11/06/2010
Che fatica correre ma...
… anche leggere.
I due ultimi libri che ho letto avevano come argomento il podismo. Non mi stimola tanto leggere della corsa ma a volte lo faccio anche per … dovere, con la speranza di trovare però una bella storia, che mi appassioni, stimoli, coinvolga.
Ieri sera ho terminato “Ultra marathon men”, il testo che racchiude alcune esperienze podistiche di Dean Karnazes. Era da un paio d’anni che avevo appoggiato questo testo sullo scaffale della raccolta dei miei libri, ma non trovavo motivazioni sufficienti per affrontarne la lettura fino ad una decina di giorni fa. Nella scelta ha probabilmente influito la mia presenza al Passatore, e per entrare in sintonia con l’atmosfera di questa lunga prova ho cercato riferimenti nelle note scritte dal famoso corridore statunitense. Le prime pagine sono praticamente sempre le più incisive perché l’autore cerca di catturare l’attenzione, ed in effetti un po’ di coinvolgimento l’avevo avvertito. Più procedevo nella lettura e più Dean raccontava delle sue imprese podistiche, e io mi sentivo sempre meno coinvolto in queste sue prove estenuanti.
Senza dubbio per ogni podista la corsa è un modo per misurare i propri limiti, e quindi mettersi alla prova attraverso varie sfide. Le prove che ha affrontato D.K. mi sembrano cose di altri mondi, fuori dalla realtà. D’accordo che correre è fatica, disagio e spesso anche sofferenza, ma tra le note di Karnazes spesso mi sembrava di leggere le situazioni che potrebbe aver affrontato un martire. Secondo questo podista il corpo deve essere sottoposto al volere della mente, ma tra le righe ho percepito le sue come “imprese” da testardi. Un conto è correre, ed anche tanto, ma un conto è procede trascinandosi. Non trovo nulla di atletico e di sportivo nell’affrontare prove fisiche estreme, dove si può anche perdere il senso della misura. Anche sul piano alimentare.
Arrivare in fondo è stata dura anche per me!
Orlando
I due ultimi libri che ho letto avevano come argomento il podismo. Non mi stimola tanto leggere della corsa ma a volte lo faccio anche per … dovere, con la speranza di trovare però una bella storia, che mi appassioni, stimoli, coinvolga.
Ieri sera ho terminato “Ultra marathon men”, il testo che racchiude alcune esperienze podistiche di Dean Karnazes. Era da un paio d’anni che avevo appoggiato questo testo sullo scaffale della raccolta dei miei libri, ma non trovavo motivazioni sufficienti per affrontarne la lettura fino ad una decina di giorni fa. Nella scelta ha probabilmente influito la mia presenza al Passatore, e per entrare in sintonia con l’atmosfera di questa lunga prova ho cercato riferimenti nelle note scritte dal famoso corridore statunitense. Le prime pagine sono praticamente sempre le più incisive perché l’autore cerca di catturare l’attenzione, ed in effetti un po’ di coinvolgimento l’avevo avvertito. Più procedevo nella lettura e più Dean raccontava delle sue imprese podistiche, e io mi sentivo sempre meno coinvolto in queste sue prove estenuanti.
Senza dubbio per ogni podista la corsa è un modo per misurare i propri limiti, e quindi mettersi alla prova attraverso varie sfide. Le prove che ha affrontato D.K. mi sembrano cose di altri mondi, fuori dalla realtà. D’accordo che correre è fatica, disagio e spesso anche sofferenza, ma tra le note di Karnazes spesso mi sembrava di leggere le situazioni che potrebbe aver affrontato un martire. Secondo questo podista il corpo deve essere sottoposto al volere della mente, ma tra le righe ho percepito le sue come “imprese” da testardi. Un conto è correre, ed anche tanto, ma un conto è procede trascinandosi. Non trovo nulla di atletico e di sportivo nell’affrontare prove fisiche estreme, dove si può anche perdere il senso della misura. Anche sul piano alimentare.
Arrivare in fondo è stata dura anche per me!
Orlando
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Condivido..
ho letto anch'io quel libro un paio di anni fa. Condivido il tuo giudizio.
Ricordo di aver detto: "questo non è correre, è altro".
Per dire: l'anno scorso (o giu di lì) D.K. ha concluso 50 maratone in 50 gg in 50 stati.
che valore atletico ha una "cosa" del genere? mah..
Ma, Orlando: l'ultima delle 50 è stata NY e ho letto che l'ha corsa in 3h.
la più veloce di tutte. mi ha sorpreso.
Public11/06/2010 15:58:18
Dimenticavo
il nome alla fine del commento!
quindi: "Enrico"
Public11/06/2010 16:01:34
libro
perfettamente d'accordo sul tuo commento al libro di D.K. Personalmente sono sempre stato contrario alle 100k che sottopongono il fisico degli atleti ad uno sforzo fuori dal normale . forse stanno diventando un po' troppo di moda . Che senso ha correre 100k in 14 o 15 ore ? Forse sarebbe meglio preparare una 10k cercando di dare massimo anche se dire di aver corso una 10k in 40' non è sicuramente come dire di aver fatto il Passatore . Questo è ovviamente il mio pensiero
Pier
Public17/06/2010 22:28:03