04/11/2011
Diario da New York: meno 2 alla gara
La frenesia indotta dall’approssimarsi della gara è evidente in quasi ogni angolo della città, ma i due poli di maggior densità podistica sono il Central Park e l’Expo. Non ho mai trovato una fiera podistica affollata come quella di New York. E’ vero che alla gara sono iscritti 45 mila corridori, pochi di più rispetto a Berlino e Londra, le due altre grosse maratoneti popolari, ma tra gli stand dell’Expo c’è un via-vai incredibile, tanto che in alcuni momenti viene limitato il passaggio per eccesso di presenze. Dentro questo enorme centro congressi la crisi economica mondiale non è affatto percepibile perché gli stand sono davvero assaltati dai corridori, tanto che si mormora che la vendita di materiale sportivo e gadgets arriva, per difetto, a 4 milioni di dollari.
Dentro all’Expo l’euforia è altissima perché è davvero il primo contatto diretto con la maratona: la consegna del pettorale è il segno tangibile dell’imminente impegno e le ore che mancano alla gara sono vissute direttamente per questo evento, o quasi. Molti sono i veri podisti iscritti alla prova ma tanti sono anche gli appassionati alla corsa presenti in città con il doppio ruolo di corridori – turisti.
E’ davvero difficile quindi resistere alla città delle tentazioni che ammalia usando ogni arma possibile per illudere i sensi del corpo umano nell’intento di far compiere alle persone un gesto quasi automatico: mettere mano al portafoglio. Si capisce bene che maratona e città vanno a braccetto perché chi viene nella Grande Mela contribuisce ad innalzare considerevolmente il Pil di New York, una città che si colloca al 7° posto come produzione di ricchezza nazionale, meglio quindi di alcuni rinomati Stati della Confederazione.
Ai corridori poco importano questi aspetti indiretti: essere qui per questo evento è l’occasione per portarsi a casa sensazioni particolari, spesso legate anche ad oggetti che testimoniano la presenza a questa edizione della maratona.
Le foto che quotidianamente faccio in compagnia dei podisti nostrani non si contano, da quando c’è stato il ritrovo a Columbus Circle per la foto di rito del gruppo Terramia, ed il conseguente allenamento, alla Parata delle Nazioni prevista questa sera in Central Park.
Il giorno della gara si avvicina e nell’attesa di certo non ci si annoia. La festa quindi continua.
Orlando
Dentro all’Expo l’euforia è altissima perché è davvero il primo contatto diretto con la maratona: la consegna del pettorale è il segno tangibile dell’imminente impegno e le ore che mancano alla gara sono vissute direttamente per questo evento, o quasi. Molti sono i veri podisti iscritti alla prova ma tanti sono anche gli appassionati alla corsa presenti in città con il doppio ruolo di corridori – turisti.
E’ davvero difficile quindi resistere alla città delle tentazioni che ammalia usando ogni arma possibile per illudere i sensi del corpo umano nell’intento di far compiere alle persone un gesto quasi automatico: mettere mano al portafoglio. Si capisce bene che maratona e città vanno a braccetto perché chi viene nella Grande Mela contribuisce ad innalzare considerevolmente il Pil di New York, una città che si colloca al 7° posto come produzione di ricchezza nazionale, meglio quindi di alcuni rinomati Stati della Confederazione.
Ai corridori poco importano questi aspetti indiretti: essere qui per questo evento è l’occasione per portarsi a casa sensazioni particolari, spesso legate anche ad oggetti che testimoniano la presenza a questa edizione della maratona.
Le foto che quotidianamente faccio in compagnia dei podisti nostrani non si contano, da quando c’è stato il ritrovo a Columbus Circle per la foto di rito del gruppo Terramia, ed il conseguente allenamento, alla Parata delle Nazioni prevista questa sera in Central Park.
Il giorno della gara si avvicina e nell’attesa di certo non ci si annoia. La festa quindi continua.
Orlando
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