14/01/2016
Anche la soglia non c'è più?
Lo afferma il fisiologo canadese Francois Pérronet.
In questo periodo mi sono consultato altre volte con il famoso professore per un confronto relativo al VO2max e, trovandomi interessato sull'argomento, mi ha inviato un articolo scritto da lui (in collaborazione con Bernard Aguilaniu) nel quale afferma e dimostra che la soglia anaerobica per come la si conosce, non esiste. Secondo lui, l'accumulo di acido lattico è solo "una debolezza del meccanismo aerobico".
L'articolo è molto interessante e spero di riportarvi presto altri interessanti dettagli, anche perché anch'io sono molto curioso...
In questo periodo mi sono consultato altre volte con il famoso professore per un confronto relativo al VO2max e, trovandomi interessato sull'argomento, mi ha inviato un articolo scritto da lui (in collaborazione con Bernard Aguilaniu) nel quale afferma e dimostra che la soglia anaerobica per come la si conosce, non esiste. Secondo lui, l'accumulo di acido lattico è solo "una debolezza del meccanismo aerobico".
L'articolo è molto interessante e spero di riportarvi presto altri interessanti dettagli, anche perché anch'io sono molto curioso...
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Non ho letto tutto l'articolo ma sono riuscito a trovare solo un abstract in inglese (mentre l'altro l'articolo originale è in francese, per me incomprensibile). Bisognerebbe capire con che esprimenti sono arrivati a questa nuova teoria, che però se confermata cambierebbe un po' di cose sulle pratiche di allenamento. In pratica per migliorare la velocità di base (quella che siamo soliti chiamare soglia) non bisognerebbe allenarsi a ritmo soglia ma potenziare al massimo l'efficienza dei mitocondri e quindi del sistema aerobico? Quindi solo allenamenti aerobici. Recentemente ho letto del metodo MAF, mi sembrava abbastanza debole dal punto di vista scientifico, ma forse qualcosa sta cambiando?
LucaM14/01/2016 20:35:29
Caro Orlando,gentilmente potresti riportare i riferimenti dell'articolo?
Tommybond14/01/2016 23:01:33
Commenti
Non ho letto tutto l'articolo perché è molto lungo (42 pagine) ma nelle prime 4-5 la sua teoria è proprio quella di enfatizzare il meccanismo aerobico e trascurare quello anaerobico, così come suggeriva anni fa l'olandese Ernst Van Aaken
orlando15/01/2016 12:08:47
Riferimenti dell'articolo
Questo è il titolo dell'articolo, ma è a pagamento
Signifi cation physiologique et interprétation clinique de la lactatémie et du pH au cours de l’EFX incrémentale
orlando15/01/2016 12:11:20
Articolo trovato in libera cosultazione
Non vorrei fare il guastafeste, ma ho trovato l'articolo in consiultazione libera ( versione in Francese)
http://anothersample.net/signification-physiologique-et-interpretation-clinique-de-la-lactatemie-et-du-ph-au-cours-de-l-efx-incrementale
Paolo A.15/01/2016 12:27:47
Ma allora a che serve l'Interval training ?
Ho letto l'articolo. Ma se il "motore anaerobico" non esiste e se la soglia anaerobica neanche, ha ancora senso effettuare degli allenamenti col IT ? o l'allenamento IT è solo un modo per guadagnare tempo e kilometri al fine di ottimizzare la parte aerobica ?.
Preso dalla curiosità ho cercato altro materiale di François Péronnet ed ho trovato un video dove spiega ( più precisamente smonta) il modello per valutare l'Endurance di un maratoneta; la VO2M e il fabbisogno energetico della falcata non sono fissi, come troviamo scritto in molti libri....
L'approccio è interessante.
Paolo A.26/01/2016 18:22:15
Ma allora a che serve l'Interval training ?
> E' vero che Péronet e A nel loro studio hanno ridimensionato l'importanza del motore anaerobico nella produzione di energia, ma non l'hanno annullato: la produzione di acido lattico dei muscoli è comunque fonte di produzione di energia. Ma è vero che le sedute anaerobiche perdono di valenza metabolica, ma non si devono annullare perchè al di là di questa aspetto, correre velocemente ha dei vantaggi:
1) si migliora la meccanica di corsa e quindi l'efficienza perché correndo velocemente vengono reclutate più fibre muscolari, e si riducono i tempi di contatto con il terreno, sfruttando così l'energia elastica della corsa, che ripeto è "senza costo energetico"
2) correre ad alte intensità di lavoro è un vantaggio per il cuore perché aumenta la capacità contrattile (spinge in circolo più sangue, e di conseguenza facilita il metabolismo aerobico), ed anche perché si agisce nel cosiddetto controllo neurologico del cuore, che alcuni studiosi enfatizzano, e quest'ultimo aspetto è molto rilevante nei top runner, anche fosse per migliorare anche solo dello 0,5% (ma i vantaggi sono anche maggiori). Dal mio punto di vista, le sedute di IT vanno inserite nella preparazione di ogni podista, ma senza enfatizzare i ritmi di corsa. Si dovrebbe agire come faceva Zatopek, puntando a fare tante prove e quindi senza correre molto velocemente e senza esaltare il meccanismo lattacido.
orlando28/01/2016 08:25:36