10/03/2011
La mia corsa a Barcellona
Quando alcune cose succedono senza comprenderle si rimane disorientati. A chi dopo il traguardo mi chiedeva com’era andata la corsa non sapevo cosa rispondere: bene per aver tagliato il traguardo; male per le sensazioni che ho avuto durante la prova; così così per il tempo conseguito. Nei pensieri della vigilia avevo in mente di finire la prova in 2h55’, divertendomi per aver corso con margine ed essermi goduto il percorso. Mi ero così proposto di partire a 4’10” al chilometro e tenere questo passo per 25-30 chilometri circa, e poi procedere in progressione. Alla partenza non mi sono preoccupato dell’allineamento perché l’area era ampia, e sono entrato nel recinto di pertinenza poco meno di un quarto d’ora dal via sia perché non c’era ressa, sia per rimanere vestito e stare al sole perché faceva ancora un po’ freddo.
Allo sparo sono partito con calma per evitare la tendenza a correre ed anche perchè la strada era in leggera discesa. Per tre chilometri ho corso a caso, nel senso che non controllavo il cronometro, ma sentivo di procedere piano tanto che ero dietro le lepri delle tre ore. Sono partito tranquillo anche perché non avevo proprio fatto il riscaldamento, ed un po’ me ne rammaricavo perché avvertivo le gambe gonfie e legate, sensazioni che un po’ mi preoccupavano visto che di strada da fare ce n’era molta.
Dopo il terzo chilometro, passato in 12’48”, s’imboccava un ampio viale in leggera discesa e lì ho visto che procedevo a meno di 4’ al chilometro. Mi sono quindi lasciato andare avvertendo migliori sensazioni e stare poco sopra i 15 chilometri orari veniva facile. Gocce di sudore mi scendevano in fronte e capivo che sarebbe stata una giornata calda ma intanto si correva all’ombra dei palazzi e così è stato il percorso, con strade ampie e ben asfaltate, fino alla mezza maratona. Non correvo affatto male ma non avvertivo sensazioni di facilità. Le gambe erano legate eppure non facevo fatica, così mi chiedevo quale fosse l’aspetto non favorevole del momento, ed avvertivo la pesantezza muscolare come elemento limitante. Non avrei avuto vantaggio dall’assumere qualche integratore, ed avendo con me del fruttosio ho preso due bustine al 15 e al 18° chilometro senza però rilevarne un vantaggio.
Chilometro dopo chilometro la situazione era però stazionaria, sebbene mi sembrasse di procedere con un freno. Non c’era ovviamente spazio per un incremento dell’impegno e l’unica scelta fattibile era un leggero rallentamento. In alcune occasioni mi sono proposto di rallentare un po’ e bastava davvero poco per avvertire di procedere con minore impegno, ma sul cronometro non riscontravo un reale rallentamento. Il leggero minore impegno era quindi dovuto al fatto di aver ridotto le tensioni ed anche per aver percorso dei tratti in leggerissima discesa, tanto che dal 20 al 25° chilometro ho corso in 20’20”.
I disagi muscolari sono però aumentati rapidamente dal 28°; pensavo si trattasse di una piccola crisi e pertanto ho rallentato un po’ passando a 4’15” senza però rilevare particolari vantaggi: la fatica era sempre più evidente. Alla stanchezza per il mal di gambe si è aggiunto il disagio del caldo: dal 32° chilometro si correva lungo la spiaggia di Barcelloneta e lì non c’era possibilità di stare all’ombra. In fase di netta crisi non ero davvero in grado di distinguere quale fosse la maggior causa, se il mal di gambe e/o il caldo, ma procedere a buon passo era davvero molto difficile.
Mi sono anche fermato due volte, in occasione dei rifornimenti del 30 e del 35° chilometro per bere con calma (alla fine della prova, quando mi sono passato le mani sulle gambe, la pelle era cosparsa di uno strato di sale). Consapevole della giornata calda ho bevuto ad ogni ristoro contrariamente alle mie abitudini in corsa, dapprima qualche sorso ma poi anche mezzo bicchiere di integratori salini. Beh, gli ultimi 10 chilometri sono stati davvero duri e posso affermare che in quei frangenti le gambe erano davvero un’altra parte rispetto al mio corpo e i piedi battevano sordi sul terreno.
Con nessuno stratagemma sarei riuscito ad allungare il passo e quindi avvicinarmi al traguardo è stata solo una faccenda di resistere al disagio. Analizzando le sensazioni provate, posso dire che la fatica calava “verso l’alto”, cioè dai piedi alla testa, e che dopo qualche ora dalla fine dello sforzo, i disagi erano molto attenuati. Quindi, chissà che le maggiori difficoltà si siano verificate in corsa e che il dazio della ridotta efficienza l’abbia pagato proprio domenica durante la prova…
Orlando
Allo sparo sono partito con calma per evitare la tendenza a correre ed anche perchè la strada era in leggera discesa. Per tre chilometri ho corso a caso, nel senso che non controllavo il cronometro, ma sentivo di procedere piano tanto che ero dietro le lepri delle tre ore. Sono partito tranquillo anche perché non avevo proprio fatto il riscaldamento, ed un po’ me ne rammaricavo perché avvertivo le gambe gonfie e legate, sensazioni che un po’ mi preoccupavano visto che di strada da fare ce n’era molta.
Dopo il terzo chilometro, passato in 12’48”, s’imboccava un ampio viale in leggera discesa e lì ho visto che procedevo a meno di 4’ al chilometro. Mi sono quindi lasciato andare avvertendo migliori sensazioni e stare poco sopra i 15 chilometri orari veniva facile. Gocce di sudore mi scendevano in fronte e capivo che sarebbe stata una giornata calda ma intanto si correva all’ombra dei palazzi e così è stato il percorso, con strade ampie e ben asfaltate, fino alla mezza maratona. Non correvo affatto male ma non avvertivo sensazioni di facilità. Le gambe erano legate eppure non facevo fatica, così mi chiedevo quale fosse l’aspetto non favorevole del momento, ed avvertivo la pesantezza muscolare come elemento limitante. Non avrei avuto vantaggio dall’assumere qualche integratore, ed avendo con me del fruttosio ho preso due bustine al 15 e al 18° chilometro senza però rilevarne un vantaggio.
Chilometro dopo chilometro la situazione era però stazionaria, sebbene mi sembrasse di procedere con un freno. Non c’era ovviamente spazio per un incremento dell’impegno e l’unica scelta fattibile era un leggero rallentamento. In alcune occasioni mi sono proposto di rallentare un po’ e bastava davvero poco per avvertire di procedere con minore impegno, ma sul cronometro non riscontravo un reale rallentamento. Il leggero minore impegno era quindi dovuto al fatto di aver ridotto le tensioni ed anche per aver percorso dei tratti in leggerissima discesa, tanto che dal 20 al 25° chilometro ho corso in 20’20”.
I disagi muscolari sono però aumentati rapidamente dal 28°; pensavo si trattasse di una piccola crisi e pertanto ho rallentato un po’ passando a 4’15” senza però rilevare particolari vantaggi: la fatica era sempre più evidente. Alla stanchezza per il mal di gambe si è aggiunto il disagio del caldo: dal 32° chilometro si correva lungo la spiaggia di Barcelloneta e lì non c’era possibilità di stare all’ombra. In fase di netta crisi non ero davvero in grado di distinguere quale fosse la maggior causa, se il mal di gambe e/o il caldo, ma procedere a buon passo era davvero molto difficile.
Mi sono anche fermato due volte, in occasione dei rifornimenti del 30 e del 35° chilometro per bere con calma (alla fine della prova, quando mi sono passato le mani sulle gambe, la pelle era cosparsa di uno strato di sale). Consapevole della giornata calda ho bevuto ad ogni ristoro contrariamente alle mie abitudini in corsa, dapprima qualche sorso ma poi anche mezzo bicchiere di integratori salini. Beh, gli ultimi 10 chilometri sono stati davvero duri e posso affermare che in quei frangenti le gambe erano davvero un’altra parte rispetto al mio corpo e i piedi battevano sordi sul terreno.
Con nessuno stratagemma sarei riuscito ad allungare il passo e quindi avvicinarmi al traguardo è stata solo una faccenda di resistere al disagio. Analizzando le sensazioni provate, posso dire che la fatica calava “verso l’alto”, cioè dai piedi alla testa, e che dopo qualche ora dalla fine dello sforzo, i disagi erano molto attenuati. Quindi, chissà che le maggiori difficoltà si siano verificate in corsa e che il dazio della ridotta efficienza l’abbia pagato proprio domenica durante la prova…
Orlando
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la mia corsa a Barcellona
Capisco benissimo quello che hai provato gli ultimi Km; io l ho provato diverse volte, non per il caldo, ma perchè partivo ad una andatura superiore alle mie possibilità; ho sempre corso senza guardare il cronometrofidandomi della mia capacità di interpretare il ritmo; so che è sbagliato ma non mi va di correre con l assillo del cronometro; per me correre è cosi, altrimenti sarebbe uno stress
Public10/03/2011 11:20:40
la mia corsa a barcellona
Ciao Orlando,secondo me considerato che due settimane prima della gara sei stato fermo per qualche giorno, hai osato troppo. Mi sono permesso di controllare i tuoi passaggi. Ho visto che i primi 5.000 li hai fatti alla media di 4:07 e dal 5.000 al 10.000 media 4:01. Poi ti sei assestato a 4:07/4:08 per poi avere un calo dal 30.000 al 35.000, media 4:30 e dal 35.000 al 40.000 media 4:37. Sicuramente il caldo a condizionato la gara. A me è rimasto impresso il tuo racconto della maratona di N.Y quando scrivevi: morbido all'inizio, tanto ho sempre modo di recuperare; morbido è la parola che la mia mente ha deciso di usare oggi.
Tuttavia, anche se al di sotto delle tue aspettative, hai fatto un bel tempo. Stare sotto le tre ore non è facile.
Per quanto mi riguarda farò tesoro delle tue parole alla maratona di Roma del prossimo fine settimana. La scioltezza e la morbidezza che ti prefissavi a N.Y sarà la mia parola d'ordine per stare nelle tre ore.
Con stima G.ppe.
Public10/03/2011 11:53:50
La mia corsa a Barcellona
Ciao Orlando,
secondo il mio parere il tuo corpo non reagisce bene alle temperature "normali". Spesso, infatti, racconti delle tue lunghe uscite all'alba a temperature molto basse.
Ciao.
Public10/03/2011 14:25:37
Complimenti!
E comunque...ti sei "sparato" un'altra maratona sotto le 3 ore: chapeau!!!
Public10/03/2011 16:51:55
la mi acorsa a Barcellona
Ciao Orlando, ti scrivo oggi, venerdì 11.3, e mi porto ancora alcuni fastidiosi dolori alle gambe di domenica scorsa.
I tempi miei sono ben lontani dai tuoi, ma in molte delle sensazioni che hai descritto mi ci sono ritrovato. Gli ultimi 10/12 km sono stati davvero difficili soprattutto per le condizioni climatiche.
Nel complesso però l'emozione di condividere lo sport che ami con podisti provenienti da tutto il mondo è sempre impagabile e non ci si abitua mai.
alla prossima
Luca
Public11/03/2011 14:04:10
TUTTO E' RELATIVO
Ciao Orlando, tu sei un "ex" agonista e probabilmente lo sarai per sempre. Lo sport, la corsa, non solo fanno parte della tua quotidianità come molti moltissimi di noi, ma arrivare molto stanco all'arrivo e con un ritmo decrescente impatta forse maggiormente sulla tua motivazione. Il tempo che hai registrato resta di assoluto rilievo!! Penso che tu sia un esempio per moltissimi di noi e alla prossima occasione, soprattutto se il clima rimarrà accettabile, ti rifarai con gli interessi (tempo e sensazioni psico fisiche all'arrivo). Un abbraccio e...alla prossima!!
Public15/03/2011 11:33:58
La mia corsa a Barcellona
Ciao Orlando, complimenti per la tua maratona! Concluderla in quelle condizioni è stata veramente una bella impresa. Succede anche a me alle volte di allenarmi nelle tue situazioni e avere le tue sensazioni. Dopo una ampia considerazioni sulle motivazioni ho realizzato che arrivare troppo scarichi ad un certo impegno non rende "brillante" la muscolatura e non senti spingere le gambe, non riuscendo mai a carburare. Paradossalmente, quando sei un po' carico di allenamento, girano molto meglio e alle volte diventa incomprensibile di come possano "rendere" anche in quelle condizioni. Probabilmente il tuo infortunio non ti ha fatto concludere gli allenamenti con il carico che volevi.
Nell'ultima maratona che ho fatto a Chicago, con i giri della citta' e tutto il resto, la mattina della gara ero veramente preoccupato perche' mi sentivo un po' affaticato e con le gambe un po' dolenti, ma dopo i primi km hanno cominciato a "girare" nonostante il caldo ho chiuso bene in 2h53 che a 52 anni mi ha soddisfatto.
Ti rinnovo i miei complimenti per tutto quello che dici e fai per noi amatori, non siamo "merce" da riempimento di avvenimenti, ma gente VIVA che gode ancora delle bellissime sensazioni che questo sport ci da'.
Public15/03/2011 12:34:57
la mia corsa a Barcellona
ciao orlando, io ho corso 3 maratone su 4 in quelle condizioni, per mancanza di resistenza. quando al 25/28° km senti che il "freno" si inserisce e non capisci come fare per mantenere il passo che avevi prima è demoralizzante e da li inizi a pensare a tutti i motivi che ti hanno portato in quel luogo, cercandone uno abbastanza valido da "trainarti" per i restanti 14 km di sofferenza. vivere la maratona senza questo limite dev'essere stupendo, ma passare per quel calvario è molto più "costruttivo" per lo spirito!
nicola
Public22/03/2011 15:06:30
LA MIA CORSA A ROMA
Ciao Orlando, in effetti quello che descrivi di aver provato a Barcelona negli ultimi 10 km è un po quello che bene o male provano tutti.Io ho preparato meticolosamente Roma per chiuderla in 3 ore e 15, ma al 36 mo km le gambe mi hanno tradito, ho camminato con dei crampi allucinanti per 6 km !Questa cosa mi ha molto deluso perchè non riesco a spiegare tutti gli sforzi fatti e poi finire cosi' ..Non capiro' mai la Maratona, troppo volubile e mai certa di darti soddisfazioni!!
Public25/03/2011 17:24:15