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Io apro le strade che gli altri percorrono

novembre 2020

05/11/2020

Il mio Central Park

La scorsa settimana avevo scritto un blog riportando che ho nostalgia della trasferta a NY in occasione della maratona. A dire il vero, non ho nostalgia solo della città, ma specialmente delle corse in Central Park. Immagino che ogni podista che vi ha corso, ha apprezzato il fascino delle strade immerse nelle “nuvole” di foglie colorate dalle tinte autunnali.
Il mio legame con il Central Park è molto forte, ovviamente, sia per le favorevoli vicende della maratona, sia perché ho svolto centinaia e centinaia di allenamenti. Da un rapido conto, penso di averci corso circa 500 volte.
La prima volta che ci sono andato, il 19 ottobre del 1982, mi sono perso perché non avevo memorizzato il punto di entrata; quando è diventato buio non riconoscevo la via di uscita, ed ho finito per fare un'ora e mezza. Il giorno dopo ho fatto le classiche ripetute di rifinitura pre maratona (3, 2, 2, 1km) al Reservoir. Di questo posto mi ero fatto tante immagini mentali dalle foto dei giornali e dalle sequenze del film “Il maratoneta” che avevo visto ad un cineforum a Ferrara, proprio la settimana prima di volare a NY.

Delle centinaia di volte che vi ho corso, ho il ricordo di tanti allenamenti, ma me ne sono rimasti impressi un paio: un lunghissimo di 40km, durante il quale ho percorso 4 giri grandi del parco (che mi ha distrutto le gambe) e uno di 30 chilometri fatti al mattino molto presto, seguito da una seduta di 20x300m nel pomeriggio. Durante il LL di 30km fatti al mattino, ho corso metà seduta al buio perché ero uscito alle 5 per effetto della precoce sveglia indotta dal fuso orario. Gli ultimi 10km li ho corsi in progressione sul giro di 2400m del “laghetto” ed è stato in questa occasione che ho incrociato Dustin Hoffman. Dapprima non lo avevo riconosciuto immediatamente: era vestito con un giubbotto verde scuro senza maniche, ed era un podista che trotterellava; per questo non aveva attirato la mia attenzione. L'avevo riconosciuto pochi passi prima di incrociarlo, e una volta identificato ho accelerato l'andatura già svelta che tenevo (3'20”), per incrociarlo nuovamente, ed ho impiegato poco più di mezzo giro per rivederlo; a quel punto con un cenno della mano l'ho salutato. E lui ha ricambiato! L'ho visto una terza volta, ma lui stava scendendo a piedi la riva del laghetto per andare verso casa sua. Speravo di rivederlo nei giorni successivi, ma non ho più avuto la stessa fortuna. In Central Park, negli anni '80, ho potuto incrociare più volte Jacqueline Onassis (abbigliata con una tuta di “finta pelle” marrone), ed anche Anthony Quinn.

Un altro incontro piuttosto curioso l'ho avuto con un altro “noto attore”. Una mattina, a fine allenamento, Marco Marchei – allora direttore di Correre – mi stava facendo delle foto sul “pratone” (Sheep Meadow) mentre facevo degli allunghi. Alla fine di uno di questi si avvicinò un signore in tuta rossa e mi chiese come mai stessi facendo le foto. Gli spiegai chi ero, e mi fece i complimenti. Anch'io glieli feci perché era un volto noto, ma che in quel momento non ricordavo. Aveva la fossetta al mento e subito avevo pensato a Michael Douglas, ma non gli assomigliava tanto. Si trattava invece di Martin Sheen, famoso in quei tempi per essere stato attore nel film “Apocalypse Now”.
Il periodo in cui avevo incontrato Dustin Hoffman non era quello coincidente alla maratona. Era la primavera del 1986, ed ero ospite per una settimana dell'amico Marcello, che aveva la casa a 50 metri dal Central Park, appena oltre la 5th Avenue. In quella settimana, “annoiato” di correre sempre su strada, mi ero organizzato per cercare nuovi percorsi sullo sterrato ed avevo scoperto strade e sentieri degni di tracciati di cross country. Da allora li ho percorsi spesso, sia perché molto allenanti – per il fondo molto morbido e per i dislivelli – sia per il fascino di correre in un bosco pur restando dentro una metropoli.
Le ripetute non le ho più fatte attorno al Resevoir, sempre troppo affollato, ma al “Great Lawn”, un anello asfaltato lungo mezzo miglio dove ho visto fare le ripetute altri top runner.

Avrei tanto altro da scrivere sulle mie corse in Central Park, così tanto che potrei farci quasi un ... libro.

Orlando



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Commenti

libro

WOW scrivilo il libro... sono rimasto incollato a questo tuo post leggendo ogni parola con desiderosa curiosità

Fascinoso quel posto: io l'ho visto con zone devastate da "Sandy", mi ci son sdraiato e, maratona a parte, ci ho corso per defaticamento, con le prime luci all'alba del giorno dopo la maratona, senza far colazione, raggiungendolo dalla strada del palazzo di Arnold e il signor Drummond.
La fascite plantare che mi aveva condizionato in gara, ironia della sorte, mi dava tregua e correvo molto più brillante del giorno prima, felice come un bambino nel cercare sentierini, nello scoprire tunnel, animali, poche persone (magari VIP, chissà..) così alla cieca, arrivando per caso al laghetto, che pretende di farne almeno un giro...
Ero partito per fare 3-4 km, son rientrato dopo almeno 10 :-)

Siro05/11/2020 11:16:39

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