22/01/2020
Cambiare per migliorare
È la seconda volta che vivo questa esperienza: mi trovo ad allenare tre ragazzi appena diventati cadetti (nati nel 2005-2006) che si allenano praticamente sempre assieme, fanno le stesse sedute e corrono sostanzialmente agli stessi ritmi perché vogliono allenarsi insieme.
In gara però il rendimento è diverso e non si può affermare che uno sia più forte dell'altro come conseguenza dell'allenamento svolto, visto appunto che si allenano assieme.
Nel giro di un paio di anni, anche per effetto della crescita fisica, le differenze di rendimento si fanno evidenti. Lo verifico ora con tre ragazzi che sono nella categoria allievi (2003 e 2004). Fino allo scorso anno i tre allievi facevano gli stessi allenamenti, proprio come i tre cadetti ai quali ho fatto riferimento prima, ma da questo inverno sono diventate evidenti le differenze tecniche. Uno è mezzofondista veloce, uno è mezzofondista resistente, e il terzo ancora non “ingrana” (essenzialmente perché si allena troppo poco).
I tre amici non possono più svolgere gli stessi allenamenti specifici perché non solo il rendimento è differente, ma perché è necessario personalizzare lo stimolo allenante per ottimizzare il potenziale di ognuno di loro.
A livello amatoriale la situazione non è così varia come per i ragazzi, soprattutto perché gran parte dei podisti è arrivata ad una situazione metabolica standardizzata, tipica dei soggetti non più giovani. Le fibre veloci sono diventate praticamente insensibili agli stimoli, ma soprattutto si sono quasi “atrofizzate”, e le fibre intermedie sono già state iper specializzate in seguito alla rilevante pratica di corse lunghe.
Tuttavia, c'è sempre (un po') spazio per dei (piccoli) miglioramenti, ma si devono andare a cercare le zone ancora predisposte ad una risposta allo stimolo indotto dagli allenamenti, ma ovviamente non possono essere i soliti allenamenti.
Per questo motivo invito i podisti a non fissarsi sullo stesso tipo di preparazione, ad essere aperti mentalmente ai cambiamenti, a non essere ripetitivi con la stessa programmazione (maratona dopo maratona), anno dopo anno, e a svolgere la stessa sequenza di gare.
Se si fanno sempre le stesse cose è molto difficile cambiare per migliorare.
orlando
tra gli allegati di questo link Tabella risultati dei miei atleti i miglioramenti aggiornati degli atleti che seguo
In gara però il rendimento è diverso e non si può affermare che uno sia più forte dell'altro come conseguenza dell'allenamento svolto, visto appunto che si allenano assieme.
Nel giro di un paio di anni, anche per effetto della crescita fisica, le differenze di rendimento si fanno evidenti. Lo verifico ora con tre ragazzi che sono nella categoria allievi (2003 e 2004). Fino allo scorso anno i tre allievi facevano gli stessi allenamenti, proprio come i tre cadetti ai quali ho fatto riferimento prima, ma da questo inverno sono diventate evidenti le differenze tecniche. Uno è mezzofondista veloce, uno è mezzofondista resistente, e il terzo ancora non “ingrana” (essenzialmente perché si allena troppo poco).
I tre amici non possono più svolgere gli stessi allenamenti specifici perché non solo il rendimento è differente, ma perché è necessario personalizzare lo stimolo allenante per ottimizzare il potenziale di ognuno di loro.
A livello amatoriale la situazione non è così varia come per i ragazzi, soprattutto perché gran parte dei podisti è arrivata ad una situazione metabolica standardizzata, tipica dei soggetti non più giovani. Le fibre veloci sono diventate praticamente insensibili agli stimoli, ma soprattutto si sono quasi “atrofizzate”, e le fibre intermedie sono già state iper specializzate in seguito alla rilevante pratica di corse lunghe.
Tuttavia, c'è sempre (un po') spazio per dei (piccoli) miglioramenti, ma si devono andare a cercare le zone ancora predisposte ad una risposta allo stimolo indotto dagli allenamenti, ma ovviamente non possono essere i soliti allenamenti.
Per questo motivo invito i podisti a non fissarsi sullo stesso tipo di preparazione, ad essere aperti mentalmente ai cambiamenti, a non essere ripetitivi con la stessa programmazione (maratona dopo maratona), anno dopo anno, e a svolgere la stessa sequenza di gare.
Se si fanno sempre le stesse cose è molto difficile cambiare per migliorare.
orlando
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