28/10/2017
Maratona di New York: bella e impossibile!
E' risaputo che il percorso della maratona di NY non è veloce, visto che la somma del dislivello delle numerose salite che i corridori devono affrontare porta a circa 230 metri.
Il dispendio energetico necessario per superare tale dislivello è ben maggiore rispetto ad una maratona con un tracciato pianeggiante, e per questo è praticamente impossibile conseguire il primato mondiale alla maratona di NY.
Lo evidenzia il grafico di seguito (fonte NYRRC), nel quale si mette a confronto il tempo conseguito dai vincitori della maratona (di NY) con il primato del mondo dello stesso anno.
Come appare dal grafico, la “penalizzazione cronometrica” è piuttosto alta, e se questo differenziale è piuttosto ampio per i top runner, per i tanti amatori il condizionamento è ancora maggiore, ed è determinato da vari aspetti.
L'elemento tecnico che maggiormente incide sugli amatori riguarda l'efficienza meccanica. Considerando che sia per i top runners sia per gli amatori il livello di resistenza è uguale (capacità di percorrere di corsa l'intera distanza di gara), ad essere ben differente è l'efficienza, intesa come la capacità di mantenere un buon assetto di corsa. Per vari motivi, correlati sia all'allenamento, ma specialmente alla struttura fisica, l'efficienza di un amatore progressivamente cala con il passare del tempo.
Fino a tempi di percorrenza di 2h40' (circa), il differenziale tra top runners e podisti non professionisti è piuttosto contenuto. Ma verso le 3 ore di percorrenza si manifesta un diverso livello di efficienza, che penalizza il maratoneta amatore di circa un paio di minuti rispetto ad un tracciato pianeggiante.
Per i maratoneti da 3h30' l'handicap è ovviamente maggiore, prossimo ai 5' (sempre rispetto ad un percorso piatto) e si arriva agli 8' (indicativamente) per quei corridori che tagliano il traguardo in 4 ore.
E' comunque sempre possibile per un amatore migliorare il proprio primato anche alla maratona di New York, ma resta il rammarico che si poteva fare meglio in un percorso più scorrevole.
Dal ponte di Verrazzano al Central Park è forse quindi più corretto godersi l'atmosfera di questa particolare corsa, piuttosto che stare attaccati con lo sguardo ai passaggi del cronometro.
Il dispendio energetico necessario per superare tale dislivello è ben maggiore rispetto ad una maratona con un tracciato pianeggiante, e per questo è praticamente impossibile conseguire il primato mondiale alla maratona di NY.
Lo evidenzia il grafico di seguito (fonte NYRRC), nel quale si mette a confronto il tempo conseguito dai vincitori della maratona (di NY) con il primato del mondo dello stesso anno.
Come appare dal grafico, la “penalizzazione cronometrica” è piuttosto alta, e se questo differenziale è piuttosto ampio per i top runner, per i tanti amatori il condizionamento è ancora maggiore, ed è determinato da vari aspetti.
L'elemento tecnico che maggiormente incide sugli amatori riguarda l'efficienza meccanica. Considerando che sia per i top runners sia per gli amatori il livello di resistenza è uguale (capacità di percorrere di corsa l'intera distanza di gara), ad essere ben differente è l'efficienza, intesa come la capacità di mantenere un buon assetto di corsa. Per vari motivi, correlati sia all'allenamento, ma specialmente alla struttura fisica, l'efficienza di un amatore progressivamente cala con il passare del tempo.
Fino a tempi di percorrenza di 2h40' (circa), il differenziale tra top runners e podisti non professionisti è piuttosto contenuto. Ma verso le 3 ore di percorrenza si manifesta un diverso livello di efficienza, che penalizza il maratoneta amatore di circa un paio di minuti rispetto ad un tracciato pianeggiante.
Per i maratoneti da 3h30' l'handicap è ovviamente maggiore, prossimo ai 5' (sempre rispetto ad un percorso piatto) e si arriva agli 8' (indicativamente) per quei corridori che tagliano il traguardo in 4 ore.
E' comunque sempre possibile per un amatore migliorare il proprio primato anche alla maratona di New York, ma resta il rammarico che si poteva fare meglio in un percorso più scorrevole.
Dal ponte di Verrazzano al Central Park è forse quindi più corretto godersi l'atmosfera di questa particolare corsa, piuttosto che stare attaccati con lo sguardo ai passaggi del cronometro.
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