10/06/2024
Europei di Roma 2024: 5.000 metri maschili e mezze maratone
5.000 metri maschili
La vittoria di Jakob Ingebrigtsen nella finale dei 5.000 metri è stata (come si afferma in queste circostanze) una “formalità”, perché il campo partenti non presentava corridori in grado di metterlo in difficoltà, né con una gara tattica – e quindi con finale veloce - né tanto meno sul ritmo.
La sua tattica è stata semplice: seguire passivamente gli altri per imporre la sua progressione finale. Chi poteva metterlo in difficoltà sul ritmo, lo svizzero Lobalu – poi bronzo sul traguardo – e lo spagnolo Ndikumwenayo, che un paio di settimane prima avevano corso in 12'50” circa a Oslo, si sono limitati a procedere a un passo da 13'45”, un tempo che Ingebrigtsen fa tranquillamente in allenamento.
Da una gara condotta su un ritmo lento il norvegese poteva temere solo il finale dei due mezzofondisti più quotati in gara: il connazionale Nordas (3'29” nei 1.500) e l'inglese Mills (3'30” nei 1.500). Il primo non è mai stato in gara (11° alla fine), sebbene qualche giorno prima avesse vinto i 3000m di Stoccolma in 7'33”, mentre l'inglese ha cercato di stare attaccato a Ingebrigtsen il più possibile, ma nulla ha potuto fare quando il norvegese ha percorso il rettilineo finale in 12”66, anticipato da un 12”88 dei 100m precedenti.
Sarà altrettanto semplice gestire anche finale dei 1500m? Non credo, ma viene da pensare che a Jakob la doppietta 5000m e 1500m possa riuscire anche stavolta.
Mezza maratona maschile:
Gli italiani sono stati autorevoli in questa gara visto l'esito finale, con la doppietta oro–argento e la vittoria del campionato europeo a squadre davanti a Israele e Spagna.
Molto bravo anche Chiappinelli nel mettere in fila tanti campioni nella prima metà di gara, ma una condizione di forma non perfetta non gli ha permesso di portare avanti con un successo questa generosa tattica.
Il ritmo di gara non era particolarmente intenso (2'55”/km per i primi 15km) ma, messo in relazione al contesto ambientale caratterizzato da un alto tasso di umidità, ha fisicamente stancato alcuni dei favoriti e messo in difficoltà chi non era sorretto da una condizione di forma ideale. Yeman, dopo aver ben recuperato lo sforzo della maratona del primato italiano fatto a marzo, ha puntato a ri–velocizzarsi in modo da ambire al titolo continentale di mezza maratona e ha gestito bene in gara il ruolo del favorito.
Dopo che Chiappinelli ha “tirato i remi in barca” e l'israeliano Teferi ha cercato di mantenere “allegro” il ritmo senza per questo prodursi in un'azione risolutiva, Yeman ha provato in un paio di occasioni e testare la reazione degli avversari, e si è trovato in compagnia dei tedeschi Petros e Fitwi, con Teferi e Pietro Riva ad accusare un distacco di una trentina di metri quando alla fine della gara mancavano ancora 3 chilometri. Un leggero alleggerimento del ritmo di Crippa ha consentito alla coppia staccata di rientrare per la lotta delle medaglie e all'entrata allo stadio, quando Yeman aveva la situazione sotto controllo nel gestire la compagnia di Petros, Pietro Riva ha imposto una vigorosa reazione che lo ha portato a superare il tedesco Petros per la conquista dell'argento.
Bella prova quindi dei 2 azzurri, completata da un inaspettato 6° posto di Pasquale Selvarolo (61'27”), mentre gli altri azzurri hanno evidenziato quale sia la consistenza del movimento con l'8° posto di Faniel (61'29”) e il 10° di Chiappinelli (61'42”). Più staccato Meucci, per una parziale condizione di forma, che in 63'45” è arrivato 27°.
Mezza maratona femminile:
Credo che la norvegese Grovdal si sia alzata, domenica mattina, con la speranza di non avere le gambe troppo stanche, visto che 36 ore prima aveva corso la finale dei 5.000 femminili.
Senza dubbio ha affrontato la distanza della mezza maratona in una situazione fisica per niente vantaggiosa rispetto alle sue avversarie, ma penso con quella voglia di rifarsi del secondo posto rimediato alle spalle di Nadia Battocletti, e quindi con la carica nervosa di gestire al meglio questo sforzo.
Tra le soluzioni strategiche da applicare in gara la norvegese ha scelto la più conservativa e tutto sommato la più logica: ha deciso di aumentare il ritmo quando al traguardo collocato nello stadio Olimpico mancavano circa 3km. La selezione c'era già stata in precedenza per effetto dell'andatura imposta dalla rumena Melly (nata Chelimo in Kenya). Sebbene il ritmo fosse svelto ma non veloce, lo sforzo prodotto in relazione allo stato climatico della mattinata romana ha messo in difficoltà molte atlete. La gara femminile è partita appena mezz'ora dopo quella dei maschi e, mentre i ragazzi hanno subito in modo parziale gli effetti dell'alto tasso di umidità, allo sforzo delle donne si devono aggiungere gli effetti sfavorevoli dell'aumento della temperatura.
Le ragazze sono arrivate al traguardo piuttosto provate dallo sforzo, con la seconda classificata Joan Chelimo Melly in grande difficoltà a gestire la poderosa rimonta nel rettilineo d'arrivo dell'inglese Thakery.
Chi invece avrebbe voluto continuare a correre, visto che la sua rimonta portava a recuperare tanti posti in classifica, è stata Elisa Palmero - che dal passaggio di metà gara ha recuperato ben 16 posizioni, arrivando al 15° posto nella classifica finale con il nuovo PB (1h11'22”).
Per il 19° posto della primatista italiana Sofia Yaremchuk (1h11'32”) c'è il rammarico di non aver potuto correre al meglio del proprio potenziale.
Per le altre due azzurre in gara, da segnalare Sara Nestola al 35° posto e Federica Sugamiele al 54°.
In Coppa Europa ha prevalso la Gran Bretagna davanti a Germania e Spagna. Italia quinta.
Orlando
photo credit: Fidal/Grana
La vittoria di Jakob Ingebrigtsen nella finale dei 5.000 metri è stata (come si afferma in queste circostanze) una “formalità”, perché il campo partenti non presentava corridori in grado di metterlo in difficoltà, né con una gara tattica – e quindi con finale veloce - né tanto meno sul ritmo.
La sua tattica è stata semplice: seguire passivamente gli altri per imporre la sua progressione finale. Chi poteva metterlo in difficoltà sul ritmo, lo svizzero Lobalu – poi bronzo sul traguardo – e lo spagnolo Ndikumwenayo, che un paio di settimane prima avevano corso in 12'50” circa a Oslo, si sono limitati a procedere a un passo da 13'45”, un tempo che Ingebrigtsen fa tranquillamente in allenamento.
Da una gara condotta su un ritmo lento il norvegese poteva temere solo il finale dei due mezzofondisti più quotati in gara: il connazionale Nordas (3'29” nei 1.500) e l'inglese Mills (3'30” nei 1.500). Il primo non è mai stato in gara (11° alla fine), sebbene qualche giorno prima avesse vinto i 3000m di Stoccolma in 7'33”, mentre l'inglese ha cercato di stare attaccato a Ingebrigtsen il più possibile, ma nulla ha potuto fare quando il norvegese ha percorso il rettilineo finale in 12”66, anticipato da un 12”88 dei 100m precedenti.
Sarà altrettanto semplice gestire anche finale dei 1500m? Non credo, ma viene da pensare che a Jakob la doppietta 5000m e 1500m possa riuscire anche stavolta.
Mezza maratona maschile:
Gli italiani sono stati autorevoli in questa gara visto l'esito finale, con la doppietta oro–argento e la vittoria del campionato europeo a squadre davanti a Israele e Spagna.
Molto bravo anche Chiappinelli nel mettere in fila tanti campioni nella prima metà di gara, ma una condizione di forma non perfetta non gli ha permesso di portare avanti con un successo questa generosa tattica.
Il ritmo di gara non era particolarmente intenso (2'55”/km per i primi 15km) ma, messo in relazione al contesto ambientale caratterizzato da un alto tasso di umidità, ha fisicamente stancato alcuni dei favoriti e messo in difficoltà chi non era sorretto da una condizione di forma ideale. Yeman, dopo aver ben recuperato lo sforzo della maratona del primato italiano fatto a marzo, ha puntato a ri–velocizzarsi in modo da ambire al titolo continentale di mezza maratona e ha gestito bene in gara il ruolo del favorito.
Dopo che Chiappinelli ha “tirato i remi in barca” e l'israeliano Teferi ha cercato di mantenere “allegro” il ritmo senza per questo prodursi in un'azione risolutiva, Yeman ha provato in un paio di occasioni e testare la reazione degli avversari, e si è trovato in compagnia dei tedeschi Petros e Fitwi, con Teferi e Pietro Riva ad accusare un distacco di una trentina di metri quando alla fine della gara mancavano ancora 3 chilometri. Un leggero alleggerimento del ritmo di Crippa ha consentito alla coppia staccata di rientrare per la lotta delle medaglie e all'entrata allo stadio, quando Yeman aveva la situazione sotto controllo nel gestire la compagnia di Petros, Pietro Riva ha imposto una vigorosa reazione che lo ha portato a superare il tedesco Petros per la conquista dell'argento.
Bella prova quindi dei 2 azzurri, completata da un inaspettato 6° posto di Pasquale Selvarolo (61'27”), mentre gli altri azzurri hanno evidenziato quale sia la consistenza del movimento con l'8° posto di Faniel (61'29”) e il 10° di Chiappinelli (61'42”). Più staccato Meucci, per una parziale condizione di forma, che in 63'45” è arrivato 27°.
Mezza maratona femminile:
Credo che la norvegese Grovdal si sia alzata, domenica mattina, con la speranza di non avere le gambe troppo stanche, visto che 36 ore prima aveva corso la finale dei 5.000 femminili.
Senza dubbio ha affrontato la distanza della mezza maratona in una situazione fisica per niente vantaggiosa rispetto alle sue avversarie, ma penso con quella voglia di rifarsi del secondo posto rimediato alle spalle di Nadia Battocletti, e quindi con la carica nervosa di gestire al meglio questo sforzo.
Tra le soluzioni strategiche da applicare in gara la norvegese ha scelto la più conservativa e tutto sommato la più logica: ha deciso di aumentare il ritmo quando al traguardo collocato nello stadio Olimpico mancavano circa 3km. La selezione c'era già stata in precedenza per effetto dell'andatura imposta dalla rumena Melly (nata Chelimo in Kenya). Sebbene il ritmo fosse svelto ma non veloce, lo sforzo prodotto in relazione allo stato climatico della mattinata romana ha messo in difficoltà molte atlete. La gara femminile è partita appena mezz'ora dopo quella dei maschi e, mentre i ragazzi hanno subito in modo parziale gli effetti dell'alto tasso di umidità, allo sforzo delle donne si devono aggiungere gli effetti sfavorevoli dell'aumento della temperatura.
Le ragazze sono arrivate al traguardo piuttosto provate dallo sforzo, con la seconda classificata Joan Chelimo Melly in grande difficoltà a gestire la poderosa rimonta nel rettilineo d'arrivo dell'inglese Thakery.
Chi invece avrebbe voluto continuare a correre, visto che la sua rimonta portava a recuperare tanti posti in classifica, è stata Elisa Palmero - che dal passaggio di metà gara ha recuperato ben 16 posizioni, arrivando al 15° posto nella classifica finale con il nuovo PB (1h11'22”).
Per il 19° posto della primatista italiana Sofia Yaremchuk (1h11'32”) c'è il rammarico di non aver potuto correre al meglio del proprio potenziale.
Per le altre due azzurre in gara, da segnalare Sara Nestola al 35° posto e Federica Sugamiele al 54°.
In Coppa Europa ha prevalso la Gran Bretagna davanti a Germania e Spagna. Italia quinta.
Orlando
photo credit: Fidal/Grana
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