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30/12/2024

Considerazioni sulla prestazione di Ruth Chepngetich alla Maratona di Chicago 2024

Sono ancora disorientato dalla prestazione cronometrica di Ruth Chepngetich perché non ero preparato mentalmente ad una prestazione di tale portata. Non è una questione di accettazione ma di incredulità, perché non saprei a quali effetti attribuire un tempo di questa portata. Si parla sempre del contributo delle cosiddette supershoes per spiegare il considerevole ed esteso rendimento che i corridori evidenziano negli ultimi anni nel fondo e nel mezzofondo. In questo caso però, il miglioramento di quasi due minuti del precedente primato mondiale di Tgist Assefa, non è spiegabile con il solo supporto delle scarpe di alta tecnologia. Non per questo però porto avanti i sospetti del doping.
Ci possono essere delle spiegazioni tecniche e fisiologiche riguardo il nuovo primato mondiale della maratona femminile.
Ruth Chepngetich potrebbe essere il prototipo di una fisiologia femminile specifica che vede le donne particolarmente predisposte per le prestazioni aerobiche per questi 5 aspetti:

1) predisposizione ormonale, considerando che gli estrogeni favoriscono l'utilizzo di acidi grassi per il metabolismo energetico
2) per il precedente aspetto, grande efficienza del metabolismo lipidico, caratteristica di grande rilevanza nelle corse di lunga distanza
3) alta capacità di utilizzo di ossigeno da parte dei muscoli, anche per effetto di una meccanica di corsa economica
4) alta resistenza mentale alla fatica, soprattutto nelle lunghe distanze
5) favorevole situazione sociale nella pratica dell'atletica, che consente a sempre più donne di dedicarsi all'atletica.

Questi possono essere gli elementi che consentono alle donne di farci sorprendere praticamente di anno in anno nelle prestazioni di resistenza.
E senza dubbio la possibilità di allenarsi con i maschi le spinge a sostenere allenamenti che fino a qualche tempo fa erano difficili da sostenere in quanto le donne erano relegate ad allenarsi solo in gruppi femminili, o con quale “pacer” maschile di secondo rango. Dapprima sono emersi rilevanti riscontri cronometrici dai 1500 ai 10 mila metri e l'evoluzione tecnica ha portato anche a questo balzo cronometrico in maratona.
Un uomo che corre i 10 mila metri in 28'30” può certamente ambire a correre la maratona in 2h09'30” e quindi, visto che il primato mondiale delle donne sui 10 mila metri è di 28'46”, si può accettare che una donna abbia completato la maratona in meno di 2h10'.
Recenti ricerche fisiologiche hanno misurato ad alcune keniane il massimo consumo di ossigeno a oltre 75 ml/kg/min, un parametro fisiologico che ai miei tempi – la metà degli anni '80 – evidenziava che noi maschi potevamo correre la maratona in 2h10'.
Anche se, come ho riportato all'inizio di questo intervento, non ero mentalmente preparato a vedere un tempo femminile di meno 2h10', ci si doveva aspettare quanto è successo a Chicago domenica scorsa.
Ed è questo il limite assoluto della maratona femminile? Difficile dare una risposta certa. Probabilmente no, perché nel mondo femminile delle corse di resistenza, soprattutto in Africa, il bacino è molto ampio, considerando che le donne hanno più libertà di allenarsi rispetto ai tempi passati. E si sa che le prestazioni aerobiche necessitano di alcuni anni di assidua preparazione.

Orlando

photo credit Patrick Gorski



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