16/05/2011
C'è chi inizia e chi finisce
All’appuntamento arrivo prima sempre io. Quando lo sento sono già sveglio da qualche minuto. Ogni mattina lui anticipa il suo orario. Mattina dopo mattina è arrivato ad anticipare la sveglia di mezzora, ma non riesce a destarsi prima di me. Oppure è sveglio anche a lui, ma come me aspetta in silenzio. Io sono dentro, e lui è fuori, ma non credo che questo sia un vantaggio. Entrambi aspettiamo. Di certo è lui il primo a farsi sentire. Quando inizia il suo verso mi fa sorridere: esce con un suono stridulo, stiracchiato, gracchiante. Si rende conto di far brutta figura e quindi dopo il primo verso per un po’ sta zitto. Qualche minuto dopo riprova, con maggior convinzione, forse perché si fa coraggio, forse perché sente il momento giusto. Dopo il secondo verso la sequenza è sempre migliore. Nella tenue luce del giorno prende forza: è lui il re della contrada, per ora.
Sono passate le cinque da alcuni minuti. Aveva provato a fischiare qualche minuto prima, ma era ancora notte. Dai balconi della mia camera capisco che per l’aurora serve ancora qualche decina di minuti, ma lui, il merlo, è sempre più chiassoso. Il suo spazio canoro è ampio; si diffonde senza confini e rivali.
Questa mattina è presto per Ilaria, non per me, e così ne approfittiamo per uscire a correre in anticipo. Ci possiamo riservare più tempo e quindi ne approfittiamo per percorrere un giro più lungo. Il caffè gorgoglia nella moca e lo assaporiamo con i balconi aperti. Fuori e dentro tanto silenzio da ascoltare, anche se il merlo continua il sonoro risveglio di altri animali. Dal fondo del prato di casa, immerso nel buio e mascherato tra le fronde dei faggi, arriva inconfondibile anche il cu-cu del cuculo. Un altro lo si avverte più lontano, dentro il bosco. Sono, e noi con loro, i primi ad impossessarsi di un giorno che si prospetta piacevole, come ogni mattina quando si va a correre.
Affacciandomi al balcone m’impossesso di tanto silenzio che è solo per chi lo ascolta, e scopro che il confine tra notte e giorno non è per nulla definito. La contesa di questo spazio temporale è ancora nell’aria. Se il merlo ed il cuculo fanno capire che il sole apparirà di lì a poco, la “giornata” di altri uccelli non è ancora finita.
Con stupore noto che l’aria scura davanti a me è mossa da un indefinito e caotico svolazzare. Ombre agitate salgono, scendono, girano, s’impennano, s’intrecciano con movenze vertiginose. Mai visti tanti pipistrelli in un solo colpo d’occhio. Tutti lì davanti a me, in pochi metri quadri. E’ un andirivieni magnetico, uno svolazzare silenzioso, palpiti di aliti appena percettibili. La danza dura ancora una decina di minuti e non riesco a staccare gli occhi da quella ammaliatrice ballata. Al di là della situazione insolita, sono curioso di verificare dove passeranno la loro “nottata” quelle ombre scure che si fanno sempre meno numerose man mano che il cielo si colora. Alle 5.30 ne sono rimasti solo tre, che come bolidi in una pista percorrono traiettorie meno azzardate rispetto a prima. E tutto svanisce pochi istanti dopo. Non sono riuscito a vedere dove si sono rifugiati.
Da un po’ di tempo a fianco delle mattonelle che delimitano il giardino si sono formati dei buchi e delle fessure che non riesco a colmare, e quando ci provo, poche ore dopo si riaprono. Forse sono proprio i pipistrelli gli autori delle inspiegabili fessure, ma nonostante la mia attenzione, sono spariti dall’aria come una fiammella si spegne mentre la guardi.
Richiudo la finestra, metto le scarpe da corsa e m’infilo nel bosco accompagnato da tanti versi. Sono mattine di primavera in cui correre è l’occasione di mettere l’animo in pace, anche se saltasse fuori il diavolo.
Orlando
Sono passate le cinque da alcuni minuti. Aveva provato a fischiare qualche minuto prima, ma era ancora notte. Dai balconi della mia camera capisco che per l’aurora serve ancora qualche decina di minuti, ma lui, il merlo, è sempre più chiassoso. Il suo spazio canoro è ampio; si diffonde senza confini e rivali.
Questa mattina è presto per Ilaria, non per me, e così ne approfittiamo per uscire a correre in anticipo. Ci possiamo riservare più tempo e quindi ne approfittiamo per percorrere un giro più lungo. Il caffè gorgoglia nella moca e lo assaporiamo con i balconi aperti. Fuori e dentro tanto silenzio da ascoltare, anche se il merlo continua il sonoro risveglio di altri animali. Dal fondo del prato di casa, immerso nel buio e mascherato tra le fronde dei faggi, arriva inconfondibile anche il cu-cu del cuculo. Un altro lo si avverte più lontano, dentro il bosco. Sono, e noi con loro, i primi ad impossessarsi di un giorno che si prospetta piacevole, come ogni mattina quando si va a correre.
Affacciandomi al balcone m’impossesso di tanto silenzio che è solo per chi lo ascolta, e scopro che il confine tra notte e giorno non è per nulla definito. La contesa di questo spazio temporale è ancora nell’aria. Se il merlo ed il cuculo fanno capire che il sole apparirà di lì a poco, la “giornata” di altri uccelli non è ancora finita.
Con stupore noto che l’aria scura davanti a me è mossa da un indefinito e caotico svolazzare. Ombre agitate salgono, scendono, girano, s’impennano, s’intrecciano con movenze vertiginose. Mai visti tanti pipistrelli in un solo colpo d’occhio. Tutti lì davanti a me, in pochi metri quadri. E’ un andirivieni magnetico, uno svolazzare silenzioso, palpiti di aliti appena percettibili. La danza dura ancora una decina di minuti e non riesco a staccare gli occhi da quella ammaliatrice ballata. Al di là della situazione insolita, sono curioso di verificare dove passeranno la loro “nottata” quelle ombre scure che si fanno sempre meno numerose man mano che il cielo si colora. Alle 5.30 ne sono rimasti solo tre, che come bolidi in una pista percorrono traiettorie meno azzardate rispetto a prima. E tutto svanisce pochi istanti dopo. Non sono riuscito a vedere dove si sono rifugiati.
Da un po’ di tempo a fianco delle mattonelle che delimitano il giardino si sono formati dei buchi e delle fessure che non riesco a colmare, e quando ci provo, poche ore dopo si riaprono. Forse sono proprio i pipistrelli gli autori delle inspiegabili fessure, ma nonostante la mia attenzione, sono spariti dall’aria come una fiammella si spegne mentre la guardi.
Richiudo la finestra, metto le scarpe da corsa e m’infilo nel bosco accompagnato da tanti versi. Sono mattine di primavera in cui correre è l’occasione di mettere l’animo in pace, anche se saltasse fuori il diavolo.
Orlando
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C'è chi inizia e chi finisce 16-05-2011
Il suo post mi ha fatto ricordare di quando ero all'università e mi alzavo presto al mattino (6h00) - anch'io sentivo il fischiettare dei merli. Ora mi alzo ancora presto ma vivo in una grande città e qui si sentono solo i rumori delle automobili.
Public16/05/2011 10:36:29
La vita è bella
bellissima....io corro tutte le mattine alle 6 ,è provo le stesse sensazioni,la pace dell'anima!!!!!!!!
Public16/05/2011 10:56:31
c'é che inizia e chi finisce 1605/11
Stupendo correre la mattina alle 6:00 !!!
Public16/05/2011 18:28:12
Da Public il 16/05/2011 10:56 C'è chi inizia e chi finisce 16-05-2011
Eh si' dovrò pure cominciare a correre la mattina, tra non molto le sere saranno calde.
Public16/05/2011 22:10:57
momenti unici
è già, i momenti da te descritti sono i più belli che si possono vivere
quelli in cui la vita si racconta nelle sensazioni del momento
dugato andrea
http://grintadicorsa.blogspot.com/
Public18/05/2011 15:46:52
ogni giorno è un nuovo inizio
Ciao Orlando e ciao a tutti,
da tanto non avevo occasione di leggere i tuoi blog e la lettura di quest'ultimo mi ha fatto sorridere visto che sono sensazioni che nella solitudine del mattino noi runner proviamo in esclusiva ma in realtà sono patrimonio condiviso.
Questa settimana ho avuto la fortuna e l'occasione di correre all'alba in riva al mare di Genova una mattina ed oggi lungo le colline della zona del Tarne nella Francia meridionale ed in entrambe le occasioni il sole, le luci, la flora e la fauna mi fanno capire quanto siano grandi, belle, incontenibili e appaganti.
Nei prossimi gioni mi aspettano corse lungo gli argini padovani e a San Paolo del Brasile la prossima settimana e l'unico fattore comune saranno le mie scarpe da corsa e la passione per questo bellissimo sport.
Fabian
Public20/05/2011 11:49:14
alle 6?
caro orlando,
non mi conosci e non importa
solo ti dico che quello che ho provato in oltre due anni di corsa fatta anche alle tre del mattino... beh!! non posso descriverlo... niente è stato più indimenticabile... a volte con mio fratello siamo andati su e giù per valli, sotto la luna piena, con le nevicate e le pioggie e la nebbia... credetemi niente è stato più emozionante e appagante... auguro a tutti di provare queste emozioni che porti dentro anche quando non puoi più farlo...
enrimil
Public19/06/2011 22:46:27