19/12/2018
Auguri 2019: Se fossimo tutti ciechi...
Quando arriva questo periodo dell'anno, mi sento più nervoso del solito e lavoro in modo frenetico. Devo finire alcuni progetti, rispettare le scadenze e consegnare tutto prima di partire per la mia vacanza. A volte il pensiero del lavoro non mi fa riposare bene, e mi sveglio in piena notte come se fosse mattina. Allora mi alzo, piano piano esco dalla camera e, dopo aver bevuto un buon caffé, mi siedo davanti al mio computer e comincio a scrivere, fare conti con i km, rispondere a mail.
Non mi piace trascorrere così il mio tempo; ormai lo sapete che preferisco la tranquillità al caos, il silenzio al rumore, la lentezza alla velocità (tranne nella corsa!). Eppure ogni anno pago lo scotto del futuro riposo con la frenesia della pre-partenza.
In questi giorni abbiamo completato il calendario degli stages in programma nel 2019, durante i quali vi illustrerò un approccio diverso alla fatica e all'allenamento, basato sugli studi che sto facendo sulle neuroscienze. Per capirci qualcosa, vi rimando al mio blog: “Stage per paracadutisti”.
Per quanto riguarda i vincitori del Progetto “Io credo in te”, i nomi saranno annunciati nel mese di gennaio.
Dal 21 dicembre al 7 gennaio saranno sospese tutte le mie attività, tranne l'iscrizione ai viaggi; Annacontinuerà a seguire questa sezione del mio sito. Per gli stages, se volete informazioni o volete iscrivervi, mandate pure una mail a Ilaria, ma abbiate pazienza per la risposta.
Ed ora veniamo a noi, anzi a me e al mio 2018.
Che dire?
Potrei prendere i miei auguri degli anni precedenti e fare un copia+incolla, perché le mie sensazioni e soprattutto i miei auspici per l'anno in arrivo sono rimasti intatti, segno forse che nulla è cambiato oppure, da un altro punto di vista, che tutto sommato sono io a non essere cambiato e a pensarla sempre allo stesso modo.
Tendo sempre all'essenziale a scapito del superfluo, e mia figlia Chiara me lo fa notare con un sorriso un po' canzonatorio quando mi ricorda che negli armadi ho anche dell'abbigliamento nuovo, con il quale potrei sostituire il materiale di vent'anni fa che ancora indosso. O non mi accorgo degli anni (e della moda) che passano, o mi accontento di quello che ho. O, più semplicemente, il materiale dei decenni scorsi è davvero di buona qualità e non si sciupa mai!
Spesso mi ritrovo a pensare a come questo “superfluo” non abbia valore se mancasse l'essenziale. Cosa ce ne faremmo di una bella auto nuova, di un vestito alla moda, di un profumo inebriante, di una leccornia raffinata, se non avessimo di che vestirci, di che mangiare, un riparo dove vivere? Un bel ritorno alle origini sarebbe da auspicare, anche per aiutare il nostro povero pianeta ormai soffocato dal superfluo da noi creato.
Nel 2018, fra i (pochi) romanzi letti (prediligo le letture tecniche sportive), uno in particolare mi ha dato spunti di riflessione. Ad essere sincero, mi ha tirato un bel pugno allo stomaco: “Cecità” di José Saramago.
In un luogo e tempo imprecisati, un'epidemia virale conduce tutta la popolazione a diventare cieca e la costringe a vivere non tanto al buio, quanto piuttosto in un biancore invadente e fastidioso. Solo una persona non diventa cieca, e si mette a disposizione degli altri per aiutarli. In questa cecità improvvisa, dove collaborazione e coordinazione sarebbero essenziali per fronteggiare l'emergenza, prevalgono invece l'egoismo e la diffidenza, e il mondo diventa in poco tempo un ambiente primordiale dove emerge la parte più immorale e depravata dell'uomo.
I personaggi non hanno un nome, il tempo e i luoghi perdono valore, così come tutto quello che prima risultava importante perché “visto”, goduto e ammirato con gli occhi.
Il romanzo può avere molti significati, ma io ci leggo facilmente una metafora del mondo attuale, dove gran parte di noi è già cieca e si fa largo urlando e calpestando chi trova sui suoi passi pur di sopravvivere, dove il superfluo e l'eclatante prevalgono sull'essenziale e il semplice, in un abbaglio accecante di colori, profumi, suoni e frastuoni che sono in definitiva superflui e ci allontanano dalla vita semplice.
Se qualcosa può rinascere da questo mondo degenerato, è l'amore “a prescindere”, l'affetto incondizionato e puro per l'altro e per noi stessi, indipendentemente dal nome di chi abbiamo vicino, perché nel profondo di noi stessi esiste qualcosa che non ha bisogno di nome, e quella cosa è ciò che siamo, noi nudi e crudi, essenziali e spogli del superfluo.
Così, mi trovo a chiudere queste riflessioni con la speranza che noi tutti possiamo, prima o poi, risvegliarci da questa cecità, cominciando a valorizzare l'essenzialità di chi e cosa abbiamo attorno, scegliendo un ritorno alla sobrietà e alla parsimonia, al non consumare, al basso impatto, al low profile, e sempre all'avvicinamento al prossimo.
Utopia, forse. Ma che bello sognare ad occhi finalmente aperti!
Buone feste a voi e ai vostri cari.
orlando
Non mi piace trascorrere così il mio tempo; ormai lo sapete che preferisco la tranquillità al caos, il silenzio al rumore, la lentezza alla velocità (tranne nella corsa!). Eppure ogni anno pago lo scotto del futuro riposo con la frenesia della pre-partenza.
In questi giorni abbiamo completato il calendario degli stages in programma nel 2019, durante i quali vi illustrerò un approccio diverso alla fatica e all'allenamento, basato sugli studi che sto facendo sulle neuroscienze. Per capirci qualcosa, vi rimando al mio blog: “Stage per paracadutisti”.
Per quanto riguarda i vincitori del Progetto “Io credo in te”, i nomi saranno annunciati nel mese di gennaio.
Dal 21 dicembre al 7 gennaio saranno sospese tutte le mie attività, tranne l'iscrizione ai viaggi; Annacontinuerà a seguire questa sezione del mio sito. Per gli stages, se volete informazioni o volete iscrivervi, mandate pure una mail a Ilaria, ma abbiate pazienza per la risposta.
Ed ora veniamo a noi, anzi a me e al mio 2018.
Che dire?
Potrei prendere i miei auguri degli anni precedenti e fare un copia+incolla, perché le mie sensazioni e soprattutto i miei auspici per l'anno in arrivo sono rimasti intatti, segno forse che nulla è cambiato oppure, da un altro punto di vista, che tutto sommato sono io a non essere cambiato e a pensarla sempre allo stesso modo.
Tendo sempre all'essenziale a scapito del superfluo, e mia figlia Chiara me lo fa notare con un sorriso un po' canzonatorio quando mi ricorda che negli armadi ho anche dell'abbigliamento nuovo, con il quale potrei sostituire il materiale di vent'anni fa che ancora indosso. O non mi accorgo degli anni (e della moda) che passano, o mi accontento di quello che ho. O, più semplicemente, il materiale dei decenni scorsi è davvero di buona qualità e non si sciupa mai!
Spesso mi ritrovo a pensare a come questo “superfluo” non abbia valore se mancasse l'essenziale. Cosa ce ne faremmo di una bella auto nuova, di un vestito alla moda, di un profumo inebriante, di una leccornia raffinata, se non avessimo di che vestirci, di che mangiare, un riparo dove vivere? Un bel ritorno alle origini sarebbe da auspicare, anche per aiutare il nostro povero pianeta ormai soffocato dal superfluo da noi creato.
Nel 2018, fra i (pochi) romanzi letti (prediligo le letture tecniche sportive), uno in particolare mi ha dato spunti di riflessione. Ad essere sincero, mi ha tirato un bel pugno allo stomaco: “Cecità” di José Saramago.
In un luogo e tempo imprecisati, un'epidemia virale conduce tutta la popolazione a diventare cieca e la costringe a vivere non tanto al buio, quanto piuttosto in un biancore invadente e fastidioso. Solo una persona non diventa cieca, e si mette a disposizione degli altri per aiutarli. In questa cecità improvvisa, dove collaborazione e coordinazione sarebbero essenziali per fronteggiare l'emergenza, prevalgono invece l'egoismo e la diffidenza, e il mondo diventa in poco tempo un ambiente primordiale dove emerge la parte più immorale e depravata dell'uomo.
I personaggi non hanno un nome, il tempo e i luoghi perdono valore, così come tutto quello che prima risultava importante perché “visto”, goduto e ammirato con gli occhi.
Il romanzo può avere molti significati, ma io ci leggo facilmente una metafora del mondo attuale, dove gran parte di noi è già cieca e si fa largo urlando e calpestando chi trova sui suoi passi pur di sopravvivere, dove il superfluo e l'eclatante prevalgono sull'essenziale e il semplice, in un abbaglio accecante di colori, profumi, suoni e frastuoni che sono in definitiva superflui e ci allontanano dalla vita semplice.
Se qualcosa può rinascere da questo mondo degenerato, è l'amore “a prescindere”, l'affetto incondizionato e puro per l'altro e per noi stessi, indipendentemente dal nome di chi abbiamo vicino, perché nel profondo di noi stessi esiste qualcosa che non ha bisogno di nome, e quella cosa è ciò che siamo, noi nudi e crudi, essenziali e spogli del superfluo.
Così, mi trovo a chiudere queste riflessioni con la speranza che noi tutti possiamo, prima o poi, risvegliarci da questa cecità, cominciando a valorizzare l'essenzialità di chi e cosa abbiamo attorno, scegliendo un ritorno alla sobrietà e alla parsimonia, al non consumare, al basso impatto, al low profile, e sempre all'avvicinamento al prossimo.
Utopia, forse. Ma che bello sognare ad occhi finalmente aperti!
Buone feste a voi e ai vostri cari.
orlando
Allegati
Clicca qui se vuoi aggiungere un commento
Per procedere è necessaria l'autenticazione. Sei pregato di effettuare il login o di registrarti per un nuovo account.
Grazie Orlando, sposo in pieno la tua filosofia di vita! ..colgo l'occasione per ringraziarti, il tuo lavoro e la tua passione aiuta tanti come me, perennemente indaffarati dalla vita frenetica di tutti i giorni, a fermarsi un attimo a pensare e a riflettere (mentre si corre!..).
Ciao e a presto, buone vacanze
Luca19/12/2018 18:12:52
Saramago
Un capolavoro assoluto, come tutto ciò che ho letto di questo formidabile scrittore. Io ho pochissime speranze riguardo a questo mondo degenerato. Ma ricambio col cuore gli auguri.
Valentina19/12/2018 18:28:49
Riflessioni
Ciao Orlando, grazie per questa pagina che mi fa fermare ad apprezzare questo pazzo mondo! Mi piace ricordare una frase di Saramago che ci ridà un po' di speranza: "Ho passato la vita a guardare negli occhi della gente, è l’unico luogo del corpo dove forse esiste ancora un'anima.” Buone feste a te ed alla tua famiglia.
Francesco19/12/2018 19:05:50
Auguri a te, Orlando
Caro Orlando,
Ricambio con affetto i tuoi auguri e sposo in pieno quanto hai scritto. Lo prendo come linea guida per un 2019 più profondo e pieno degli anni passati. Che sia un anno pieno di amore, senza ombre.
MikySuisse19/12/2018 20:40:06
Che belle parole
Che belle cose che hai detto
Le sento anche mie
Tantissimi auguroni a tutti voi !!!
mario gioia19/12/2018 20:42:14
se fossimo tutti ciechi
Caro Orlando,
Ricambio con affetto i tuoi auguri e sposo in pieno quanto hai scritto. Lo prendo come linea guida per un 2019 migliore rispetto gli anni passati. Anche se nel mese di dicembre ho avuto un forte calo di energie nervose sono molto ottimista per il futuro. Non finirò mai di ringraziarti.
Nicola19/12/2018 21:17:25
Grazie Orlando, un augurio di Buone Feste a tutti Voi.
Fabio Moret19/12/2018 21:45:38
Cecità
E' confortante leggere post come questi e riuscire a intravedere un pò di speranza di fronte ad un mondo che a volte trovo davvero difficile da comprendere. Stiamo distruggendo ogni cosa .. il pianeta, gli animali, le nostre coscienze e il futuro dei nostri figli. Amo correre ma solo nello sport perché in questa vita dovremmo imparare tutti a rallentare e renderci conto di quello che stiamo facendo. Grazie Orlando per questo post pieno di speranza che ci hai regalato per questo Natale .. hai ragione forse è utopia ma noi continuiamo a sperare ! Tanti auguri a te a Ilaria e alle vostre figlie
Roberta20/12/2018 08:29:17
Auguri 2019
Grazie Orlando per le belle riflessioni che ci hai donato. Purtroppo il vortice della quotidianità frenetica farà si che ce ne ricorderemo nei frangenti in cui, finalmente, siamo soli ed un po' liberi: correndo.
Livio20/12/2018 09:22:28
BLINDNESS
Vedere. Guardare. Osservare. In queste tre parole si nasconde il pensiero di Saramago: " non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo. Ciechi che vedono. Ciechi che, pur vedendo, non vedono". Bellissimo anche il film di Meirelles. Nella realtà di tutti i giorni la vista è il senso di cui si (ab)usa in un mondo dove è più importante apparire che essere ma si guarda e non si osserva. Mesi fa con il mio insegnante di yoga ho provato a fare pratica con una mascherina davanti agli occhi cercando di sentire le asana, il mio respiro, la mia posizione dello spazio e le sensazioni anche se all'inizio possono essere di disagio, sono strane ma bellissime e soprattutto di maggiore consapevolezza di se'. Condivido le tue riflessioni che sento anche mie augurando Buone feste a te e alla tua famiglia
Titti20/12/2018 10:09:42
Ti ringrazio, mi hai fatto riflettere, condivido tutto. E' anche la mia filosofia di vita, o, almeno, cerco di attuarla il più possibile. Mi procurerò questo libro, sembra davvero interessante. Ciao. Andrea
Anonimo20/12/2018 14:28:07
è proprio vero...
È proprio vero …. il superfluo e l’essenziale, tutto relativo.
Mi trovo spesso a pensare a quale relazione abbiano con la felicità.
Non molto in verità. Se stai uscendo da un momento difficile anche tornare a giornate di vita ‘essenziali’ possono rappresentare un felicità enorme.
Il superfluo, quando non hai altri pensieri, ti eccita, ma non è duraturo.
Il superfluo non è mai abbastanza, l’essenziale invece può renderti felice tutta la vita.
Tanti Auguri a te, Ilaria, Anna e Chiara.
Luca20/12/2018 16:17:29
Il miglior augurio di Natale
Quali riflessioni migliori per questo tempo che sembra tanto storto ...
Buon Natale oggi e tutto l'anno anche a voi, carissimi Ilaria e Orlando ... Abbraccioni !!
Francesco24/12/2018 19:31:32
Speranza e fiducia
Speranza e fiducia sia dopo le tue belle parole, altro non ci resta.
Auguri a te e a alla tua famiglia.
andreadugato28/12/2018 10:17:33
Felice di questi auguri
Felice di ricevere questi auguri profondi, felice di condividere questi auguri profondi e felice di contraccambiare questi auguri profondi. Con la speranza che questi pensieri siano molto contagiosi.
Franco Zuntini31/12/2018 00:14:30