14/01/2019
Alex Honnold e il limite
Io non ce la farei a stare al posto suo. E non penso di essere il solo a non sentirmi tranquillo nella sua posizione.
La foto ritrae il free climber americano Alex Honnold nella parete dell'Half Dome, nel parco nazionale di Yosemite.
Mi vengono i brividi solo a guardare questa foto, e non so quante volte mi sono chiesto come fa lui a starsene tranquillo là in alto. E non è, ovviamente, l'unica situazione rischiosa che Honnold ha vissuto: da pochi giorni è uscita nei teatri Imax degli USA la sua impresa più rilevante, vale a dire la scalata in free solo della parete del Capitan, sempre nel parco di Yosemite.
Studiando le neuroscienze, ho trovato la risposta al perché io non riesco a fare ciò che fai lui.
Quel suo “affacciarsi sul bordo del limite”, se lo contestualizziamo al mondo maratona, può venire paragonato alle imprese di Eliud Kipchoge, ma anche di Paula Radcliffe, corridori che hanno spostato sempre più avanti il limite della maratona.
Non è semplice trovarsi nella posizione di questi individui, “obbligati” a fare sempre di più per andare oltre il “limite”.
Tutti noi abbiamo dei limiti, autoimposti, come l'impossibilità – per me – di stare sul bordo di un precipizio. Per i maratoneti, ed in genere i corridori di resistenza, può essere superare il blocco della fatica. Forse anche Honnold, temerario nel guardare il vuoto, può essere “vulnerabile” se mai dovesse correre una maratona.
Come riportato prima, studiando le neuroscienze, ho trovato delle risposte ai limiti.
Agli stage del 2019 indicherò come procedere per non sentire quel limite (un passo alla volta sto provando a stare nella posizione di Honnold!).
orlando
La foto ritrae il free climber americano Alex Honnold nella parete dell'Half Dome, nel parco nazionale di Yosemite.
Mi vengono i brividi solo a guardare questa foto, e non so quante volte mi sono chiesto come fa lui a starsene tranquillo là in alto. E non è, ovviamente, l'unica situazione rischiosa che Honnold ha vissuto: da pochi giorni è uscita nei teatri Imax degli USA la sua impresa più rilevante, vale a dire la scalata in free solo della parete del Capitan, sempre nel parco di Yosemite.
Studiando le neuroscienze, ho trovato la risposta al perché io non riesco a fare ciò che fai lui.
Quel suo “affacciarsi sul bordo del limite”, se lo contestualizziamo al mondo maratona, può venire paragonato alle imprese di Eliud Kipchoge, ma anche di Paula Radcliffe, corridori che hanno spostato sempre più avanti il limite della maratona.
Non è semplice trovarsi nella posizione di questi individui, “obbligati” a fare sempre di più per andare oltre il “limite”.
Tutti noi abbiamo dei limiti, autoimposti, come l'impossibilità – per me – di stare sul bordo di un precipizio. Per i maratoneti, ed in genere i corridori di resistenza, può essere superare il blocco della fatica. Forse anche Honnold, temerario nel guardare il vuoto, può essere “vulnerabile” se mai dovesse correre una maratona.
Come riportato prima, studiando le neuroscienze, ho trovato delle risposte ai limiti.
Agli stage del 2019 indicherò come procedere per non sentire quel limite (un passo alla volta sto provando a stare nella posizione di Honnold!).
orlando
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