi una gara diversa da Farah perché sta risparmiando le energie per la preparazione che sta svolgendo in quota (2500m) a Sululta, nella periferia di Addis Abeba, ed anche perché era arrivato a Londra solo venerdì, senza fare uno specifico adattamento (in Etiopia si allena a 25°).
Alla fine della competizione sia Farah, Wanjiru e Hawkins hanno dichiarato di essere stati soddisfatti della propria prestazione, considerando che tutti e tre stanno preparando la maratona del 22 aprile.
E tutti e tre hanno confessato che avrebbero potuto correre più velocemente del tempo conseguito, ma nessuno voleva esporsi.
Quindi, un buon test per tutti ma si sa che le attese per Farah sono ben superiori rispetto agli altri due, anche a Wanjiru che a Londra difenderà la vittoria dello scorso anno.
Gli addetti ai lavori riportano che Farah non sarà in grado di contrastare la supremazia dei grandi maratoneti, Kipchoge su tutti, e che il suo obiettivo sarà “banalmente” finalizzato al miglioramento del primato del Regno Unito: 2h07'13” di Steve Jones (1985).
Si tratterebbe di un miglioramento di 68” (poco più di 1,5” a km) rispetto al primato personale di Farah (2h08'21”), ma credo che alla sua portata ci possa essere invece qualche cosa di più sostanzioso, e penso ad un tempo inferiore a 2h06'.
Vedremo fra un mese, a preparazione specifica terminata, quali sviluppi ci saranno stati, anche in funzione del campionato del mondo di mezza maratona del 24 marzo a Valencia.
Non mancherò di fornire aggiornamenti.
Orlando
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Primato britannico
Riflettevo sul primato di Steve Jones, fatto senza allenamenti in quota, e correndo spesso senza neanche l'orologio (anche il giorno in cui mise il record del mondo per la Maratona nel 1984).
Nel 1984 vinse la Maratona di Londra in 2:08:16 con anche una sosta al bagno.
Un po' mi dispiace sapere che perderà il primato britannico.
Nicola Di Nisio05/03/2018 16:38:35
Primato britannico
Ed aggiungo chiedendo, cosa ha di britannico un primato fatto allenandosi in quota in Etiopia?
Nicola Di Nisio05/03/2018 16:42:45
problema comune a tutti i top
credo che ormai tutti gli atleti top (e non solo!) si prepari al fuori del paese nel quale corrono la gara, a meno che questa non si svolga in Etiopia, o Kenya, o Svizzera (St.Moritz) o USA (Colorado Springs, Boulder), o Qatar (Doha) e via di questo passo. Meucci ha fatto la sua preparazione tra Eritrea e Qatar, ha corso in Giappone ma è a tutti gli effetti un risultato italiano. Se avesse fatto il record italiano, non sarebbe stato quindi da omologare come tale?
Antonello06/03/2018 14:58:20
concordo... Baldini e Moen?
lo stesso Baldini ha fatto il primato italiano a Londra, quindi non in suolo italiano (mentre mo Farah corre in suolo britannico) allenandosi a St.Moritz.
Lo stesso Sondre Moen ha fatto primato europeo allenandosi e vivendo addirittura in Kenya.
Julien Wanders magari farà lo stesso da qui a poco
Silvio06/03/2018 15:02:35
Appunto
Infatti, sono tutti sviluppi degli ultimi due decenni. È diventato uno sport globale, che senso ha parlare più di primati ristretti al tipo di passaporto che si ha in tasca?
Nicola Di Nisio06/03/2018 15:27:09
hai ragione...
hai ragione!
Silvio06/03/2018 15:52:47