02/07/2010
Luci, colori, profumi dell'Altopiano
L’unico rumore che interrompe il silenzio della hall è una specie di cigolio delle scarpe di Ilaria. Siamo i primi ad aprire la porta dell’hotel. Appoggiato all’entrata c’è sempre il sacco del pane.
Sull’altopiano si diffonde una calda luce, la prima del giorno. Il sole (come riportato nella prima pagina del libro di Mario Rigoni Stern “Le storie di Giacomo”) sorge dal monte Sisemol, che scorgo davanti a me quando attraverso il piazzale dell’hotel. Su quella collina ci ho abitato per sette anni. I ricordi di quel periodo li avverto ancora. Memorie di podista, ricordi dei luoghi dove ho corso e mi sono allenato tante volte. In me si sono fissate anche altre sensazioni: i silenzi dei boschi, il suono del vento tra gli alberi, il profumo dell’erba dell’estate e della terra scaldata dal sole.
Nel percorrere la discesa della collina dell’hotel, poco meno di mezzo chilometro, decido dove andare a correre. Quasi sempre decido di non passare per il paese, anche se la strada in quella direzione è pianeggiante. Scelgo invece di correre in salita, per un paio di chilometri, perché strada facendo ho il tempo di decidere dove dirigermi. Le scelte sono numerose. In questa settimana di stage ho già percorso almeno una volta le strade che preferisco, che sono quelle che più conosco, ma dispongo di un’ampia scelta perché ai lunghi percorsi posso aggiungere altri brevi e suggestivi circuiti. A volte mi trovo a girare in tondo per il piacere di ripassare in quel luogo.
Spesso è l’aria che annuso che mi guida. Se è il profumo che viene dagli abeti m’infilo nel bosco, percorrendo valli ancora immerse nell’ombra, dove la temperatura crea un sottile brivido. Mi piace anche sentire il rumore della ghiaia sotto le suole delle scarpe, ma anche il morbido scricchiolio degli aghi di pino che cedono alla pressione della spinta dei piedi.
Altre volte ho seguito il profumo dell’erba falciata la sera prima dai contadini, ed ho percorso sentieri che costeggiano le sinuose colline. Mi sono inoltrato anche nel campo da golf. L’erba morbida mi toglie le spinte e fatico molto per avanzare, ma mi sembra di correre sul nulla. Il respiro esce dalla mia bocca e la piccola nuvola si mescola nell’evanescente aria che aleggia a pochi metri dal tappeto erboso e che non riesce a superare l’alto profilo dei pini. I raggi del sole invadono gradatamente l’ampia conca ed il verde tappeto quasi s’illumina: la condensa ricopre ogni filo d’erba e procedendo controluce mi sembra di correre su prati dorati.
Le ondulazioni del terreno sono tante, alcune impegnative da farmi sbuffare. Il mio ansimare attrae l’attenzione di una volpe. Il suo muso si protende dai cespugli. Mi osserva attenta e timorosa. L’incontro dei nostri sguardi dura qualche istante. Di lei restano solo le piccole impronte sull’erba intrisa di umidità. Piccoli passi che scompaiono tra la vegetazione.
Ogni volta che corro immerso nell’avvolgente silenzio della natura penso di essere da solo. Chissà quanti occhi seguono invece le mie falcate.
Orlando
Sull’altopiano si diffonde una calda luce, la prima del giorno. Il sole (come riportato nella prima pagina del libro di Mario Rigoni Stern “Le storie di Giacomo”) sorge dal monte Sisemol, che scorgo davanti a me quando attraverso il piazzale dell’hotel. Su quella collina ci ho abitato per sette anni. I ricordi di quel periodo li avverto ancora. Memorie di podista, ricordi dei luoghi dove ho corso e mi sono allenato tante volte. In me si sono fissate anche altre sensazioni: i silenzi dei boschi, il suono del vento tra gli alberi, il profumo dell’erba dell’estate e della terra scaldata dal sole.
Nel percorrere la discesa della collina dell’hotel, poco meno di mezzo chilometro, decido dove andare a correre. Quasi sempre decido di non passare per il paese, anche se la strada in quella direzione è pianeggiante. Scelgo invece di correre in salita, per un paio di chilometri, perché strada facendo ho il tempo di decidere dove dirigermi. Le scelte sono numerose. In questa settimana di stage ho già percorso almeno una volta le strade che preferisco, che sono quelle che più conosco, ma dispongo di un’ampia scelta perché ai lunghi percorsi posso aggiungere altri brevi e suggestivi circuiti. A volte mi trovo a girare in tondo per il piacere di ripassare in quel luogo.
Spesso è l’aria che annuso che mi guida. Se è il profumo che viene dagli abeti m’infilo nel bosco, percorrendo valli ancora immerse nell’ombra, dove la temperatura crea un sottile brivido. Mi piace anche sentire il rumore della ghiaia sotto le suole delle scarpe, ma anche il morbido scricchiolio degli aghi di pino che cedono alla pressione della spinta dei piedi.
Altre volte ho seguito il profumo dell’erba falciata la sera prima dai contadini, ed ho percorso sentieri che costeggiano le sinuose colline. Mi sono inoltrato anche nel campo da golf. L’erba morbida mi toglie le spinte e fatico molto per avanzare, ma mi sembra di correre sul nulla. Il respiro esce dalla mia bocca e la piccola nuvola si mescola nell’evanescente aria che aleggia a pochi metri dal tappeto erboso e che non riesce a superare l’alto profilo dei pini. I raggi del sole invadono gradatamente l’ampia conca ed il verde tappeto quasi s’illumina: la condensa ricopre ogni filo d’erba e procedendo controluce mi sembra di correre su prati dorati.
Le ondulazioni del terreno sono tante, alcune impegnative da farmi sbuffare. Il mio ansimare attrae l’attenzione di una volpe. Il suo muso si protende dai cespugli. Mi osserva attenta e timorosa. L’incontro dei nostri sguardi dura qualche istante. Di lei restano solo le piccole impronte sull’erba intrisa di umidità. Piccoli passi che scompaiono tra la vegetazione.
Ogni volta che corro immerso nell’avvolgente silenzio della natura penso di essere da solo. Chissà quanti occhi seguono invece le mie falcate.
Orlando
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quando la corsa è poesia
...non so immaginarmi sensazioni più belle!
Public04/07/2010 15:27:46
Concordo!
Non avevo ancora letto il tuo post quando, sabato mattina, sono uscito dall'albergo alle 6.20 ed ho visto anch'io il sacco del pane.
In effetti, correre è sempre piacevole ma, al mattino presto, lo è di più: sarà perché i corridori sono fondamentalmente dei solitari?
Oscar
Public05/07/2010 09:11:37
Corsa tridimensionale
Le sensazioni raccontate arrivano direttamente a destinazione, il brivido provato nell'ombra delle valli, il profumo dell'erba falciata la sera prima,la fatica nel percorrere l'erba del green.
Sembra d'aver corso realmente per quei sentieri, rimango con il furbo sguardo della volpe impresso nella mia mente, quasi a volermi invitare in quei luoghi per un allenamento)
nell'era delle immagini tridimensionali, anche una lettura può trasmettere le stesse emozioni
grande Orlando
Public05/07/2010 12:26:55
firma al post prec.
scusa non mi ero firmato,
Stefano "di corsa attorno al..."
ciao Orlando
Public05/07/2010 12:29:16