12/11/2020
Alto una falcata
E' di questi giorni la pubblicazione dei dati relativi al “casting” che Nike aveva fatto a Beaverton, nel 2015, per selezionare i soggetti adatti per tentare di correre la maratona in meno di 2 ore in occasione della prova denominata “Breaking2”, svolta a maggio di quell'anno a Monza.
I papabili maratoneti erano 16, e sono stati sottoposti a vari test fisiologici per determinare le loro qualità fisiologiche. Essendo tutti corridori da meno di 2h10', nessuno ha ovviamente evidenziato dati inadeguati in relazione al rendimento già espresso in qualche maratona internazionale.
Riportare che sono stati rilevati dati fisiologici molto buoni, è piuttosto scontato. Se i selezionatori avessero voluto testare più maratoneti, sono certo che ne avrebbero potuto selezionare alcune decine, specialmente in Kenya ed Etiopia.
La selezione finale non è stata semplice, proprio perché questi dati erano comuni a tanti corridori, ed anche tra i tre “fortunati eletti”, solo uno è riuscito a sfiorare l'impresa. Gli altri due, pur dotati delle doti fisiologiche più eccelse, hanno deluso le attese. Quindi il vero “mostro”, Eliud Kipchoge (che sarebbe riuscito nell'impresa 17 mesi dopo), aveva qualche cosa in più che gli altri non avevano: un'alta percentuale di utilizzo di ossigeno, che riportato sulla strada significa disporre di un basso costo energetico della corsa. In sostanza, usa poche energie e ossigeno quando corre a 2'51”/km, il ritmo necessario per finire la maratona in 1h59'59'. E la sua meccanica di corsa era efficiente ancora prima di ricevere il supporto delle scarpe ultra-arci-mega.
Ma il dato che più mi ha incuriosito riguarda la sua falcata che è lunga … quanto la sua altezza. Wow! Che coincidenza.
Quanti podisti riescono a tenere costante il rapporto di uno a uno tra lunghezza della falcata e propria statura, quando corrono al ritmo della maratona? Una sfida da provare, per vedere quando questo rapporto salta; ma ho la sensazione che veramente pochi riescano a farlo già dai primi metri.
Orlando
I papabili maratoneti erano 16, e sono stati sottoposti a vari test fisiologici per determinare le loro qualità fisiologiche. Essendo tutti corridori da meno di 2h10', nessuno ha ovviamente evidenziato dati inadeguati in relazione al rendimento già espresso in qualche maratona internazionale.
Riportare che sono stati rilevati dati fisiologici molto buoni, è piuttosto scontato. Se i selezionatori avessero voluto testare più maratoneti, sono certo che ne avrebbero potuto selezionare alcune decine, specialmente in Kenya ed Etiopia.
La selezione finale non è stata semplice, proprio perché questi dati erano comuni a tanti corridori, ed anche tra i tre “fortunati eletti”, solo uno è riuscito a sfiorare l'impresa. Gli altri due, pur dotati delle doti fisiologiche più eccelse, hanno deluso le attese. Quindi il vero “mostro”, Eliud Kipchoge (che sarebbe riuscito nell'impresa 17 mesi dopo), aveva qualche cosa in più che gli altri non avevano: un'alta percentuale di utilizzo di ossigeno, che riportato sulla strada significa disporre di un basso costo energetico della corsa. In sostanza, usa poche energie e ossigeno quando corre a 2'51”/km, il ritmo necessario per finire la maratona in 1h59'59'. E la sua meccanica di corsa era efficiente ancora prima di ricevere il supporto delle scarpe ultra-arci-mega.
Ma il dato che più mi ha incuriosito riguarda la sua falcata che è lunga … quanto la sua altezza. Wow! Che coincidenza.
Quanti podisti riescono a tenere costante il rapporto di uno a uno tra lunghezza della falcata e propria statura, quando corrono al ritmo della maratona? Una sfida da provare, per vedere quando questo rapporto salta; ma ho la sensazione che veramente pochi riescano a farlo già dai primi metri.
Orlando
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