25/02/2010
Aiuto! Corro altrimenti affogo!
“Spero di non prendere l’acqua”.
All’orizzonte le nuvole si ammassano; le più grandi sembrano buchi neri stellari che fagocitano le più piccole, ed in questa evoluzione cannibalesca si fanno sempre più imponenti. La colorazione plumbea indica un’alta carica di umidità che cresce come il livello dell’acqua in un recipiente che raccoglie le lacrime che colano da un vecchio rubinetto gemente. Inevitabilmente si arriverà al colmo, al limite, alla saturazione, ed in quel momento la pioggia si riverserà nella campagna dove starò correndo. Una cosa è quindi certa: l’acqua arriverà. Si tratta solo di verificare quando e quanta.
Con lo stesso stato d’animo che avverto quando devo andare ad allenarmi indipendentemente dalla condizione climatica di quel momento, ci sono podisti che in Francia affrontano una competizione contro l’acqua.
Non è una corsa che si fa con l’ombrello aperto per ripararsi dalla pioggia, ma si rischia però di finire con le scarpe … in mano.
L’appuntamento è per la seconda domenica di giugno sulla costa atlantica della Francia, nel Vendée (nord Ovest). La competizione che i podisti sono chiamati a sostenere non ha come obiettivo battere l’avversario, e neppure il cronometro. E non conta nemmeno chi vince, sebbene correre forte sia una caratteristica determinante perché si deve arrivare prima …. che l’acqua ti superi. L’acqua in questione è quella del mare, ed in gioco ci sono gli effetti della marea dell’Atlantico.
I corridori devono percorrere un rettilineo, dal fondo piastrellato, lungo 4150 metri, che ha la coda nel centro di un’ampia laguna e la testa nella terra ferma. L’orario della partenza è fissato all’approcciarsi delle piccole onde che si fanno strada tra la sabbia. Anzi, si parte quando la prima onda tocca la coda del marciapiede. In quel momento una trentina di corridori partiranno cercando di avvantaggiarsi il più possibile rispetto al crescente livello del mare. La strada, che si eleva per una cinquantina di centimetri dal fondo melmoso che emerge per effetto della bassa marea, fa da spartiacque a due correnti. Quasi sempre prevale quella proveniente da sinistra, ma quel che più conta è che proprio sul marciapiede, costruito ovviamente apposta, le due correnti s’incontrano creando un’unica onda che procede in armonia verso la testa del rettilineo.
L’abilità dei corridori è di non farsi superare dalla marea. Nessuno però ci riesce. Anche il più veloce, che percorre i 4150 metri in poco più di 18 minuti (record della gara), mette inevitabilmente i piedi a mollo. I podisti meno bravi possono arrivare al traguardo con l’acqua che arriva all’ombelico. Magari lo fanno apposta: sapendo di essere abili nuotatori, superano gli avversari a vigorose bracciate piuttosto che con ampie falcate.
Il segreto del successo (!) di chi taglia per primo … il filo di lana (o supera la boa?), sembra stia nel riuscire a correre sul filo delle due correnti. Nel tratto centrale del marciapiede si crea una sorta di traccia d’acqua che “sostiene” la spinta dei piedi. O meglio vi si affonda di meno. Secondo me, il segreto per vincere è invece più semplice: riuscire a camminare sull’acqua. Tutto sommato c’è chi ci è già riuscito.
Orlando
All’orizzonte le nuvole si ammassano; le più grandi sembrano buchi neri stellari che fagocitano le più piccole, ed in questa evoluzione cannibalesca si fanno sempre più imponenti. La colorazione plumbea indica un’alta carica di umidità che cresce come il livello dell’acqua in un recipiente che raccoglie le lacrime che colano da un vecchio rubinetto gemente. Inevitabilmente si arriverà al colmo, al limite, alla saturazione, ed in quel momento la pioggia si riverserà nella campagna dove starò correndo. Una cosa è quindi certa: l’acqua arriverà. Si tratta solo di verificare quando e quanta.
Con lo stesso stato d’animo che avverto quando devo andare ad allenarmi indipendentemente dalla condizione climatica di quel momento, ci sono podisti che in Francia affrontano una competizione contro l’acqua.
Non è una corsa che si fa con l’ombrello aperto per ripararsi dalla pioggia, ma si rischia però di finire con le scarpe … in mano.
L’appuntamento è per la seconda domenica di giugno sulla costa atlantica della Francia, nel Vendée (nord Ovest). La competizione che i podisti sono chiamati a sostenere non ha come obiettivo battere l’avversario, e neppure il cronometro. E non conta nemmeno chi vince, sebbene correre forte sia una caratteristica determinante perché si deve arrivare prima …. che l’acqua ti superi. L’acqua in questione è quella del mare, ed in gioco ci sono gli effetti della marea dell’Atlantico.
I corridori devono percorrere un rettilineo, dal fondo piastrellato, lungo 4150 metri, che ha la coda nel centro di un’ampia laguna e la testa nella terra ferma. L’orario della partenza è fissato all’approcciarsi delle piccole onde che si fanno strada tra la sabbia. Anzi, si parte quando la prima onda tocca la coda del marciapiede. In quel momento una trentina di corridori partiranno cercando di avvantaggiarsi il più possibile rispetto al crescente livello del mare. La strada, che si eleva per una cinquantina di centimetri dal fondo melmoso che emerge per effetto della bassa marea, fa da spartiacque a due correnti. Quasi sempre prevale quella proveniente da sinistra, ma quel che più conta è che proprio sul marciapiede, costruito ovviamente apposta, le due correnti s’incontrano creando un’unica onda che procede in armonia verso la testa del rettilineo.
L’abilità dei corridori è di non farsi superare dalla marea. Nessuno però ci riesce. Anche il più veloce, che percorre i 4150 metri in poco più di 18 minuti (record della gara), mette inevitabilmente i piedi a mollo. I podisti meno bravi possono arrivare al traguardo con l’acqua che arriva all’ombelico. Magari lo fanno apposta: sapendo di essere abili nuotatori, superano gli avversari a vigorose bracciate piuttosto che con ampie falcate.
Il segreto del successo (!) di chi taglia per primo … il filo di lana (o supera la boa?), sembra stia nel riuscire a correre sul filo delle due correnti. Nel tratto centrale del marciapiede si crea una sorta di traccia d’acqua che “sostiene” la spinta dei piedi. O meglio vi si affonda di meno. Secondo me, il segreto per vincere è invece più semplice: riuscire a camminare sull’acqua. Tutto sommato c’è chi ci è già riuscito.
Orlando
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Uao!!!
Che figata sta corsa....
Public01/03/2010 20:16:00